L’InCanto delle donne selvagge

Magici racconti e sonorità ipnotiche, al Teatro in Stalla di Ostia Antica, in una notte di tregenda.

LE FUNAMBOLE e l’Associazione Culturale TEATROinSTALLA presentano
Sabato 23 novembre ore 21.00
L’InCanto delle donne selvagge
di e con Angela Sajeva e Mauro Tiberi
Teatro in Stalla – Vicolo delle Saline 25 – Ostia Antica
Angela Sajeva narratrice
Mauro Tiberi basso, voce e percussioni

Intro: Lo spettacolo è un concerto di storie ispirato dalle leggende e dagli archetipi contenuti in “Donne che corrono coi lupi” di Clarissa Pinkola Estés, dove la parola narrata da Angela Sajeva, attrice e cantastorie, trova improvvise risonanze nel dialogo con la musica e il canto di Mauro Tiberi, musicista e ricercatore vocale.
Un viaggio attraverso lo sciamanesimo precolombiano, africano, inuit. Un InCanto di suggestioni, dolori, lotte, metamorfosi alla ricerca di un luogo dove raccontare la perdita di sé e la potenza della ricomposizione, dove dare voce alla vita segreta della Donna Selvaggia.

L’incipit ideale di certi racconti resta sempre quello: “In una notte buia e tempestosa”. E come per entrare meglio nella “fabula” di una serata teatrale che sarebbe rimasta comunque impressa nella memoria, sabato 23 novembre il pubblico del Teatro in Stalla ha dovuto affrontare una sorta di Camel Trophy o di rally scandinavo, prima di raggiungere l’agognata meta. Per i romani, ormai, buche e avvallamenti destinati a diventare ancora più insidiosi, nelle giornate di pioggia, non sono certo una novità. Sembrerebbe che purtroppo le strade non vengano più costruite con la proverbiale perizia dei nostri antenati. Ma se ad Ostia Antica le condizioni atmosferiche si incattiviscono, raggiungere gli eventi dell’Associazione Culturale TEATROinSTALLA può diventare davvero un’impresa, per cui non resta che far nostro l’appello rivolto alle istituzioni da chi gestisce questo spazio altresì delizioso: datevi da fare quanto prima, per sistemare quel manto stradale! Perché nessuno vi chiede di essere all’altezza degli antichi Romani, ma un po’ di buona volontà sarebbe comunque apprezzata.

Proviamo comunque a prendere l’accaduto da un’angolazione differente: ci eravamo catapultati lì per confrontarci col Mito, per ascoltare storie. E allora che il tragitto sia diventato una specie di viaggio iniziatico ci può anche stare. Sebbene compiuto in macchina.
La meta valeva in ogni caso le asperità del viaggio: lode innanzitutto a chi ha concepito questa realtà a partire da un vecchio casale risistemato ad hoc, in una zona così ricca di Storia; quella piccola stalla, luogo per eccellenza della tradizione orale contadina, è così diventata la location ideale di eventi del genere, incentrati proprio sulla narrazione e sul ricostituirsi di una piccola comunità attorno al cantastorie di turno. Un po’ come quando ci si riuniva ancora intorno al fuoco per scambiarsi storie e condividere antiche leggende.
Chi poteva essere più indicato di Angela Sajeva e Mauro Tiberi, allora, per una serata del genere? Coppia anche nella vita, ma finora le loro traiettorie artistiche erano giunte a noi separatamente: lei, oltre a disimpegnarsi egregiamente nel teatro di parola, ci aveva spalancato le porte dello Storytelling quale differente esperienza artistica e comunitaria, sin dai tempi in cui si frequentava entrambi la Compagnia Raccontamunastoria; mentre la così peculiare ricerca musicale e l’incredibile voce di Mauro Tiberi ci avevano raggiunto in altre occasioni, cosparse magari di un’aura misticheggiante.

Eccoli quindi insieme in una magica performance, L’InCanto delle donne selvagge. L’atmosfera del vecchio casale si fa subito più densa. Pochi ma evocativi oggetti in scena. E la voce suadente di Angela, accompagnata con discrezione da un polistrumentista brillante come Mauro, comincia a guidarci nel labirinto di archetipi, romantiche leggende ed atavici racconti amorevolmente raccolti e rivisitati, a suo tempo, da Clarissa Pinkola Estés. Tra fantasmagoriche storie dall’Estremo Oriente e canti dei Nativi Americani, i ritmi sciamanici così cari a Mauro Tiberi si rivelano ben presto il contrappunto ideale. Ponendo così l’abile e appassionata narratrice nelle condizioni di calamitare l’attenzione del suo pubblico, attraverso la parola, come un magnete; un legame metaforico che diventerà persino esplicito, fisico, allorché un filo colorato (il fil rouge che unisce ogni discorso, volendo) verrà fatto scorrere di mano in mano tra gli spettatori. Quasi a suggellare la comunità finalmente ritrovata.

Foto di Michela Aloisi

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