ALESSANDRO TOZZI & MAX LUCAMARINI – SE ROMPE SEMPRE QUAKKEKKOSA
Collaborazione ai testi Marco Perroni & Marco Laurentini
Regia Max Lucamarini & Alessandro Tozzi
Regia audio e luci Maurizio Agostini
Foto Alessia Prodan
Con Alessandro Tozzi, Max Lucamarini, Pierluigi D’Addario
Roma, Sala RomaTeatri, 28 e 29 ottobre 2016
Rieccolo dopo due anni di naftalina l’irriverente spettacolo di Ale & Max dal sibillino titolo Se rompe sempre quakkekkosa, naftalina forzata visti gli impegni di varia specie dei due protagonisti.
E non tradisce, nonostante qualche parte che sembra necessitare ancora una passata d’olio: sempre sugli scudi Max che ripropone i numeri del fachiro, successi televisivi datati ma sempre esilaranti, alternandoli con il personaggio del poeta di borgata, garantendo sempre la sua consueta e verace espressività. Risate e applausi in quantità per le capacità mostrate, e anche per la bizzarria del “costume di scena”.
Dal canto suo Ale sembra aver arricchito i suoi monologhi incentrati sulla crisi della nazione e del lavoro, infervorandosi particolarmente quando si tocca l’argomento della politica; molto convincente in questi passaggi in cui l’atmosfera si riscalda, ma comunque sempre con le idee chiare e con il suo stile, che prevede anche piccole pause di ritmo.
Poi la sorpresa, Gigi, dapprima nelle vesti di un’improbabile valletta, poi in un piccolo monologo di sua creazione, passando attraverso comparse di spalla agli altri due in alcune scenette, con un’invidiabile sicurezza nonostante sia alle sue prime apparizioni teatrali.
In mezzo, le scenette, spesso travolgenti nei contenuti e nell’interpretazione, in cui è spesso Max ad interpretare da par suo il personaggio più folle, con Ale di spalla e talvolta anche Gigi con la sola presenza. Scenette in cui alla semplice follia raccontata si aggiungono siparietti col pubblico e col fonico, in alcuni casi perfino tra loro, tra le pieghe di testi per così dire… elastici.
Così facciamo conoscenza con uno squallido avvocato sempre perdente, con l’uomo delle pulizie di Montecitorio a conoscenza di certi “segretucci” dei nostri politici, con un dentista piuttosto improvvisato, e con un corruttibilissimo arbitro di calcio.
Tutti sketches in cui il finale non è mai prevedibile, con una certa romanità ma mai troppo marcata, salvo forse il monologo sui politici di Ale. Musichette, effetti sonori e voci fuori campo completano il quadro di due serate divertenti, in una sala, quella della RomaTeatri, che recentemente sta aprendo, anzi spalancando le sue porte al cabaret, questa realtà un pò dimenticata da qualche anno a Roma e che forse merita delle nuove possibilità.