LA VITA SECONDO JOHN CUSACK

Tra citazioni cinefile e sofferti stati esistenziali, un altro spettacolo carico di emozioni al Teatro Trastevere.

Teatro Trastevere, Roma, 7 febbraio

Associazione Culturale Teatro Trastevere
in collaborazione con DoveComeQuando
presenta
LA VITA SECONDO JOHN CUSACK
di Paola Moretti

Regia Pietro Dattola
con Flavia Germana De LipsisNatalìa MagniLeonardo Santini

Date: dal 7 al 10 febbraio 2019

INTRO: In discesa, in salita, ma avanti.
L’importante è andare avanti.
Si nasce soli, si muore soli.
E nel mezzo?
Ci si aggrappa.
Disperati. Di slancio. Senza calcoli. Forte. Tanto forte. Troppo forte, a volte, e non esiste nient’altro, nessun altro e tutto il resto è minaccia al frammento di universo al quale ci si è aggrappati; tutto il resto è l’abisso e fa paura.

Dal palco verso il pubblico. Lo sguardo in avanti delle protagoniste è lo sguardo di due donne dal legame strettissimo, quasi ossessivo, verso un altrove che spaventa entrambe. Perché uscire dalla propria “zona di sicurezza” significherebbe mettersi in discussione completamente, riconoscere le proprie paure come anche un recondito desiderio di fuga.
E così la lettura dello spazio scenico diventa un elemento fondamentale al Teatro Trastevere, per la messa in scena di una piéce che almeno a nostro avviso trae forza da questo anelito, dal dilemma se varcare o meno un confine sia fisico che di natura emotiva, ancor più che dai pur densi e accorati dialoghi; dialoghi che in certi momenti possono apparire persino un po’ ridondanti, rispetto alle esigenze primarie già espresse dai protagonisti con semplici gesti e con qualche scarna affermazione sul proprio rapporto con gli altri.

La vita secondo John Cusack è perciò, in primo luogo, quella condizione liminare dalla quale la realtà circostante viene osservata con titubanza, diffidenza, sospetto. Non a caso lo spazio prescelto è a sua volta classico luogo di passaggio: ad essere rappresentata in scena è una sorta di veranda, una zona antistante all’ingresso della casa adibita a villeggiatura, dove una madre adottiva e la quanto mai recalcitrante figliola si sono appena recate. Senza particolari entusiasmi da parte della giovane. Anzi, i primi scambi di battute tra loro e le eccessive premure da parte della madre rivelano da subito un rapporto fin troppo soffocante, claustrofobico, sbilanciato.
Ma come accennavamo prima il palco è orientato verso il pubblico come anche verso quel mondo esterno di cui le due donne, per motivi diversi, sembrano temere l’ingerenza nella propria vita, nella propria routine quotidiana. In fondo al vialetto c’è il mare. E sarà uno sconosciuto passato per caso, subito incuriosito da quella nuova presenza, a rompere gli equilibri mostrando interesse per la figlia e spingendola a prendere decisioni in autonomia; ad aprirsi nei confronti di quell’altrove fino ad allora temuto.

Lo sconosciuto stesso sembra aver comunque bisogno di una maschera, giacché sin dall’inizio tende a caratterizzare il suo agire ponendo in primo piano la somiglianza con il noto attore americano, John Cusack; piacevole è il modo in cui Paola Moretti, autrice del testo (messo qui in scena con la dovuta attenzione da Pietro Dattola), ha giocato con questa parziale identificazione, mettendo in bocca al suo protagonista maschile gustose citazioni dei film interpretati dal carismatico interprete statunitense; in particolare Falso tracciato (1999) e Serendipity – Quando l’amore è magia (2001), senz’altro il più attinente agli sviluppi che prenderà il racconto strada facendo. Sì, perché per vincere le proprie paure bisogna concedere qualcosa di più, a volte, alla sfera dei sentimenti, delle scelte istintive. La pièce offre talvolta l’impressione di ristagnare un po’, intorno alla possibile ricerca di un simile punto di svolta. Ma le emozioni tornano presto in circolo per via della leggiadria, della grazia quasi impalpabile infusa dagli attori alla rappresentazione; ed è soprattutto Flavia Germana De Lipsis , sia nei più spigolosi battibecchi con la madre che nell’atteggiamento prima guardingo e poi più aperto verso il nuovo arrivato, a rappresentare la nota più positiva.

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