I PRIMI ANNI DEI KISS RACCONTATI DALLA CREW

Come nasce uno spettacolo mastodontico

PETER “MOOSE” ORECKINTO, MICK MUNROE, J. R. SMALLING, MICK CAMPISE – IN TOUR CON I KISS – TSUNAMI – 2016

Formato cm 20 x 15 – Pagine 356 b/n con inserto foto a colori 16 pagine

In tour con i Kiss 1

Traduzione Barbara Caserta

 

Cosa c’è dietro ad uno spettacolo di dimensioni gigantesche come quello che si sono costruito fin dall’inizio i KISS?

A parte il naturale talento e la bontà della proposta musicale, per i tempi altamente innovativa, la risposta è semplicissima: muscoli, sudore, fatica, senso del rischio, senso della sfida.

Ecco, la sfida, questo sembra essere l’elemento ad aver avuto un ruolo chiave nella scelta di questi quattro elementi che, poco più che ragazzi, accettano di buon grado un lavoro massacrante e scarsamente pagato per un motivo essenziale: ci credono!

Credono che questi quattro musicisti vestiti e truccati da supereroi siano destinati a conquistare il mondo, e a posteriori non nascondono assolutamente la propria fierezza di non essersi sbagliati.

Il racconto è pieno di episodi dietro le quinte dei primi, forsennati spettacoli dei KISS, quando spazzavano letteralmente via dal palco i gruppi per i quali aprivano, finchè questi, talvolta dopo una sola serata, non li volevano più come opening act. Semplicemente, salire sul palco dopo i KISS era una battaglia persa per chiunque.

C’è la mano di Peter Oreckinto che esplode con una bacchetta difettosa (o sabotata, secondo la ricostruzione dei fatti dell’interessato) salvando in sostanza la carriera di Peter Criss; ci sono le pupe di facile acchiappo incontrate in ogni città, perfino quelle passate tra la crew ed elementi della band stessa; ci sono le migliaia di chilometri macinati tra una città e l’altra, pur di suonare sempre e comunque dappertutto; ci sono gli scontri verbali con la Polizia, quelli con lo staff dei locali, spesso spaventati dagli effetti speciali dei KISS, ci sono le tante circostanze in cui i quattro vedono letteralmente la morte in faccia.

Mick Campise è effettivamente scomparso qualche anno fa, ma per fortuna numerose sue testimonianze sono comunque presenti nel libro grazie ad alcune registrazioni eseguite nel 2002, durante una rimpatriata della crew, anzi della TOKK (The Original KISS Krew), come loro si definiscono.

E ci sono soprattutto le tante volte in cui risolvono i problemi ai KISS sulla propria pelle, o salvano la vita ad uno di loro, nella circostanza Ace Frehley, che, completamente sbronzo, sta per affogare nella vasca da bagno. L’emozione di circolare negli stati Uniti, nei brevi periodi di pausa, con un membro dei KISS senza che questi fosse riconosciuto, ricordando che negli anni ’70 l’idea rivoluzionaria del trucco comprendeva perfino l’identità segreta.

Tutto avvincente, tutto vita on the road, a parte le malinconiche note finali, il benservito ricevuto dal management altamente professionale che ha “preso in gestione” i KISS nella primavera del 1976, quando le cose si stavano facendo serie davvero e il successo stava diventando mondiale, e anche una punta di stoccatina alla band, nonostante l’enorme affetto e la soddisfazione del contributo fornito a crearne il mito, per non aver mantenuto certe promesse fatte in momenti di scarsa abbondanza e poi non mantenute quando l’abbondanza è arrivata. Tutto raccontato in modo semplice e diretto, grazie alle testimonianze dei quattro e alla consueta praticità della traduzione di Barbara Caserta

Ma a parte questo è davvero un punto di vista alternativo molto interessante dal quale analizzare ed apprezzare i motivi di un successo inevitabile.

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