Riflessioni pandemiche

Cronache di una guerra contro un nemico invisibile

Riflessioni pandemiche -Cronache di una guerra contro un nemico invisibile
di Federico Rizzo
Edizioni La mongolfiera

Questa pandemia e la susseguente quarantena spingono ognuno di noi a far i conti con se stesso, con le proprie convinzioni e le più intime paure, nell’affrontare un mondo sconosciuto ed ostile; così anche il regista e sceneggiatore pugliese Federico Rizzo, che ha deciso di mettere i suoi pensieri su carta e condividerli col mondo intero. Nasce così “Riflessioni pandemiche – Cronache di una guerra contro un nemico invisibile”, cronistoria delle nostre prime due settimane di isolamento, fatte di autocertificazioni, controlli e coprifuoco, ma anche di paura e sottili ribellioni, mostrando un Paese unito ed individualista al tempo stesso.

Quella di Rizzo è la storia di un artista in cattività, dimenticato dallo Stato come tutta la categoria, che però di contraltare ha una moglie infermiera, che dallo stesso Stato è arruolata e combatte in prima linea. È una descrizione accurata ed acuta del sentimento italico, ironica ma a tratti angosciante, condivisibile o meno nelle convinzioni politiche e sociologiche ma sicuramente un ritratto preciso di un Paese che vive giorno per giorno nell’incertezza del futuro.

La storia di Rizzo si svolge nella nostra bella Puglia, a Brindisi, tra casa e il porto, inizia Il 14 marzo, con i drammatici dati del contagio e un’Italia che si ferma, finanche nella sua espressione più alta ed intoccabile: il calcio. Più ancora delle innumerevoli morti, infatti, è lo stop del campionato, per gli italiani, il segnale vero della fine del mondo. La reazione della popolazione alla pandemia è schizofrenica e bipolare: dagli spontanei flash mob sui balconi, a mostrare un’Italia buonista e canterina unita nell’avversità, alle invettive sui social contro gli ‘untori’, i ‘runner‘ per primi, il passo è breve. Rizzo, capitolo per capitolo, ci parla così delle dilaganti teorie complottistiche, della psicosi da contagio, dei “profughi” del Nord Italia fuggiti al Sud, della possibilità che lo ‘stare a casa’ aumenti le statistiche sul femminicidio, delle rivolte nelle carceri, della guerra in Siria, delle stragi da Coronavirus nelle case di riposo, di sanità, dell’ipocrisia della Chiesa, di un’Europa che tanto unita non è, di Conte e del modello italiano, ma anche di smart working, ladri di mascherine e lievito di birra, in un flusso senza soluzione di continuità di riflessioni che dal particolare della vita di tutti i giorni si interrogano su temi generalizzati.

Rizzo mesce con abilità passato e presente; episodi della sua vita passata da curioso del mondo e al contempo tipico latin lover italico si fondono con un presente cristallizzato in una bolla, tra la lotta del comunismo per raggiungere una nuova purezza e la paura della deriva sovranista che ricerca un nuovo dittatore che salvi il Paese, tra la crisi di valori e un Papa che vuol riportare l’insegnamento genuino di Cristo, nell’incertezza del futuro che verrà. Perché, per citare, insieme allo stesso Rizzo, David Grossman, “finita l’epidemia non si tornerà alla vita precedente”.

Michela Aloisi

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