SOLE A CATINELLE

Terzo esilarante episodio della Checco Zalone band. Una comicità semplice ma efficace in una Italia che ha bisogno di ridere.

REGIA:  Gennaro Nunziante
GENERE: Comico
SCENEGGIATURA: Gennaro Nunziante, Checco Zalone
ATTORI:   Checco Zalone – Aurore Erguy – Miriam Dalmazio – Ruben Aprea – Robert Dancs – Valeria Cavalli – Orsetta De Rossi – Matilde Caterina – Stefano Sabelli – Daniela Piperno – Lydia Biondi – Augusto Zucchi – Marco Paolini
MONTAGGIO: Pietro Morana
FOTOGRAFIA: Agostino Castiglioni
MUSICHE: Checco Zalone
COSTUMI: Marina Roberti
DISTRIBUZIONE: Medusa
PRODUZIONE: Taodue Film
PAESE: Italia, 2013
DURATA: 83 Min

TRAMA:  Qual è una metà turistica europea di 6 lettere in cui tutti sognano di andare? Parigi? Londra? Madrid? No, il Molise! E’ qui che Checco, venditore di aspirapolveri, porta il figlio Nicolò per una vacanza da sogno! Senza un soldo in tasca e con la speranza di vendere qualche aspirapolvere ai suoi parenti, i due si ritrovano a casa di Zoe, una ricchissima ragazza che ha un figlio proprio dell’età di Nicolò. Nasce un’amicizia tra i due bambini e Checco entra, a suo modo, nel jet set: yacht, ville con piscina, party esclusivi, campi da golf, serate a Portofino.

Qual è il senso ultimo di un film comico? Far ridere. Esatto. E in questo “Sole a catinelle”, grazie alla bravura di Checco Zalone (Luca Medici), ci riesce benissimo. Ma siamo sicuri che dietro le risate scontate non ci sia anche qualcosa in più? Il dubbio viene, perché il film realizza una parodia esilarante, per quanto ingenua, di molte figure che abitano la società italiana. Imprenditori, finanzieri, giornalisti, massoni, operai, psicologi, maestri di yoga, pensionati sono tutti inseriti nella rete del comico pugliese.

Zalone coglie le incongruenze degli stili di vita e della mentalità di larghi settori della società: i capitalisti coi soldi di papà che giocano a fare i “comunisti”, gli atteggiamenti cafoni e spudorati di imprenditori e finanzieri corrotti, la simpatica caricatura della vita di paese nel sud più rurale (memorabile la “tirchiaggine” della zia, che è disposta a morire pur di non pagare una bolletta salata della luce!).

Quindi comicità “nazional-popolare” a buon mercato legata a una satira certamente un po’ banale ma efficace, sullo sfondo di una crisi economica frutto della spregiudicatezza degli speculatori finanziari di tutto il mondo.

Dopo aver venduto aspirapolveri a tutti i suoi cari (che sono funzionali solo fino a quando aiutano a soddisfare solamente il lato egoistico dell’individuo, legato al benessere personale) e acquistato oggetti di lusso, auto e gioielli a rate e con assegni post-datati, il castello ottimistico della finanza crolla  e con lui svaniscono i sogni della vita “dorata” a suon di “pagherò”.

Il film è anche un caso cinematografico. Uscito con una programmazione monstre in 1.250 sale cinematografiche, il film ha incassato quasi 35 milioni di euro in appena 10 giorni di programmazione.

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