NON ESSERE CATTIVO PREMIATO A VENEZIA FUORI CONCORSO. GLI ELOGI A CALIGARI ARRIVANO POST MORTEM

Miglior film per l’ultimo lavoro del regista Claudio Caligari. Luca Marinelli è miglior attore protagonista. Riconoscimenti fuori concorso e fuori tempo massimo

Non essere cattivo arriva alla 72ª Mostra del Cinema di Venezia quando il suo creatore è già andato via. Claudio Caligari muore il 26 maggio 2015, dopo aver terminato il montaggio dell’ultimo lavoro in pellicola. A Venezia prende il premio Pasinetti come miglior film  e Luca Marinelli, protagonista con Alessandro Borghi in Non essere cattivo, ottiene il Pasinetti come miglior attore. La critica applaude scrosciante.

Marinelli-BorghiNon essere cattivo nasce come sequel di Amore Tossico, opera prima di Caligari che raccontò il dramma della tossicodipendenza nelle periferie romane. Nell’anno di uscita di Amore tossico, il 1983, si faceva il saldo con l’eroina che stava falcidiando un’intera generazione. Caligari scelse attori non professionisti e li fece recitare sul litorale di Ostia. Il film fu una bomba, oggi una perla del cinema italiano.

Nel 2014, anno in cui è stato girato Non essere cattivo, circolano droghe sintetiche e cocaina. Così Caligari riprende il filo del discorso e sullo stesso litorale romano mette a tutto schermo Luca Marinelli e Alessandro Borghi, protagonisti eccellenti di questo dramma moderno.

Vittorio (Borghi) e Cesare (Marinelli) sono amici per la pelle, affetti da tossicodipendenza e disposti a commettere piccoli reati ed altri espedienti il cui guadagno sarà finalizzato esclusivamente all’acquisto di altra droga. Stessa vita condotta dalla protagonista femminile Viviana (Silvia D’Amico), mentre Linda (Roberta Mattei) è il volto “pulito” della periferia. Come in Amore Tossico, anche qui il destino dei protagonisti si compie proprio al momento della svolta. I rimandi tra i due film sono talmente stretti che Caligari cita se steso nella scena iniziale, riproponendo il dialogo di apertura di Amore Tossico.

La differenza tra i due lavori è che nel secondo Caligari è totalmente ripiegato su se stesso. Eppure riesce a restituire una realtà verosimilmente vera, senza pompare i personaggi (e il merito va anche agli attori), o esagerare i dialoghi, o la trama. Certi fatti potrebbero svolgersi esattamente come vengono raccontati da lui. Anche se Caligari diceva che “il cinema è principalmente finzione”.

Non è un mistero che Amore tossico e Non essere cattivo facciano parte in realtà di una trilogia, che include L’odore della notte del 1998, e che sia presente anche un prequel, cioè Accattone di Pier Paolo Pasolini. Caligari non ha mai nascosto di essersi ispirato ad Accattone per i suoi film, anzi. E oggi la critica lo incorona quale unico e degno erede di Pasolini. Oltre che, com’è ovvio, un intellettuale. Eppure la sua carriera non è stata sfavillante.

mastandrea-caligariAmore tossico all’uscita ebbe un buon riscontro, sebbene Repubblica lo stroncò con una recensione. Il film venne distribuito nei cinema solo un anno dopo e in poche copie. Per vedere L’odore della notte bisogna aspettare 15 anni e per Non essere cattivo altri 17. “Muoio come uno stronzo. E ho fatto solo due film”, pare abbia detto Caligari a Valerio Mastrandrea, attore protagonista de L’odore della notte poi divenuto suo grande amico.

La filmografia di Caligari si ferma dunque a tre pellicole. E non perché non abbia avuto altre idee. Scrive sceneggiature che non prenderanno mai vita (La ballata degli angeli assassini, Dio non c’è alla Sanità, Suicide special, Anni rapaci), e quelle che ce la fanno si dilungano fra mille intoppi. Non essere cattivo arriva sugli schermi grazie all’impegno di Valerio Mastrandrea che si mette alla ricerca di qualcuno che possa produrre il film. L’attore scrive anche una lettera a Scorsese, poi pubblicata da Il Messaggero, in cui lo prega di finanziare il progetto. Il regista americano non risponderà, ma la lettera ha il merito di smuovere un po’ le acque. A garantire la produzione saranno Kimerafilm, Rai Cinema e Taodue. Insomma Non essere cattivo altro non è che il risultato di una colletta, e ciò nonostante la qualità del regista fosse già universalmente riconosciuta.

Il destino di Caligari pare essere molto simile a quello dei protagonisti dei suoi film: si compie solo al momento della svolta. Il regista resterà infatti sempre di sbieco rispetto alla produzione cinematografica italiana. La spiegazione a tale assurdità pare essere un misto di ottusità e opportunismo. Caligari confessa il motivo di tante mancate produzioni sul web, dove si trova questa dichiarazione: “Dio non c’è alla Sanità era la storia di un prete anti camorra che dopo mille peripezie i committenti televisivi dell’epoca preferirono non fare. Ricordo anche Suicide special, che riprendeva uno scontro di bande, in una Roma notturna popolata di balordi, prostitute, marchettari, travestiti, secondo una cifra che adesso si potrebbe definire pre-tarantiniana e che allora, era poco prima di Amore tossico, nessuno capì”.

Insomma il cinema italiano avrebbe potuto avere un Tarantino prima di Tarantino, un filone cinematografico discendente da Pasolini e un genere crime tutto suo, nato con L’odore della notte ed esploso solo successivamente con serie di successo come Romanzo Criminale. Ma tutte queste iniziative furono sempre stroncate alla nascita. Dice Caligari a Internazionale: “l’establishment era contro. Quando esce un film e va bene non possono dire: sei un cretino, non vali niente. Con tutte le critiche, o quasi, positive. Ma quando vai da produttori a cercare i soldi, è lì che ti fermano”. Il danno culturale di certi impedimenti è probabilmente incalcolabile.

Alla morte di Caligari, l’amico e attore Valerio Mastrandrea ha ufficialmente preso l’impegno di realizzare tutti i film che il regista non riuscì a portare a compimento. Chissà che i produttori italiani vogliano finalmente dare corpo alle idee del regista che tutti identificano come l’erede di Pasolini, l’anticipatore, l’ultimo degli intellettuali vecchio stile, eccetera. “Ho sempre scritto film commerciali – disse Caligari –  ho proposto solo opere commerciabili. Ma questo a volte non basta per superare l’ordine del discorso in atto”. Evidentemente, no.

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