RADIO CORTILE, IL FILM

L'opera prima di Francesco Bonelli in cerca di distributori. Ma è tutto da rifare

radio_cortile_03Quella del 29 luglio al Cinema Adriano sarà solo l’ennesima visione gratuita di un film in cerca di distributori. Passa per le sale cinematografiche capitoline la promozione del primo film di Francesco Bonelli, coproduzione indipendente voluta dallo stesso regista e dai suoi attori e tecnici. Il film, Radio Cortile nasce da un’idea di Claudio Debola, che ne aveva presentato la sceneggiatura al Riff festival 2011 con il titolo Accendi la radio. La storia fu premiata al festival del cinema indipendente come migliore sceneggiatura per lungometraggio, dopodiché il soggetto finisce nelle mani di Bonelli che lo riadatta dandogli la forma di un film.

Il plot si sviluppa all’interno di una stazione radiofonica, Radio Cortile, il cui dj di punta Fabio (Francesco Bonelli) è il re dello sberleffo. La sua grande abilità sta nel saper ridicolizzare i suoi ospiti, nascondendo il giornalismo diffamotorio e senza scrupoli sotto la satira. La volta, nella storia, ci sarà all’arrivo di Nadia (Cristina Mugnaini), giovane e bella cantante emergente dal passato oscuro, che sarà l’amante del proprietario della radio (Federico Scribani). Dall’incontro tra Fabio e Nadia la storia prenderà tutt’altra piega.

La commedia punta il dito contro un certo sistema mediatico senza pudori né coscienza, tema attualissimo in una società che parla di  “metodo Boffo”. Dunque l’idea è buona, ma la messa in opera è fitta di errori. Il montaggio, opera di Cristiano D’Alessio e Massimo Costantini, è raffazzonato, a tratti quasi sconclusionato. Evidentissimi i tagli da un’inquadratura all’altra, in alcune scene si svela benissimo il trucco di montare immagini catturate in momenti diversi. Le riprese in ambienti chiusi (dove, peraltro, si svolge il 90% del film) sono ben studiate, anche se un po’ inflazionate, quelle all’aperto lasciano un po’ a desiderare. Troppo amatoriale la corsa del protagonista per le vie romane, dove la macchina da presa balla più del corridore, troppo amatoriale l’audio, se le tazzine di un bar fanno più rumore delle parole. Ma queste sbavature possono semplicemente dipendere dai mezzi a disposizione, notoriamente scarsi quando si tratta di una produzione indipendente. Sta alla bravura del regista effettuare i giusti tagli, o adattare la scena. Bonelli non lo fa.

radio_cortile_04Il regista sembra avere anche scarse qualità di direzione, a giudicare dalla recitazione dei suoi attori, e soprattutto conosce solo di rado il campo lungo, cosicché il film si srotola su un susseguirsi di primi piani e inquadrature strettissime che stimolano la claustrofobia. Bella, invece, l’idea di sciorinare i dettagli di un improbabile oroscopo con una voce fuori campo, mentre la città è vista dall’alto, ingarbugliata nel traffico. Insomma le potenzialità ci sono, quel che manca, forse, è la professionalità.

Eppure Bonelli, nonostante non si avvalga di grosse produzioni, non è totalmente estraneo al mondo del cinema. Figlio di una produttrice e nipote di Luigi Comencini, può ottenere il suo primo ruolo da protagonista già a dodici anni, quando lo zio lo fionda sul set di Voltati Eugenio. Ha lavorato per cinema e televisione come assistente alla regia, attore e coautore, ha la possibilità di stare gomito a gomito con Ettore Scola e Francis Ford Coppola. Ma, a giudicare dal suo primo film, non deve aver imparato molto. Ora è impegnatissimo nella sua attività di crowdfunding che servirà a distribuire Radio Cortile, un gesto nobile se viene da qualcuno che in certi ambienti ci sguazza. Ma forse, al pubblico, deve dare qualcosa di più.

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