testo di Giovanni Verga
con Lina Sastri, Giuseppe Zeno, Enzo Gambino, Clelia Piscitello, Eleonora Tiberia, Simone Vaio, Giorgio Musumeci, Valeria Panepinto e Giulia Fiume
scene e costumi Françoise Raybaud
musiche Massimiliano Pace
regia Guglielmo Ferro
Nel terzo appuntamento della stagione teatrale del Teatro Savoia 2015/16, a cura della Fondazione Molise Cultura, i giorni 14 e 15 dicembre è andata in scena Lina Sastri : “gnà Pina”, la Lupa di Verga!
Lo scenario è un bellissimo campo di grano nel quale appaiono e scompaiono i personaggi.
Lina Sastri interpreta “La Lupa”, un personaggio animalesco ma, ecco il mio “ma”, secondo me nell’adattamento teatrale del testo di Verga sono state tagliate molte parti principali. La “lupa” di Verga è una donna della quale si ha paura, è rispettata, per timone non per stima, da tutti. Quando passa tra le vie del paese le donne si fanno la croce, la considerano un demone e gli uomini le si “attaccano alla gonnella”. Nella trasposizione teatrale questa figura forte ed “indemoniata” de “la lupa” viene meno, anzi, gnà Pina fa la sua comparsa direttamente nel campo di grano quando è già esplicito il suo sentimento per Nanni e viene derisa e schernita dalle contadine, dai contadini, da Nanni stesso. Appare arrabbiata ma fragile, triste e delusa e piange. Personalmente non l’ho percepita come la lupa di Verga. Risulta chiaro il sentimento per Nanni, il quale però la rifiuta deridendola, asserendo che avrebbe preferito la sua giovane figlia a lei.
Anche la passione che poi nasce tra gnà Pina e Nanni, causa dell’allontanamento della figlia di gnà Pina dalla madre, motivo di una denuncia del comportamento adultero dell’ormai marito Nanni, viene messo in secondo piano, viene solo velatamente narrato.
I dialoghi vanno avanti veloci con qualche testo anche cantato.
Il finale è rispettato in pieno ed è il più logico possibile: il male deve morire!
Il personaggio che mi ha convinta di più, ma si è un po’ persa nel finale, è stata proprio la catanese Clelia Piscitello che interpreta zia Filomena e che, come siciliana, ha dovuto fare pochi sforzi per recitare in siciliano, peccato che alla fine il corso di dizione abbia preso il sopravvento così come in tutti gli altri, compresa Lina Sastri.
Quello più coerente come personaggio e recitazione è stato, secondo me, Giuseppe Zeno, il Nanni.
Spettacolo durato 1 ora e 20, circa, con qualche minuto in più il testo di Verga sarebbe stato più rispettato.