La giovane scrittrice marchigiana Beatrice Simonetti, classe 1994, ha esordito con il suo primo romanzo fantasy Rodion, pubblicato da Delrai Edizioni alla fine del 2018. Un racconto ucronico e distopico che analizza e descrive l’umanità in un mondo in cui la seconda guerra mondiale è stata vinta dai nazisti.
Rodion è il tuo primo romanzo. Un romanzo ucronico, ove l’andamento della storia prende una piega totalmente diversa dagli eventi storici in cui è ambientata. Come nasce l’idea?
Rodion è una storia umana.
È la narrazione di eventi possibili ma mai avvenuti che nascono da una riflessione di natura etica: quando per la prima volta mi interessai ad argomenti storici, nulla ebbe maggior rilievo per me degli eventi della Seconda Guerra Mondiale.
Erano storie di orrori, di dolore ma anche di speranza, di coraggio e di atti di grande umanità nascosti nel trambusto della violenza. Da qui ho pensato a cosa sarebbe successo se quegli eventi si fossero protratti in un diverso destino, diffondendosi nel tempo come una goccia al contatto con l’acqua.
Rodion è figlio anche dell’amore che ho per la Russia, per questo paese così affascinante e misterioso che ha dato i natali ad un uomo come Dostoevskij, a cui mi sono ispirata per il nome dell’opera. È proprio dal dilemma morale del protagonista di Delitto e Castigo che è nata la mia idea. Lo stesso titolo dell’opera, nonché nome del protagonista, è un tributo al Rodion Raskol’nikov di Dostoevskij, mentre a ispirare la creazione dei campi di isterilimento presenti nel romanzo sono stati invece i grandi classici della narrativa distopica, quali 1984 di Orwell, Il mondo nuovo di Aldous Huxley e My di Zamjatin.
Volevo che questi campi da lavoro costituissero una realtà a parte, troppo distante dal mondo al di là ma non così diversi dalle atrocità alle quali siamo andati incontro nel secolo precedente. Insieme a Delitto e Castigo, anche Puškin ha fatto la sua parte, ispirandomi con le storie dei suoi “piccoli uomini” che cercano di ribellarsi contro un sistema stringente. Questo mi ha spinta a ricercare a mia volta l’umanità, ciò che è in penombra, nel “sottosuolo”.
Mi ha ispirata anche l’immersione nella natura. Vivo a Castelfidardo, a pochi passi da una selva che è stata teatro di una delle battaglie più importanti dell’unificazione d’Italia: la battaglia di Castelfidardo del 18 settembre 1860.
Il contesto è nato invece dalla mia passione smodata per la storia e la fantascienza. Nella loro fusione volevo dare la mia personale risposta a quello che credo sia il quesito di un’epoca. Ovvero: che ne sarebbe stato del nostro mondo se la Seconda Guerra Mondiale avesse avuto esisti differenti?
In generale sono una persona molto curiosa e spesso tento di guardare al di là, per vedere le cose in maniera differente e coglierne ogni sfumatura possibile.
Svelando qualcosina ai nuovi lettori, cosa puoi raccontar loro di Rodion affinché li incuriosisca?
Rodion è una storia di speranza, di rivincita, di umanità, sulla presa di coscienza di sé stessi.
La storia inizia subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. La guerra è finita ma la storia non ha seguito il suo lineare andamento delle cose. A vincere sono stati i nazisti e a pagare il prezzo più alto sono tutte le popolazioni reputate inferiori. Con il trionfo del nazismo subentrano molti dei precetti che il Führer aveva presupposto nel suo programma: i Lager vengono smantellati e adesso sulla scena ci sono i campi di isterilimento, dove a cadere sotto la scure del partito è proprio il popolo russo, lo storico rivale di sempre, ora costretto sotto il giogo dell’altra nazione.
Quella di Rodion non è una storia facile da digerire, è un percorso di crescita, di cambiamenti, perché quando subentra l’orrore ogni cosa è destinata a mutare. Può dunque sopravvivere l’umanità oltre le barbarie degli ideologismi oppure è destinata a soffocare?
