Ed è bis per l’irriverente spettacolo scritto, diretto e interpretato dalla comica Claudia D’Angelo, che è andato di nuovo in scena al Teatro Trastevere. L’artista pone qui in rilievo l’universo femminile e le sue turbe, mettendo in luce senza filtri come le donne vivono il rapporto con l’altro, ma soprattutto con se stesse. E se questi argomenti potrebbero sembrare banali, la D’Angelo interviene a renderli unici, in sintonia con chi la ascolta, che sempre si sente rappresentato dalle sue disquisizioni tragicomiche, sul mondo da lei osservato o su esperienze vissute sulla propria pelle.
Possiamo azzardarci a definire “raffinato” uno spettacolo che si propone anche di risultare provocatorio, di urtare la suscettibilità dei benpensanti parlando di sesso e di sentimenti senza peli sulla lingua, anzi, attingendo a mani basse a un linguaggio tutt’altro che oxfordiano? Se pure la nostra vuole essere una (sottile, sottilissima) provocazione, ha i suoi bravi motivi. Sì, perché ci ricordavamo della frizzante Claudia D’Angelo da certe serate al Lettere Caffè, dove da tempo le è stata affidata la conduzione dello storico Poetry Slam trasteverino: lì le sue doti di improvvisazione, da intrattenitrice fuori dagli schemi e campionessa di una sfrenata creatività verbale, hanno modo di risaltare fino a notte fonda. Ci si chiedeva pertanto: come sarebbe stato ritrovarla in una più “addomesticata” cornice teatrale? Ebbene, quelle qualità sono tornate comunque a galla. In più ci ha sorpreso la cura dello spettacolo, all’interno di un Teatro Trastevere che ancora non conoscevamo ma i cui spazi sembrano generare quasi in automatico tonalità calde, accoglienti, confidenziali.
E perciò definire Mano sul cuore (nient’altro che la verità) “raffinato” è sì un piccolo paradosso, ma lo si deve in parte all’iniziale, sincero apprezzamento per la scenografica costruzione dell’alveo, in cui la comicità sfacciata, irriverente, spregiudicata della D’Angelo avrà poi modo di scorrere. Ecco quindi il bancone di un bistrot. Le musiche. I personaggi maschili schierati attorno, come birilli che la protagonista si divertirà ad abbattere in metaforiche danze e giochi di seduzione. E infine un piccolo pulpito da cui declamare quei versi, dai quali si deduce che l’amore può anche essere una faccenda seria. A volte.
Questa la premessa. Persino elegante. Persino sensuale. Ma poi il fiume (cioè la D’Angelo) straripa e ci si ritrova di fronte una pirotecnica esplosione verbale che, da un punto di vista argutamente femminile, scandaglia impietosamente (e impetuosamente) i rapporti con l’altro sesso ricorrendo ad (auto)ironia, faccia tosta, malizia, sentimento (quel tanto che non guasta, quel tanto che non è soporifero), aggressività, tenerezza, per poi captare gli umori del pubblico (torna qui in gioco, opportunamente, il dono dell’improvvisazione) e coinvolgerlo all’occorrenza nella peculiare, sguaiata atmosfera. Il risultato? Battute folgoranti, un’eloquente gestualità e guizzi d’ogni genere, per una sarabanda da applausi a scena aperta. Applausi che puntualmente arrivano, a premiare così l’autrice per la sua verve e, facciamo pure gli adulatori una volta tanto, per quella genuina avvenenza che sa aggiungere un pizzico di pepe alla già gustosa ricetta.
Roma, Teatro Trastevere, 2 febbraio 2016
Scritto diretto e interpretato: Claudia D’Angelo
Genere: Commedia
Date: DAL 2 AL 7 FEBBRAIO, AL TEATRO TRASTEVERE