PHOENIX

Al Circolo ARCI Arcobaleno videoproiezione in multivisione con musica dal vivo

Venerdì 8 aprile in replica (“prima” avvenuta invece il 2 aprile) al circolo ARCI Arcobaleno, via Pullino, 1 (Roma, Garbatella, vicino al Palladium)
PROLOGO: 2050
(sullo schermo principale: particolari dei quadri di Paolo Quinti)
SPECTRUM: 2100
(sullo schermo principale immagini dei quadri di Fabrizio Caldarelli)
EPILOGO: 2150
(sullo schermo principale: particolari dei quadri di Giorgio Bartoli)

Musiche di Fabrizio Caldarelli, eseguite dal vivo da Fabrizio Caldarelli (chitarra elettrica), Giorgio Bartoli (tastiera) e Paolo Quinti (basso elettrico), arrangiamenti di Fabrizio Caldarelli, Giorgio Bartoli e Paolo Quinti
Videoinstallazione a cura di Gianluca Renzi e Fabrizio Caldarelli
Regia di Gianluca Renzi, scritto da Fabrizio Caldarelli
Lo spettacolo è accompagnato da una mostra con quadri correlati di Giorgio Bartoli, Fabrizio Caldarelli e Paolo Quinti

INTRO: Roma, 2100. Una città ancora classica e monumentale ma iper-tecnologica e apparentemente priva di ogni presenza umana, solo sfuggenti animali e sofisticati autosufficienti automi ne popolano interni ed esterni.
In attesa di un prossimo, evolutivo, cambio di testimone.

Prima di proiettare l’Urbe in un possibile futuro, accenniamo di sfuggita al presente: il Circolo ARCI Arcobaleno di Via Pullino alla Garbatella è uno dei luoghi, nella capitale, cui siamo maggiormente affezionati. Non lo diciamo certo per piaggeria. Molto semplicemente ci ha fatto compagnia nel corso degli anni quale autarchico e generoso epicentro di fermenti culturali estremamente diversificate. Proiezioni. Musica. Poesia. Letture. Danze. Opere esposte alle pareti. O anche solo incontri, sempre piacevoli, con gente appassionata tanto all’arte quanto alla vita. Un sommo dispiacere, quindi, vederlo “in letargo” nei mesi più duri del Covid, tra restrizioni e divieti vari. Ma al contempo al riapertura ha rappresentato un enorme sollievo, avendo coinciso peraltro con la presentazione di un progetto artistico che ci aveva incuriosito dea subito. Del resto le prime notizie a riguardo ci erano arrivate dall’ideatore stesso dell’articolata performance, una di quelle persone, peraltro, incontrate la prima volta proprio al Circolo ARCI Arcobaleno: parliamo qui di Fabrizio Caldarelli. Grande cinefilo. Video-maker. Musicista. E tra gli artefici nella circostanza di PHOENIX, spettacolo multimediale che ci ha lasciato suggestioni profonde.

Ed è questo un format che verrà riproposto ancora, di sicuro alla Garbatella ma ci auguriamo anche in altri spazi, essendoci stato introdotto quale “work in progress” perfettamente in grado di mutare e di accogliere nuovi stimoli. La “prima” dello spettacolo vi era stata sabato 2 aprile. Ma noialtri abbiamo approfittato volentieri della replica programmata venerdì 8 aprile, proprio perché per la serata inaugurale non si trovava più posto. E ora si ricomincia, considerando che venerdì 6 maggio è prevista un’ulteriore replica. Le parole di Fabrizio a riguardo: “Il lavoro è stato visto oramai da molte persone e tutte lo hanno trovato di grande suggestione e interesse. Quello che mi colpisce è il giudizio unanime benché le persone fossero molto differenti tra loro. E’ stata trovata una chiave che apre molte porte?

Ecco, tra coloro che hanno lasciato un “feedback” positivo vi è, senza ombra di dubbio, pure il sottoscritto. Proviamo semmai a motivare il nostro entusiasmo. Innanzitutto la fruizione di PHOENIX al Circolo ARCI Arcobaleno è un qualcosa di avvolgente, immersivo. Circondati dalle opere degli artisti coinvolti nella performance, a due passi dal palco, si viene catapultati da subito in una metropoli futuribile dove il collasso dell’umanità comunemente intesa e gli albori di una società robotica sempre più antropomorfa, senziente, si impongono alla vista e alla percezione sonora del pubblico, uno step dopo l’altro. I cubi in scena rimandano attraverso le scene ivi proiettate ad architetture avveniristiche, che riprendono comunque molto dal passato o da altri immaginari. Un mood crepuscolare, l’inclinazione verso il neo-gotico e i tanti possibili rimandi a classici della fantascienza, quali possono essere Metropolis, Blade Runner o le sinistre figure aliene immaginate da Giger nelle sue creazioni, Alien compreso, si intrecciano in una escalation vertiginosa. Il tutto accompagnato da una musica ipnotica, spesso orchestrata in “loop” crescenti e ossessivi, che dalla sinergia dei tre strumentisti sul palco porta verso una dimensione sperimentale, tendenzialmente progressive, senz’altro in sintonia con la traccia audio-visiva proposta al pubblico. Laddove dalle stradine oscure e dalle penombre di una Roma quasi impenetrabile, insondabile, chiusa in un futuro di metallo sostanzialmente estraneo alla carne, ci si rifugia poco alla volta in interni nei quali “nuovi abitanti” simulano i tempi e i riti di una diversa quotidianità. E per far sentire gli spettatori ancor più partecipi di tale condizione, una sbuffata di fumo vecchio stile irrompe all’improvviso in sala, durante uno dei momenti clou, rendendo ancora più palpabile l’atmosfera.

Foto della serata di Michela “Scarlett” Aloisi e Stefano Coccia

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