QUANDO IL BURLESQUE INCONTRA LA PITTURA

Una serata all'insegna dell'arte e della riflessione sulla violenza sulle donne

BURLASQUE 3.0burlasque-30

Produzione Lizzy Brown & Alice Moon

Con Roby Roger, Guruthemago, Silk Desire, Mariza Meddi

Roma, Teatro Alba, 22 gennaio 2017

Foto di Valeriano Spirito

 

Il 22 gennaio 2017 è andato in scena un nuovo spettacolo della rassegna BurlAsque 3.0, prodotto da Lizzy Brown.

L’appuntamento di oggi si è aperto con la mostra pittorica “Chimera – le Forme del Male”, creata da Alice Moon, riguardante la violenza psicologica sulle donne in tutte le sue sfaccettature, inclusa la dipendenza psicologica dal carnefice; la pittrice si è poi esibita in una performance di Body painting, decorando la modella e performer di burlesque Dalila Doll.

16358675_10208454603430063_1723834957_nAll’occhio dell’osservatore, una delle particolarità dei quadri di A. Moon è proprio la delicatezza del tratto pittorico che accompagna un uso alternato di colori freddi e caldi, con tinte pastello e tinte forti, in base al contenuto del quadro specifico.

Mi viene in mente ad esempio qualche lezione di storia dell’arte che ho seguito anni fa, quando la mia insegnante mi raccontava della rabbia, del dolore e dell’aggressività che si poteva osservare ad esempio in alcuni oli su tela, nel colore mai piatto, spesso abbondantemente sovrapposto, quasi a voler distruggere la tela con abbondante colore e mano pesante.

Quello che ho apprezzato oggi è invece un tratto elegante, quasi una carezza di colore sulla superficie, come per comunicare: dobbiamo raccontarla la violenza sulle donne, ma per quanto orrore si possa subire, la bellezza femminile riemergerà e sarà sempre degna e meritevole di rispetto.

E’ come se con i suoi quadri volesse raccontare quel vissuto interiore saturo di miliardi di emozioni suscitate dalla violenza, e troppo spesso azzerate se non quasi delegittimate dalla stessa, accompagnate dal vissuto di profonda solitudine.16358537_10208454603270059_887681609_n

La performance di Body painting ha visto invece una Dalila Doll decorata con rose che a partire dal torace le ricoprivano completamente il corpo, mentre lei riusciva a mantenere in volto la famosa maschera neutra teatrale, pur continuando a mantenere, anche quando di spalle, il volto verso il pubblico, quasi a cercare di coinvolgerlo.

Il tutto accompagnato da una colonna sonora scelta ad hoc, con cover e brani strumentali quali “My Immortal”, “Stand by me” o “You are always on my mind” di Elvis.

Dopodichè, è iniziata la serata BurlAsque 3.0 vera e propria, con esibizioni di Roby Roger, GuruTheMago e Silk Desire, alternate dalle letture di Marzia Meddi, tratte da “Le mille e una notte”.

16344141_10208454603030053_1328152476_nRoby Roger, di Burlesque Cabaret Napoli, ci ha deliziato con una fan dance ed una cat woman coinvolgenti ed intriganti, mentre Silk Desire ha proposto una particolare versione di burlesque a suon di sapori made in Bollywood ed un secondo act caratterizzato da numerose pose statiche dall’alto di una scrivania al tempo stesso atletiche e flessuose.16359095_10208454603070054_412826518_n

Mentre GuruTheMago ha alternato numeri di illusionismo in cui coinvolgeva gli spettatori del pubblico, invitati a salire a fargli da spalla sul palco, a momenti in cui si esibiva nello svelamento di piccoli trucchi di magia e chicche di comicità.

Il Mix proposto dal BurlAsque 3.0 anche stasera ha mostrato quanto soprattutto una direzione artistica di ottimo livello sia in grado di far assaporare tante performance differenti rendendole nell’insieme un tutto unico che soddisfa e intriga il pubblico, quando dalla somma di tanti elementi nasce un qualcosa che va oltre.16359030_10208454602910050_429690703_n16359120_10208454603230058_1700565340_n

Dato il tema della mostra “Chimera” e l’intenzione dell’artista che l’ha proposta, concludo con una testimonianza raccolta da Marzia Sophie Sapphire Bortolotti per la quale ringraziamo Giuliana, donna vittima di violenza, con la speranza che la sua esperienza possa essere di aiuto a quante donne ogni giorno vivono e cercano di uscire dallo stesso dramma.

“Buongiorno, mi chiamo Giuliana, ho 42 anni e sono stata vittima di violenza. Ho subito tutti i tipi di violenza che l’essere umano conosce, non si è risparmiato nulla.

Dopo un solo mese che io ho frequentato questa persona gli ho chiesto di interrompere la relazione perché sentivo a pelle che c’era qualcosa che non andava: era troppo geloso, già mi faceva 30-40 telefonate al giorno, mi imponeva di vestire come piaceva a lui, mi imponeva di mangiare cose che non mi piacevano. All’inizio in un modo carino forse, però già non andava bene, erano piccoli segnali che io dovevo cogliere.

Dal momento in cui gli chiesi di interrompere la relazione perché mi resi conto che comunque non era una persona per bene, aveva anche altre situazioni, lui cambiò in modo negativo, ma subito, diventò un’altra persona, il suo viso cambiò, diventò un mostro. E in quel momento, quando io gli dissi basta, mi prese per la gola, prese un tagliacarte che si trovava sulla scrivania e mi disse “tu non hai capito niente, tu ora sei una mia proprietà, non hai via di scampo: o sei mia o di nessun altro”.

