Come in un film di Muccino
di e con Alessandra Merico
Roma, Teatro Marconi, 9 luglio 2023
Intro: “Il tema del mio monologo, microfono alla mano, sono i drammi. Figlie delle eroine greche, noi, Giulie moderne, ci aggiriamo nella società a rimettere in piedi le nostre trame preferite. Una su tutte: la triangolazione. Primo dramma: trovare qualcuno che sia emotivamente indisponibile, che ti metta sempre al secondo posto. E sul podio prima di me ho visto di tutto, dalla madre a un’altra donna, da una ex a un’amica, persino un cane ha vinto la medaglia d’oro a mio sfavore. A seguire i drammi familiari, da quelli dei parenti più stretti a quelli più lontani, i problemi dei quali, non si sa come, riescono comunque a riversarsi sulla tua vita. In seguito i drammi quotidiani: dal cercare parcheggio al trovare il giusto ginecologo, il giusto parrucchiere, la palestra che non ti faccia sentire inadeguata, l’estetista che non ti lasci coi peli a ferragosto, un’amica single con cui poter continuare ad avere una vita sociale. E, per finire, come non parlare del dramma più importante di tutti: quello generazionale. Una generazione, la mia, che è stata illusa su tutto”
Parafrasando il melodramma Mucciniano, fil rouge dello spettacolo, sul palco estivo del Teatro Marconi l’eclettica Alessandra Merico si è cimentata con un tragicomico one woman show, spaziando dalla stand up comedy al cabaret, contando su una scenografia essenziale ma perfettamente funzionale al suo show: una sedia ed un enorme palloncino a forma di cuore.
Muccino e i drammi dell’amore, da quell’Ultimo Bacio che segnò la vita di tante adolescenti, fino al definitivo Baciami ancora, sono il fulcro del lungo monologo della Merico, che parte proprio dalla scena della litigata del primo film e sulle note indimenticate di Carmen Consoli per dar il la al racconto della vita della giovane Alessandra; un racconto che è la storia di tante ragazze della sua età, cresciute con l’esempio dei cartoni animati giapponesi prima e i melodrammi mucciniani poi, per sviluppare un rapporto con l’amore mai facile. Sulle aspettative ed i traumi che i cartoni delle nostre generazioni hanno generato si è detto e scritto tanto; la Merico affronta l’argomento con leggerezza ed ironia, facendo una classifica di quelli più tragici, evidenziando così quella che è la sua passione più grande: i drammi, appunto. E di dramma in dramma, sempre con l’umorismo tipico della stand up comedian, Alessandra intrattiene il pubblico con episodi del suo passato e del suo presente, dalle amicizie alle difficoltà nel trovare l’amore, dai rapporti familiari alla quotidianità spicciola. Ad intermezzare il suo lungo monologo, una Merico trasformista inanella sketch da cabaret puro, passando da una parodia delle giovani vuote di oggi a quella di una mamma che, sul ritornello di “sei bella così come sei”, titolo di un suo fantomatico libro, esprime tutt’altro; simbolo anch’essa, come la prima, a suo modo, di una società sempre più superficiale e priva di valori.
Ecco, il grande pregio dell’esuberante Merico è proprio la capacità di raccontare piccoli episodi descrivendo però verità ben più ampie, empatizzando allo stesso tempo con il pubblico e portandolo non solo a ridere delle sue battute, ma finanche a riflettere. Battute, c’è da dirlo, mai scontate né tantomeno volgari; facile far ridere con una battuta ‘sconcia’ da cinepanettone o con una barzelletta ‘sporca’, lo è molto meno usando un umorismo fine ed arguto che rimane però sempre alla portata dello spettatore. Un umorismo alla Woody Allen, privo però dei suoi tratti più cervellotici, in perpetuo equilibrio tra micro e macro, tra la storia di Alessandra e quelle di tutte le Alessandre del mondo. Un equilibrio delicato e precario come quello di un funambolo da circo, che la Merico padroneggia con stile e professionalità; ma non siamo, in fondo, tutti in equilibrio precario sulla fune della vita?
Michela Aloisi