Tintoretto

Tintoretto
Tintoretto, Venere, Vulcano e Cupido, 1550-1555 circa, Olio su tela, 85x197 cm, Firenze, Galleria Palatina, Istituti Museali della Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino, Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali
In mostra alle Scuderie del Quirinale.
Tintoretto
Tintoretto, Il miracolo dello schiavo, 1548, olio su tela, 415×541 cm, Venezia, Gallerie dell’Accademia

Scuderie del Quirinale, 2 Marzo 2012, Roma

Le Scuderie del Quirinale ospitano uno dei più evocativi artisti del XVI Secolo di cui Venezia è stata la maggior fruitrice, nell’epoca d’oro e di prestigio del suo dominio, ovvero il Tintoretto.

Una mostra che da lustro alle opere più rappresentative e significative del genio artistico del Tintoretto, considerato un provocatore ed audace del pennello, dipingendo le sue tele con la visione di uno spettacolo, dove tutti i personaggi raffigurati, hanno un proprio ruolo nella scena.

Un quadro rappresentativo e che all’epoca destò scalpore proprio per questo particolare modo di dipingere del Tintoretto, fu “Il miracolo dello schiavo”, ove il Santo, il quale doveva essere il vero protagonista della tela commissionata dalla Scuola di San Marco in onore dell’omonimo protettore, viene raffigurato in alto, con il volto nell’ombra, mentre lo schiavo a terra raccoglie su di sé tutta l’attenzione sia del popolo accorso per prendere visione della punizione (che poi non ci fu grazie all’intervento di San Marco) e del pubblico che osserva il quadro; lo schiavo è avvolto nella luce, risplende, come il miracolo che si è appena compiuto.

Un quadro che ha riscosso all’epoca anche numerosi consensi ed ammirazione, per un’opera che osava sia nella sua composizione che nelle pennellate. In particolar modo, l’armatura di una figura presente nel quadro, è magistralmente dipinta con una tecnica sopraffina, rendendola luminescente.

Tintoretto, da autodidatta, si sceglie anche i suoi maestri; era in contatto con numerosi artisti dell’epoca che hanno di certo influenzato la sua arte, ma che insieme hanno generato quel tocco inconfondibile del Tintoretto.

Parmigianino, Michelangelo, Raffaello e Giulio Romano sono loro gli artisti dai quali attinge arte per poi rimodellare le sue pennellate.

Tintoretto
Tintoretto, Venere, Vulcano e Cupido, 1550-1555 circa, Olio su tela, 85×197 cm, Firenze, Galleria Palatina, Istituti Museali della Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino, Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Copiosa quindi la concorrenza dell’epoca, ma Tintoretto la sopraffa grazie a delle trovate senz’altro apprezzate da chi commissionava opere; Tintoretto si faceva pagare, delle volte, solo tele e colori, delle volte addirittura dipingeva per nulla in cambio.

Le opere del Tintoretto sono tantissime e di soggetti che variano dal sacro al profano; Tintoretto amava rappresentare le sue opere scenograficamente, facendo entrare lo spettatore nella scena.

Dipinti dell’Ultima Cena in ottiche diverse, ove in una viene rappresentato il tradimento di Giuda, mentre nell’altro si assiste a un altro momento di raccolta degli Apostoli accanto al Cristo. Un Cristo dipinto con fattezze del tutto differenti, in confronto alla classica iconografia cristiana, a dimostrazione della personale interpretazione del Tintoretto in ogni sua opera.

Incantevoli le pale raffiguranti la Vergine Maria in due momenti diversi (donate poi ad altrettante strutture), immersa nella natura in meditazione e nel momento della lettura.

Ma non solo temi di natura religiosa, il Tintoretto amava molto anche i temi derivati dalla cultura greca e dalle favole mitologiche con protagonisti dèe e dèi pagani. Tema che però non fu molto approfondito, in quanto seppur inizialmente molto richiesti da Principi e Aristocratici, il clima della Controriforma della Chiesa stava cambiando il senso di vivere la vita religiosa di ognuno.

Ad ogni modo, le sue Veneri furono un grande successo che la sua bottega replicò per la gioia dei committenti.

Le linee femminili dipinte in questi quadri sono molto sensuali e seducenti, una pittura raffinata che esalta la morbida figura delle dolci Dèe e l’autorevolezza degli Dèi nel loro splendore e potere.

Un esempio è il quadro raffiguranti Venere, Cupido in culla, Marte e suo marito Vulcano intento alla caccia dell’amante della moglie, il quale verrà scoperto grazie all’abbagliare di un cagnolino, questo il modo ironico del Tintoretto di rappresentare le sue “favole”.

Tintoretto
Tintoretto, Apollo e Dafne, quinto decennio del XVI secolo, Modena, Galleria, Museo e Medagliere Estense, Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Archivio fotografico della SBSAE di Modena e Reggio Emilia, Foto: Paolo Terzi

Tintoretto divenne anche il ritrattista dei Dogi di Venezia, ma di tantissime altre persone di rilevanza che volevano a tutti i costi aver un ritratto di così alto valore. I ritratti del Tintoretto sono semplici, quasi mai ricreati scenograficamente come le altre sue opere: si potrebbe pensare a delle “semplici” polaroid contemporanee.

Ad ogni modo, la bottega del Tintoretto era attiva in tutta Venezia e non solo, commissioni arrivavano ovunque e di vario genere. Ognuno, nella bottega, aveva quindi il compito di ricreare, nella fine degli anni di vita del Tintoretto, un pezzetto dell’opera commissionata. Un “marchio” quello del Tintoretto che fece accrescere in modo esponenziale la sua fama.

Una mostra affascinante, alla (ri)scoperta di un grande artista che ha reso grande il patrimonio artistico italiano con la sua arte, apprezzata da tutto il mondo.

La mostra sarà visibile fino al 10 Giugno 2012, presso le scuderie del Quirinale.

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