Io cercai di difendermi impaurita, incredula di ciò che mi stava accadendo.16359075_10208454603510065_496025846_n

Con una mano mi reggeva i capelli e con l’altra per la gola con il tagliacarte e io incredula cercai di scappare, ma ero shockata. Shockata da quella situazione, non riuscivo a capire perché lui si comportava così. Riuscii a scappare e da li è iniziato un vero e proprio inferno, mi faceva uscire e rientrare dall’inferno.

Dopo questi gesti lui veniva, mi chiedeva scusa, diceva che mi amava, mi riempiva di bugie. Io nei primi giorni avevo una paura tale che forse gli ho creduto pure in quel momento, ma gli ho creduto per paura, per paura che lui potesse avere un’altra reazione del genere e questi sono gli errori che si fanno.

Mi allontanò dalla mia famiglia, non mi permetteva neanche di parlare a telefono con i miei familiari

Non voleva che io frequentassi nessuno perché forse io avrei potuto parlare, ma non me lo permetteva, era onnipresente, dietro di me, attraverso i telefoni, mi controllava la linea fissa, il cellulare, mi controllava le mie clienti. Io facevo un lavoro porta a porta all’epoca di parrucchiera, è stato in grado di andare a casa di tutte le mie clienti e a far si che loro non mi chiamassero più.

Ho dovuto cambiare tutto, tutto, fino a al punto tale che iniziò a venire fuori da casa mia, me lo ritrovavo davanti e dovevo aprire la porta perché avevo vergogna, perché urlava fuori dalla mia porta. Dal momento in cui io ho aperto la porta lui non ha più guardato in faccia a nessuno. Ha iniziato ad abusare di me in modo esagerato, in un modo così violento che non se ne fregava se stavano i miei figli in casa, non se ne importava.

Ha iniziato a derubarmi, a prendersi tutti i miei soldi.

Io avevo paura, cercavo sempre di nasconderlo ma ormai era troppo evidente, era diventato un cancro e sembrava più forte di me quel cancro.

Mi stava distruggendo, mi stava annichilendo in una situazione assurda, mi fermava per strada urlando, mi riempiva di parolacce davanti ai miei figli, mi offendeva, diceva di mettere dei manifesti per le strade che io facevo la puttana, che io ero stata con centomila uomini.

Ed ero una donna sola, perché nessuno sapeva quello che stava accadendo anzi, ero sola perchè nel corso di quell’anno lui mi aveva fatto isolare da tutti, quindi non potevo dire chi mi avrebbe capita o sostenuta. Dovetti cambiare scuole, punti spesa, posti che frequentavo ma non fu facile.

Un bel giorno mi arrivò questa notizia che c’era un centro anti violenza a Napoli e riuscii a contattarli, anche se era difficile parlarne, capirono che situazione era e che uomo pericoloso ormai era diventato, ormai lui non aveva più timore di nessuno.

Da li è iniziato un processo ed è durato più di un anno, lui si è mostrato in tutto il suo essere malvagio. Più volte è stato cacciato fuori dall’aula, mi ha insultato davanti agli avvocati, ai giudici e posso dire di avercela fatta ma con sacrificio.

Ho incontrato le persone giuste che mi hanno sostenuta, mi hanno aiutata, però fondamentalmente parte da te stessa: se hai la volontà di vivere, di cambiare lavoro, casa, di lasciare il passato al passato ce la puoi fare, se hai questa volontà di vedere di nuovo splendere gli occhi dei tuoi figli, allora si.

Allora noi donne siamo dotate di una forza che va al di la della normalità. Siamo dotate di capacità che solo quando ti trovi in queste situazioni sai di avere.

Oggi mi sento una bella persona, il dolore che ho vissuto, le vicende che ho vissuto, mi hanno portata a essere quello che sono. Ho tre figli meravigliosi, nonostante hanno vissuto con me e in prima persona tutte le situazioni e in momenti della loro vita hanno avuto difficoltà anche a studiare, hanno perso qualche anno a scuola, l’hanno ripreso però, sono stati forti con me.

C’è mio figlio che si è diplomato a 22 anni, nonostante tutto, e oggi ha un lavoro fisso, fa il cuoco in un centro gastronomico qui a Napoli che fa parte del comune di Napoli. Ha avuto un contratto a tempo indeterminato, è riuscito a guardare avanti anche lui nonostante sia stato umiliato ed offeso, nonostante la sua mamma sia stata umiliata e offesa, davanti a lui.

L’altro mio figlio ha 18 anni e ha quasi terminato gli studi, la piccolina frequenta la prima media ed è un ottima scrittrice, ogni sera mi prepara una lettera con dei pensieri meravigliosi, scrive in un modo meraviglioso, attraverso le parole esprime tutti i suoi sentimenti, esprime tutto quello che lei è ed è una bambina stupenda.

Si può accettare qualcosa di naturale, si può accettare la morte attraverso la volontà di Dio, si può accettare una catastrofe, perché sono avvenimenti che ti manda il Signore.

Ma accettare una violenza che viene dalla mente dell’uomo, dell’essere umano, non è semplice.

Concludo dicendo che io credo sempre che l’amore esiste, sono una donna che fa col cuore tutto ciò che le capita, è questo forse che mi contraddistingue. Sono una donna che ci crede ancora nonostante tutto e voglio crederci perché voglio vivere l’amore, voglio crederci, voglio essere trattata da donna, voglio vivere il mio ruolo. E’ quello che trasmetto ai miei figli, l’amore, solo così si può andare avanti, avendo un cuore pieno di amore. Ti abbarccio. Giuliana”.

Elisabetta Curvy Chanel Giliberti

Testimonianza raccolta da Marzia Sophie Sapphire Bortolotti

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