Oscar e Bosie a confronto all’Artemia

Al Centro Culturale Artemia il nuovo spettacolo di Paolo Orlandelli su Oscar Wilde

Oscar e Bosie

Centro Culturale Artemia, 3-5 novembre 2023

scritto e diretto da Paolo Orlandelli

con Mauro Toscanelli e Salvo Lupo

Intro: “OSCAR E BOSIE” è un reading comparativo dei testi scritti rispettivamente da Oscar Wilde (De Profundis) e Lord Alfred Douglas (Io e Oscar Wilde) nei quali emerge l’amaro risvolto del loro rapporto al contempo struggente e profondo. È un contrappunto perfetto, un’intermittenza dialogica come falso e vero, una partitura drammaturgica lacerante che mette in evidenza i punti di vista dei due uomini con riferimento al periodo della loro conoscenza.

Nell’ambito della rassegna teatrale “Artemia+” a tematica LGBT+, patrocinata dal Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, lo spettacolo di Paolo Orlandelli, Oscar e Bosie, è un reading appassionato dove i due personaggi si confrontano, si raccontano e si svelano, prendendo vita a poco a poco. Un racconto dialogico, in cui ognuno espone la propria verità, la propria visione della storia, quella drammaticamente reale di un artista libero dal conformismo della sua epoca, e come tale per certo verso scomodo, a confronto con quella tristemente distorta di colui che ne ha causato, volontariamente o per superficiale vanità, la rovina. La struttura teatrale appare quella di un tribunale senza giudice, dove i testimoni si alternano al banco degli imputati; ma testimoni ed imputati sono gli stessi, sempre e solo loro due, il grande, immortale Oscar Wilde ed il suo amato Bosie, al secolo Lord Alfred Douglas, giovane, bello e dissoluto.

La storia è nota: il biglietto con cui il marchese di Queensberry, padre di Bosie, accusa Wilde di essere un sodomita, che spinge Oscar verso il primo processo per calunnia verso il marchese, processo che si è drammaticamente rivoltato contro l’autore, accusato, in seguito alle prove presentate dalla difesa, di sodomia. Sebbene gli amici più cari lo spingessero a riparare all’estero per evitare il secondo processo, Wilde, incautamente spinto dallo stesso Bosie, ha affrontato nuovamente il tribunale e la sua condanna annunciata, riservata ai colpevoli di omosessualità: la reclusione ed i lavori forzati nel carcere di Reading Gaol.

L’acume, l’arguzia dell’autore nulla poterono contro la legge inglese, che puniva severamente l’omosessualità maschile; la sua condanna costò a Wilde finanche l’abiura sociale, a causa della rigida morale vittoriana dell’epoca, che mai perdonò il suo essere ‘diverso’ – ed ‘amorale’ – all’autore di opere di successo irriverenti e provocatorie. La prigione, il declino sociale, la morte a Parigi poche anni dopo il suo rilascio: caro costò ad Oscar l’amore per il giovane Bosie. Parte da qui, dai fatti, l’opera messa in scena da Orlandelli, cogliendo però l’essenza della storia, il rapporto tra i due innamorati visto alla luce degli scritti dei due protagonisti messi a confronto. Le parole del De Profundis sono toccanti, appassionate, profonde come il suo titolo, mentre narrano la discesa agli inferi del poeta, tradito da chi diceva di amarlo; quelle del romanzo scritto da Lord Douglas risultano fredde e ciniche, superficiali come il sentimento del giovane Bosie verso il Mito.

Quello che poteva essere un semplice reading diventa così un terzo processo, Oscar contro Bosie, grazie ad una sceneggiatura che crea un verosimile dibattimento in aula, all’intuitiva impostazione registica ed alle interpretazioni dei protagonisti: se Salvo Lupo riesce perfettamente nella difficile arte per un attore di mettere in Lord Alfred Douglas tutto il cinismo, la nobile arroganza, l’insipidità del suo sentimento che lo rendono assolutamente odioso allo spettatore, Mauro Toscanelli E’ Oscar Wilde; interprete eccellente, egli incarna perfettamente il grande autore, dalle movenze al modo di parlare, oltrechè nell’aspetto, dai morbidi capelli alla trasandatezza dei lunghi giorni in carcere. Carismatico come il suo alter ego scenico, Toscanelli cattura lo sguardo dello spettatore finanche quando è Bosie a parlare, con il suo ‘essere Wilde’ ogni istante dello spettacolo, senza mai lasciar trapelare l’attore dietro la maschera, in un gioco – ironico e tragico al tempo stesso – di scena e controscena che lo stesso Oscar avrebbe sicuramente apprezzato.

Michela Aloisi

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