ALLA SCOPERTA DEL PERCORSO EVOLUTIVO DEL BURLESQUE COME LIBERAZIONE DELLA FEMMINILITA’

Seconda parte

Nella scorsa uscita ci siamo lasciati con l’introduzione ufficiale delle gambe all’interno del musical “The Black Crook” a Broadway nel 1866.

Nasce così il “Naked Drama” dove i furbi impresari cominciarono a portare in scena sempre più spesso parti di spettacolo in cui le ballerine mostravano le gambe.

Una delle donne che ha segnato la storia del burlesque è Lydia Thompson con le sue “British Blondes” nel 1868.

Per le sue ragazze la Thompson prevedeva la maglia e un gonnellino, lungo circa un piede di sottilissima mussola, inoltre le ragazze erano conosciute con il nome proprio e acquisirono quindi una propria notorietà.

Alcune compagnie resero ancora più audaci gli spettacoli attraverso l’inserimento di qualche doppio senso nei dialoghi ad esempio la compagnia delle Barrison Sisters che inserì un ritornello “Would you like to see my pussy?” dove con un gioco di parole si faceva riferimento alle parti intime femminili, tabù per eccellenza, diventate così “la micetta”.

La compagnia di May Howard invece era famosa per avere ragazze molto rotonde, che non pesassero meno di 68-70 kg.

Il pubblico era felicissimo di essere stuzzicato e godere di quelle che erano le emozioni più sincere e naturali suscitate dal gentil sesso.

Finalmente si allentava la stretta del rigido perbenismo e dell’ipocrisia che aveva imbrigliato le pulsioni umane trasformandole in peccato.

Mentre le artiste americane piano piano scoprivano i loro corpi, nella madrepatria nel 1869 venne riconosciuto il movimento delle suffragette che rivendicava a livello nazionale il diritto di voto delle donne.

Era in atto una progressiva ed inarrestabile emancipazione delle donne, non solo le artiste rivendicavano la loro libertà sul corpo e sulla mente, ma anche le donne borghesi.

Le donne stavano mettendo in discussione quegli schemi preparati per loro a cui si erano sempre dovute piegare, erano pronte a scegliere per loro stesse e ad imporsi nella società.

Un’importante svolta allo sviluppo dell’intrattenimento che aveva come protagoniste le donne, si ebbe con la contaminazione con la danza del ventre.

Durante la World’s Columbian Exposition Midway a Chicago, 1893, la ballerina Little Egypt (Farida Mazar Spyropoulos) portò all’interno di uno dei padiglioni esotici questa danza che suscitò doppiamente scalpore sia per le movenze sensuali assolutamente inconcepibili per il pubblico 800esco, sia per la nudità del ventre.

Sam T. Jack, che già nei suoi spettacoli proponeva di nudo attraverso i “quadri viventi” della moda inglese, fu il primo ad inserire la danza del ventre, ed è da questo momento in poi che le ballerine vengono chiamate “danzatrici esotiche”, ossia tutte le performer che fanno dell’intrattenimento attraverso i movimenti del corpo piuttosto nudo.

Il termine di “Exotic Dancer” per indicare le performer diventa così comune che, quando Jeannie Lee decide di fondare una comunità artistica la chiama “The Exotic Dancers League” e quando, successivamente, la sua amica Dixie Evans decise di aprire un museo con tutti i cimeli raccolti da Jeannie a testimonianza del percorso storico dell’arte del burlesque, lo nomina l’“Exotic World Museum” (oggi “Burlesque Hall of Fame”).

Dixie inoltre crea l’annuale “Miss Exotic World Paegeant and Striptease Reunion” la cui particolarità è quella di dedicare una serata alle leggende, le Old Stars, sempre onorando il fatto che l’età non impedisce di intrattenere il pubblico e che le femminilità cambia con il tempo ma si può sempre vivere in tutte le sue realtà e sfaccettature.

Si conclude qui questo secondo capitolo sulla storia del Burlesque, ora che tutto il corpo femminile è stato svelato non ci rimane che scoprire i passaggi nello sviluppo dell’Arte dello Spogliarsi.

Eleonora “Spicy Cookie” Semprini

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