Un attimo di follia

In una immaginifica sala d'aspetto si intrecciano tic di cui sorridere e traumi difficili da superare.

Roma, Teatro Cometa Off, 3 febbraio

Scritto e diretto da Danila Muzzi

Con Mauro Santopietro, Fabio Morici, Paola Giglio e Alessio Dantimi
Allestimento scenico: Emanuela Netta Brandizzi
Grafica: Giuliano Pace
Ufficio stampa: Ornella Petrucci

Date: In scena dal 29 gennaio al 3 febbraio (tutti i giorni ore 21, domenica ore 18.30) al Teatro Cometa Off di Roma – Via Luca della Robbia, 47

INTRO: Anteprima assoluta al Teatro Cometa Off di Roma per lo spettacolo “Un attimo di follia”, andato in scena da martedì 29 gennaio a domenica 3 febbraio. Opera prima di Danila Muzzi, la commedia è ambientata nella sala d’attesa di un dipartimento di salute mentale dove s’intrecciano le esistenze di quattro personaggi, ognuno con in mano il certificato per il proprio ricovero psichiatrico e il codice d’urgenza, intrappolato com’è nelle proprie bizzarre psicosi, abbracciando la follia come via di fuga da se stessi e da un mondo difficile da vivere. Nel cast Alessio Dantimi, Paola Giglio, Fabio Morici e Mauro Santopietro.

 

Il palco ospita la sala d’attesa di un dipartimento di salute mentale, arredata in maniera semplice. Quattro personaggi, tutti in fila per quel colloquio che dovrebbe sancirne il ricovero psichiatrico volontario, finiscono per fraternizzare lì dentro, in una specie di limbo destinato a fare da sfondo ai loro tic, alle loro nevrosi, al loro desiderio talvolta frustrato di comunicare. In principio vediamo uno dei quattro, all’apparenza il più nervoso e ossessivo, fare il proprio ingresso in scena direttamente dalla platea, portando in quell’ambiente asettico e velatamente claustrofobico un ulteriore carico di tensioni, di buffe idiosincrasie, legate perlopiù allo scorrere del tempo. Si chiama Paolo, ed il suo perpetuo stato d’ansia sembra dovuto a un vecchio trauma infantile. La forzata permanenza in sala d’attesa lo porta necessariamente a confrontarsi con gli altri: dal ludopatico Giovanni, che spavaldamente pensa di avere sempre tutto sotto controllo, all’incontenibile, schizoide Kastamaria, cui basta un mutamento quasi impercettibile nella situazione che stanno sperimentando per passare da erotomane fuori controllo a donna repressa con la fissazione dell’igiene. E poi c’è Luca, ragazzo la cui disabilità psichica sembrerebbe più pronunciata delle altre, tale insomma da lasciar ipotizzare nel soggetto danni di maggiore entità. Ma proprio la sua presenza in scena sarà foriera verso la fine di un radicale ribaltamento di prospettive…

Portato in scena per la prima volta al Teatro Cometa Off, Un attimo di follia è in definitiva proprio questo: uno spettacolo capace di stupire e coinvolgere lo spettatore dall’inizio alla fine, sollecitandone da subito l’empatia. Sì, perché in fondo le manie e le turbe mentali dei singoli personaggi altro non sono, se non l’esasperazione e la cristallizzazione di più blandi stati di sofferenza psichica che ciascuno di noi, a turno, può aver sperimentato. Dramedy strutturata con insolita sensibilità da Danila Muzzi, tale pièce riesce a barcamenarsi bene tra segmenti umoristici di notevole presa e lancinanti riflessioni sulla fragilità della psiche umana. In tal senso l’evoluzione di ciascun personaggio è esemplare. All’inizio i comportamenti estremizzati di ognuno suscitano nel pubblico la prevedibile dose di apotropaiche risate, che nel sottolineare determinate bizzarrie evidenziano anche il disagio (più o meno) sottile che la malattia mentale può generare nell’osservatore. Ma andando avanti è il sofferto background dei protagonisti ad emergere, regalando qualche momento di autentica commozione, mai disgiunta però da qualche ironico e liberatorio commento degli improvvisati sodali… come quando l’evento traumatico che ha cambiato per sempre la vita di Paolo esce fuori: in quel delicato frangente gli altri metteranno addirittura in scena per lui una “costellazione famigliare”, ovvero una catartica rievocazione del trauma stesso, attraverso la quale sublimarne e possibilmente bilanciarne i duraturi effetti sulla mente del giovane. Ennesimo riflesso, questo, della pressoché inedita attenzione per le implicazioni affettive e psicologiche introdotta dall’autrice nel testo e nella sua rappresentazione. Nonché delizioso spunto meta-teatrale che finisce per testimoniare sia la poliedrica bravura dei quattro interpreti che la qualità di una scrittura attenta, stratificata, efficace qui sia sul piano della comicità che su quello, non meno importante, della costruzione diegetica.

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