Roma, 4 Marzo 2015, Scuderie del Quirinale
“Matisse Arabesque” è un percorso artistico nato con l’intento di porre in evidenza le suggestioni e le ispirazioni che Matisse trasse dall’Oriente per le sue opere, tra giochi di colori e composizioni ispirate sia dal territorio dell’estremo Oriente, con texture dal sapore tipicamente orientale, sia ispirate alla terra d’Africa, con i suoi colori e le striature che ricordano gli animali che la popolano.
Seppur Matisse avesse un destino segnato dall’attività di famiglia, a causa di una malattia che lo portò a una lunga degenza, intraprese il percorso della pittura nel 1893, frequentando l’atelier del pittore simbolista Gustave Moreau, iscrivendosi ufficialmente all’Accademia di belle Arti nel 1895, dove molti insegnavano l’arte orientale.
Ed è proprio che in questi anni che Matisse ammira le opere dell’oriente, quelle stesse che influenzeranno la sua pittura. Matisse frequenta inoltre le gallerie d’avanguardia, come quella di Ambroise Vollard, dal quale acquista alcune opere dei più grandi artisti dell’epoca, come Van Gogh, Rodin, Gauguin e Cézanne.
Anche Giotto è uno degli artisti che Matisse amerà di più, ma l’arte mussulmana sarà di gran lunga ispiratrice per l’artista, sia dal punto di vista decorativo che compositivo nelle sue opere.
Lasciandosi alle spalle le destrutturazioni e le deformazioni dello stile dell’avanguardia, i suoi modelli mirano più ad un’arte ispirata dal Marocco, dall’Oriente, dall’Africa e dalla Russia. Nelle opere di Matisse affiorano arabeschi e disegni geometrici, ricreando così una impronta pittorica ed inconfondibile.
Nella prima sala ad accogliere il visitatore è l’opera “Gigli, Iris e Mimose” (1913), una natura morta che anticipa le cromie che Matisse utilizzerà più spesso nelle sue opere, ovvero l’azzurro ed il verde, colori tipici della decorazione orientale.
Nella sala successiva però affiorano il privitivismo e la sua passione per la collezione per le maschere ed i tessuti africani. Di questa passione ne risente anche la sua pittura, attraverso dipinti con colori più scuri, segni più semplici e figure geometriche. L’opera più rappresentativa è “Ritratto di Yvonne Landsberg” (1914), ove la figura femminile è essenziale; una candida figura che emerge dallo sfondo cupo. Una serie di altre opere in questa sala, a tema femminile, evidenziano il tratto di Matisse che si evolve in questa direzione.
Nella sala tre arrivano gli schemi decorativi tipici dell’arte orientale, come il “Ramo di Pruno su fondo verde”, ove sono appunto le cromie ed i motivi vegetali ad essere poste in risalto, per una semplicità decorativa apprezzata nell’arte Orientale dallo stesso Matisse.
Nella sala quattro è invece il Mediterraneo il protagonista ispiratore delle tele dell’artista, ove viene evidenziato il rapporto tra l’artista ed il mondo islamico. Tra queste, l’opera “Zohra sulla terrazza” (1912), è un esempio di come Matisse nelle sue opere rende l’effetto “tessile” dell’impianto pittorico attraverso la semplificazione dell’immagine e la vivacità dei colori.
La sala cinque invece raggruppa le opere ispirate al viaggio in Marocco dell’artista, ove il verde ed il rosa sono i colori principalmente usati nelle tele. In questo frangente sono le opere “Pervinche – giardino marocchino” (1912), “L’albero presso il laghetto di Trivaux” (1916) e “La Palma” (1912) ad essere quelle più rappresentative.
Essendo un collezionista, Matisse amava circondare ed arricchire i suoi atelier con vasi islamici, stoffe orientali e gabbie. Negli stessi atelier, l’artista dipingeva inoltre le sue muse/modelle, affascinato dal quel rapporto tra femminilità e le linee dettate dai tessuti e dalle ceramiche. Tutto ciò viene raccontato nella sala sei, con le opere “Odalisca blu” (1921), “Due modelle che si riposano” (1928) e “Paravento moresco” (1921). Anche i viaggi sono fonte di ispirazione, questa volta europei, per le opere “Danzatrice spagnola” (1909), “Katia” (1951), “Nudo disteso su piccolo tappeto africano” (1935), “Donna che si riposa” (1935), “Nudo seduto” (1944) e “Nudo disteso sulla schiena” (1946).
Matisse collabora con molti artisti della sua epoca, non solo nella pittura. In esposizione vi troviamo i costumi e gli abiti di scena realizzati dall’artista, come quelli per il balletto “Chant du Rossignol”, ove il balletto, la musica e la pittura si mescolano in un’unica meravigliosa visione.
La sala nove invece ospita le opere che giocano tra interno ed esterno, come “Interno con fonografo” (1934) e “Interieur à Etretat” (1920), dove è proprio l’elemento finestra che induce l’osservatore a guardare oltre.
Nella decima ed ultima sala invece vi sono gli studi e disegni di foglie, alberi e piante, ove spicca infine il dipinto del Puskin “Pesci Rossi” del 1912.