Maurizio Principato e il suo incontro con Dampyr

Stavkirke: "La vita è un viaggio" e fa tappa in Norvegia
Maurizio Principato con amici e colleghi all’anteprima di Anarchitaly (2012)

La vita è un viaggio – Life is a journey, è la frase che ci fa subito pensare a Maurizio Principato. Un giornalista, tra i più bravi. Ma soprattutto un amico. Per me che ho avuto la fortuna di incontrarlo trascorrendo poi un po’ di tempo con lui, in occasione dei festival cinematografici ravennati o di altri eventi artistici che stimolavano la curiosità di entrambi, Maurizio è stato un punto di riferimento costante, una presenza generosa e dai riferimenti culturali tanto eclettici quanto profondi; quasi una boccata d’ossigeno, in quell’ambiente dell’informazione e dello spettacolo che raramente lascia impressioni tanto positive, a livello umano. Difficile ora parlare di lui senza provare un groppo alla gola. Perché proprio a Pasqua sono stato raggiunto, al pari di tutti i suoi amici e colleghi, dalla notizia che nessuno avrebbe mai voluto ricevere, quella dell’assurdo incidente in bici che ce lo ha portato via, dopo svariati giorni di ricovero in ospedale.
Quel “viaggio” cui alludeva sempre si è interrotto troppo presto, per chi gli voleva bene. E per quanto riguarda il sottoscritto, si è affacciato ben presto pure il rimpianto di non aver fatto in tempo a dirgli una cosa, che riguardava uno degli ultimi parti creativi al quale, con il consueto entusiasmo, aveva dato il suo apporto. Non sono riuscito neanche a complimentarmi per l’ottimo lavoro svolto. Per cui ho deciso di fare qualcosa che a lui riusciva sempre benissimo mentre a me, carattere troppo emotivo, soltanto dopo qualche bicchiere di vino o di birra per sciogliere la tensione: raccontare al pubblico una piccola storia.

L’intervista di Maurizio Principato al regista Dekker Dreyer (Ravenna Nightmare 2017)

La storia ha inizio a Ravenna. Come tante altre nostre storie. Sì, perché la citta romagnola era diventata tappa fissa delle trasferte di entrambi grazie a certe stuzzicanti iniziative cinematografiche: il Soundscreen Film Festival, focalizzato sulla musica e sull’importanza delle colonne sonore, ed il Ravenna Nightmare, dedicato invece all’horror e più in generale al perturbante filmico. Scelte artistiche raffinate da parte dei selezionatori, più un’atmosfera gaudente, rilassata e raccolta, hanno fatto sì che ci si sentisse sempre a casa. Con Maurizio, storica voce di Radio Popolare, era bello poi poter parlare di tutto, dato che i suoi interessi spaziavano dal rock al cinema di genere, dai fumetti alle esperienze di viaggio. E tutto finiva per essere affrontato con una leggerezza carica di empatia, che non scadeva mai in superficialità, senza però ammantarsi di quella spocchia che da noi caratterizza tanti, troppo mediatori culturali.
Sicché un paio di anni fa, non ricordo più a quale dei suddetti festival, era capitato che si cominciasse a parlare di fumetti e che uscisse fuori la mia passione per Dampyr della Bonelli, acquistato e letto regolarmente sin dai primissimi numeri. Maurizio, felice coincidenza, oltre ad aver collaborato con la casa editrice di Sergio Bonelli sceneggiando un numero di Le Storie, “Il prisma oscuro“, proprio  in quel momento stava scrivendo la sua prima storia per Dampyr!
M’aveva accennato subito a quanto complesso e sottoposto a confronti serrati con l’editore e altri responsabili fosse quel percorso creativo, che, incrociando le dita, avrebbe portato il racconto da lui appena abbozzato in edicola. E sapendo del profondo interesse che parallelamente era nato in me, nei confronti di generi musicali come folk metal, pagan metal, viking metal, m’aveva accennato strizzando l’occhio al fatto che la nuova avventura di Harlan Draka & soci ci avrebbe condotto proprio nella Scandinavia del Black Metal e di certi inquietanti fatti di cronaca…

Poi non c’era stata più occasione di parlarne. Per tanti mesi. Non sapevo neanche se quel progetto editoriale fosse andato avanti. Ma all’inizio del 2021 mi sono ritrovato davanti, in edicola, una piacevolissima novità: l’albo di febbraio, Stavkirke, con una chiesetta di legno circondata dalla neve in copertina. Soggetto e sceneggiatura di Maurizio Principato; disegni di Arturo Lozzi; copertina di Enea Riboldi. Insomma, l’amico ce l’aveva fatta. Il connubio metal & vampiri si era compiuto. Mi sono così fiondato nella lettura. Una storia di satanismo e amicizie tradite, di sacrifici umani e salvataggi in extremis, con sullo sfondo una Norvegia impregnata di Black Metal e torbidi fatti di cronaca, tipo quelli di cui un tempo si rese protagonista il “talento maledetto” Varg Vikernes a.k.a.
Burzum. Eccoci perciò alle prese con un tesissimo racconto orchestrato intorno ad antiche chiesette di legno finite nel mirino di pazzi (come accadde realmente) e Vampiri (venendo invece alla componente fantastica), laddove il sodale Lozzi pare essersi divertito soprattutto a cesellare le tenebrose e imponenti scenografie, lasciando magari un tratto sfuggente ai protagonisti della detection. In questa danza macabra tra le foreste scandinave, a pensarci bene, è come se il buon Principato avesse condensato la passione per la musica e la morbosa attrattiva di un orrore non dozzinale, in pratica l’essenza del Soundscreen e quella del Ravenna Nightmare, i festival da noi così amati.

Più o meno è questo che avrei voluto dirgli, tra il serio e il faceto, se l’irreparabile non si fosse frapposto a tradimento tra noi. Come in una crudele fiaba nordica.
E magari, se il tempo del dialogo non ci fosse stato così brutalmente sottratto, ne sarebbe nata un’intervista su quei temi musicali accennati di sguincio nel fumetto… su una delle pagine FB della Bonelli leggo ora che Maurizio aveva risposto con la consueta eleganza e precisione a ogni lettore, rintuzzando critiche, ampliando la discussione ed arrivando a suggerire gli ascolti norvegesi più adatti alla lettura di Stavkirke; ascolti pescati sapientemente nell’ambito del norwegian folk, del neo-traditional folk, con musicisti come Wardruna, Skuggsjá e Ane Brun ad occupare “virtualmente” il palco.
Ed è tenendo in sottofondo Raido dei Wardruna, misticheggiante formazione musicale ben nota agli spettatori della serie Vikings, che voglio porre fine al racconto. Non prima, però, di aver ringraziato ancora una volta Maurizio. Per tutto ciò che ha donato a chi gli stava vicino. E per averci indicato sorridente il cammino, in quella tratta del viaggio che avremmo voluto proseguisse ancora a lungo, con lui accanto.

 

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