Quali sono gli autori che ti hanno ispirata per intraprendere la stesura di questo tuo primo romanzo?
Essendo un’amante della letteratura russa mi sono sempre ispirata ai grandi classici.
Ripetendo quanto ho già affermato, sono cresciuta con le opere di Dostoevskij e i suoi romanzi polifonici. Oltre alla letteratura russa ho sempre amato i classici della fantascienza e della narrativa distopica. Nello specifico mi ha segnata la lettura di 1984 di Orwell, un capolavoro indiscusso.
Se la storia fosse andata come descritta nel tuo romanzo, a quale presente (e futuro) l’umanità andrebbe incontro?
Sarebbe un mondo estremamente differente, quello in cui ci ritroveremmo a vivere, incredibilmente cupo, oserei dire.
Il partito parla secondo un’unica voce e il pensiero unico non prevede alcun tipo di confronto.
Dunque vivremmo in una realtà in cui non ci sarebbe alcuno spazio per la singolarità.
Il pericolo più grande sarebbe rappresentato dalla forma di pensiero unico: l’assenza di un pensiero divergente. Ciò indicherebbe l’inevitabile fine di qualunque società.
Quanto di te c’è in questa storia?
Moltissimo.
Gli stessi personaggi di Rodion sono una parte di me. Rappresentano il mio lato ingenuo, ma anche quello più cupo. Sono le mie debolezze, così come i miei punti di forza.
Soprattutto il protagonista, Edmund, è una parte imprescindibile di me. Per la sua creazione mi sono ispirata alla me di allora.
Volevo raccontare la storia di un essere a metà. Il protagonista era come me, una Beatrice divisa tra l’adolescenza e la maturità.
Hai avuto molte difficoltà nell’individuare l’editore giusto per il tuo romanzo?
Inizialmente ho avuto un’esperienza con un’altra Casa Editrice che purtroppo non è andata a buon fine, nonostante ricevessi attenzione da parte loro.
Poi, grazie al consiglio di un’amica, ho trovato la Delrai Edizioni e ho voluto fare un tentativo.
Seguendo la Casa Editrice sui social ho scoperto che il rapporto tra gli autori e l’editore era davvero incline a ciò che io speravo di trovare.
Mi reputo davvero fortunata a fare parte di un team così affiatato, di una Casa Editrice che valorizza la qualità di un’opera e la crescita di ogni autore.
La mia editrice mi ha dimostrato apertura e dialogo fin da subito. Abbiamo lavorato tanto sul testo e il suo supporto è stato prezioso.
Stai lavorando a un altro libro?
In questo momento sto lavorando a tre progetti. La prima opera in stesura è il seguito di una storia iniziata e conclusa nel 2018: un fantascientifico post-apocalittico, ambientato in una Boston del futuro.
Sono attualmente in stesura anche altri due romanzi: un distopico ambientato in un medioevo immaginario in cui il protagonista si muove in un’ambientazione di stampo lovecraftiano e uno spi-off di Rodion che spero di concludere entro la fine del 2019.
Dove possono trovarti i lettori? E dov’è possibile acquistare il tuo libro?
Potete trovarmi su Facebook oppure sul mio profilo Instagram .
Rodion può essere acquistato su tutti gli store online ed è ordinabile in tutte le librerie. Vi lascio il link diretto per l’acquisto tramite Amazon, per chi volesse dargli una possibilità: https://www.amazon.it/Rodion-Simonetti-Beatrice-ebook/dp/B07L2CXMV4.
Beatrice Simonetti, nata a Loreto nel 1994 ma originaria di Castelfidardo (AN), studia oggi Traduzione letteraria all’orientale di Napoli, dopo essersi laureata in Lingue e culture occidentali e orientali, ma a prescindere dai suoi studi che l’hanno portata ad approfondire la passione per le culture e per le lingue, soprattutto russo e tedesco, ha sempre avuto un grande amore per la lettura.
Le lettere l’hanno affascinata fin da bambina, per questo ha poi deciso di mettere su carta le sue storie, dando vita a nuove realtà con cui spera di coinvolgere chi come lei non può
fare a meno dell’immaginazione.