IL SERVITORE DI DUE PADRONI

A Teatro India

Teatro India, 17 – 22 giugno 2022

Hotel Goldoni
Saggio di Diploma del corso di Recitazione dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico

Il servitore di due padroni

con Gabriele Pestilli, Sofia Russotto, Flavio D’Antoni, Michele Nisi, Chiara Ferrara, Giuseppe Benvegna, Filippo Marone, Alessandra Arcangeli ,Michele Eburnea, Giulia Sessich, Edoardo Sani, Riccardo Longo
regia Antonio Latella
drammaturga Linda Dalisi

Dal 17 al 22 giugno è andato in scena, al Teatro India, Hotel Goldoni, il saggio di Diploma, per quest’anno, del corso di Recitazione dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Un omaggio all’autore veneto e alla commedia dell’arte, suddiviso in una trilogia ricomprendente tre dei suoi spettacoli più celebrati: “La Locandiera”, “Il servitore di due padroni” e “La moglie giusta”. Guidati, stimolati e “riconosciuti” dall’esperienza e dall’indiscutibile talento di Antonio Latella, i giovani attori hanno offerto bravura, disciplina ed entusiasmo, elementi tutt’altro che scontati, dimostrando l’urgente necessità di avere l’opportunità di cimentarsi con ciò che si ama e che ci definisce. Un messaggio importante non solo per il mondo attoriale ma per tutta la nostra società.
“Goldoni, la sua opera, è la Locanda, quel luogo un po’ misterioso dove si arriva e si riparte, dove si parlano lingue diverse, in cui potersi sentire a casa pur essendo lontani da casa, dove poter essere altro da sé e cercare, intanto, la propria identità; dove poter indossare una maschera, o liberarsene; dove il dialetto non è una maschera ma una identità.”
La scenografia de “Il servitore di due padroni” è dominata da una parete di legno, che scorre ampliando e riducendo la scena, su cui sono “ritagliate” due figure stilizzate di uomo e donna, porte “tagliafuoco” con le quinte, limite fra il mondo esterno e la locanda di Brighella, luogo dove, come spesso accade, passa una gran quantità di vita. La storia si srotola secondo copione ma con grande energia, partecipazione ed ironia. Silvio Lombardi, in un…ehm… impeto d’amore, non potendo certo accanirsi con la dolce Beatrice, anche se sotto mentite spoglie, “spezza le reni” alla porta maschile e probabilmente era giusto così!
Truffaldino e Brighella fanno qualche marachella, Clarice, quel che pensa, a gran voce, poi lo dice, Pantalone cerca l’affarone, la Rasponi ed Aretusi vivon prodi ma confusi e barbara…ma chi è Barbara?! Il ritmo incalza, le ugole vibrano, i corpi strambano, gli equivoci son equanimi, ma gli allievi ormai, per usare un vezzo di Silvio Lombardi, son sssssss….saggi! Giunti quasi al termine, sostenuti da una luce rossa e da una musica incalzante i personaggi, nei loro costumi che, nella loro attualità tradiscono ritagli d’arte, offrono i loro sguardi accesi, nel loro incedere ci sono tutti i loro desideri, la loro determinazione, il loro essere giusti, ognuno a modo suo e, come specchio, affidano al pubblico la loro stessa ricerca. “Il pedagogo, e non l’allievo, deve mettersi in discussione; ogni allievo è un mondo diverso, quindi un metodo non può andar bene per tutti.” “Ti saluto fratellino, ti saluto Truffaldino, ti saluto… Arlecchino!”

Enrico Vulpiani

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