Roma, Complesso del Vittoriano, 16 Ottobre 2013
Il 16 Ottobre 2013 è una data importantissima per la città di Roma che ricorda dopo settanta anni da quel terribile episodio, le vittime che ne sono state loro malgrado protagoniste.
Il 16 Ottobre del 1943 è la data che segna uno dei più grandi rastrellamenti nella città di Roma contro gli ebrei in Italia. Un episodio definito “infamia tedesca”, come ha scritto l’avvocato Dante Calò sul suo calendario che teneva sempre sulla sua scrivania, il quale è stato successivamente catturato nel 1944 e condotto presso i campi di concentramento.
La mostra allestita presso il Complesso del Vittoriano descrive con un approccio diverso ed in modo esauriente, i drammatici eventi accaduti in quei giorni a Roma, per una conoscenza della storia della città affinchè episodi simili non si ripetano mai più.
Durante la razzia, sono stati catturati più di mille ebrei su ordine di Theodor Dannecker, collaboratore di Adolf Eichmann. Gli ebrei sono stati catturati non solo nel quartiere ebraico, ma anche in determinati punti della città. Una cartina all’interno del percorso espositivo evidenzia questi punti, con diverse colorazioni. Fa molto pensare come questi gruppi di uomini si siano spinti alla caccia di queste persone, pur sapendo che ne avrebbero catturata soltanto una.
Dopo un paio di giorni per accertarsi chi tra i prigionieri potesse essere rilasciato, 252 persone hanno trovato di nuovo la libertà, mentre gli altri sono stati deportati verso il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau con un treno partito dalla Stazione Tiburtina, ove soltanto 149 uomini e 47 donne vennero immessi nei campi, gli altri vennero uccisi.
Il percorso espositivo per la prima volta mette in evidenzia anche coloro che si sono resi complici di queste atrocità. Non vi sono soltanto le vittime di questa follia, ma per la prima volta possiamo guardare i volti di chi si è reso colpevole di tali gravità. Vi sono quindi le fotografie inedite dei nazisti, le testimonianze audiovisive di chi è stato coinvolto, i disegni originali di Aldo Gay, pittore ebreo che mentre fuggiva dalla razzia disegnava in qualsiasi modo tutto ciò che vedeva e che stava vivendo in prima persona, interviste, pagine di giornali, una collezione di libri e molto altro ancora.
Vi sono le biografie delle vittime e di chi si è reso complice della loro morte, con fotografie provenienti dagli archivi privati delle famiglie, ma accompagnati anche da oggetti di uso quotidiano. Una straordinaria raccolta di reperti che raccontano la vita di queste persone e che rendono la mostra toccante e fortemente emotiva, specialmente quando alla fine del percorso espositivo vi sono i ritratti di oltre 300 persone, vittime di questa follia compiutasi il 16 Ottobre del 1943.
Vi sono anche però le testimonianze, seppur pochissime in confronto, di chi invece è riuscito a tornare ma che al contempo non ha dimenticato mai l’orrore di quel che ha vissuto.
All’ingresso della mostra vi è anche un enorme muro nero, ove sono trascritti in bianco i nomi delle vittime.
Una mostra per ricordare e non dimenticare mai quel che è accaduto nella città di Roma, quando si riteneva che la città potesse offrire la sua protezione a tutti i suoi abitanti, ma che purtroppo così non è stato.
Una mostra per ricordare gli orrori e far in modo che questi non si ripetano più in ogni dove.
La mostra è curata da Marcello Pezzetti, Direttore della Fondazione Museo della Shoah ed è realizzata con il patrocinio del Comitato di Coordinamento per le Celebrazioni in ricordo della Shoah e del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, promossa dalla Regione Lazio, Roma Capitale e Provincia di Roma.
La mostra si può visitare fino al 30 Novembre 2013, nella sala Zanardelli.