Intervista a Giovanni Bufalini

“Da sempre”, sorprendente tributo cinematografico alla cultura e alle tradizioni della sua città, verrà proiettata nuovamente a Orvieto il 26 aprile

Umbria, ultima frontiera. O forse la prima. Perché per Giovanni Bufalini, film-maker già apprezzato in svariate occasioni, girare “Da sempre” è stato come tornare alle origini, ritrarre cioè la sua Orvieto in uno dei momenti più attesi e importanti per tutta la cittadinanza: il Corpus Domini, processione accompagnata da una rievocazione storica il cui rituale è al tempo stesso tradizione popolare, forma d’arte, atto di fede, momento di forte aggregazione sociale ed evento spettacolare assai apprezzato da tutti coloro che hanno la fortuna di assistervi.

Soltanto che con l’irrompere sulla scena mondiale del Covid e delle restrizioni pandemiche il progetto iniziale è andato incontro a inevitabili modifiche, per cui la pur brillante e personale rappresentazione documentaria di quegli intensi  momenti si è ibridata più volte, diventando innanzitutto testimonianza di un’epoca difficile, terribilmente complicata; ma anche docu-fiction ariosa, dai mille risvolti, in cui gli stessi stilemi del western, del fantasy e dell’horror vengono ad arricchire un lavoro che è omaggio alla città di Orvieto e alle sue tradizioni storicamente più rivelanti, come pure caleidoscopio da cui emergono con humour sanguigno e genuina passione intuizioni cinematografiche d’ogni tipo. Il film lo si potrà rivedere in sala la sera del 26 aprile proprio ad Orvieto. Ma di tutto questo abbiamo voluto parlare, ovviamente, con l’autore del sorprendente “Da sempre”, Giovanni Bufalini.

Negli ultimi anni, Giovanni, ci si è interfacciati spesso in ambito cinematografico, avendo avuto modo il sottoscritto di vedere diversi tuoi lavori. Sempre molto diversi tra loro. E questo rappresenta un primo punto a favore. Ma con una cifra stilistica riconoscibile, pur essendo così differenti i temi trattati, il che aggiunge senz’altro valore al tuo rapporto con l’audiovisivo nelle sue diverse forme. Con “Da sempre” si ha però l’impressione, sin dalle prime immagini, che a livello personale il livello di coinvolgimento sia cresciuto in modo esponenziale. Sintetizzando: come è nata in te l’idea di questo atto d’amore nei confronti di Orvieto? E cosa rappresenta la processione del Corpus Domini per la tua famiglia?

Orvieto è uno stato mentale, per chi è orvietano come me. Se abiti lontano per seguire le tue inclinazioni, tendi a proiettare nel tuo luogo di origine la Nostalgia nella sua accezione più romantica.

Il Corpus Domini per Orvieto è l’evento identitario che una volta l’anno unisce una città storicamente divisa, pure sulla Divina Commedia. Il racconto di come nella tradizione di fede, arte e cultura si possa costruire una rinascita.

E’ stato naturale dunque per me raccontare la mia Città, attraverso questa potente metafora che con amore e un po’ di sana ironia ne mette in luce anche le potenti contraddizioni. Come in tutte le famiglie che si rispettino.

Piccolo detour personale, alla “Dottor Divago”: ultimamente ci siamo imbattuti in diversi documentari che affrontano temi culturali validi e spesso a soggetto storico, ma senza alcuna pedanteria, in modo eclettico e assai piacevole da seguire. Ci vengono subito in mente le spigliate docu-fiction di Diego Schiavo e Marco Melluso sul Conte Mattei, oppure su Matilde di Canossa. Anche Da sempre pare sfuggire alle restrizioni del documentario tradizionale, inglobando con naturalezza le più svariate tracce, dal resoconto in soggettiva del periodo pandemico alle parafrasi di genere, dalla docu-fiction in costume alle scenette umoristiche, senza però mai perdere contatto con la Storia e la Tradizione. Cosa puoi dirci di questo approccio tematico/stilistico?

Abbiamo iniziato le riprese del film nel 2019 quando la pandemia era ancora ignota, con una sceneggiatura scritta che poi il 2020 ha reso inutilizzabile. Per gli aiuti economici che sono poi venuti meno, e che non avevamo nemmeno più il coraggio di richiedere, c’erano solo due possibilità: fermarci e realizzare un cortometraggio con quello che avevamo fatto o andare avanti e raccontare quello che ora andava raccontato. Abbiamo scelto di farcela.

La forma finale è quindi quella di un film grunge, che mischia la realtà dei giorni nostri, nelle mie conversazioni con i tanti protagonisti della vicenda, ai repertori antichi che partono dai filmati in pellicola anni ’50, assieme con la finzione reinterpretata nella mia versione personale dei fatti storici.

Stefano Chiodaroli, il protagonista del film che sfila nel Corteo del 2019 prima che cambiasse il mondo, contemporaneamente, nel 1263 durante la pestilenza in parallelo alla pandemia odierna, è anche il Messere che scorta assieme al Vescovo le Sacre Reliquie del Miracolo Eucaristico da Bolsena a Orvieto, mentre un oscuro Mendicante li perseguita e cerca di farli desistere. In un medioevo fantasy con echi all’Armata Brancaleone.

Domanda quasi scontata, immancabile, per chiunque conosca i tuoi precedenti lavori (e i tuoi gusti). Pure qui l’immaginario western e quello orrorifico fanno capolino, a più riprese. Come ti sei sentito a gestire questi inserti, a nostro avviso riusciti, che comunque dicono molto di te?

Sono i due Generi, tra i tanti, che maggiormente mi scorrono nelle vene. Mi viene naturale dunque raccontare attraverso quei codici che per loro stessa natura meglio si prestano ad essere contenitori di significati più ampi e universali.

Quanto lavoro ha richiesto invece la ricerca dei materiali di repertorio e lo studio dei ruoli più importanti della rievocazione, di chi li ha incarnati nel corso degli anni, essendo qualcosa di così sentito in città?

Il lavoro di ricerca, in questo tipo di film è la parte più lunga e complessa.

La lavorazione del film è durata complessivamente tre anni, cinque settimane reali di riprese a più intervalli tra un lockdown e l’altro, con oltre venti ore di materiale girato. L’archiviazione delle immagini d’epoca, mentre intanto andava avanti il reperimento dei repertori, dettava la linea da seguire man mano con gli intervistati.

Siamo anche riusciti a filmare in esclusiva e per primi al mondo le Reliquie Minori del Corpus Domini, con un permesso speciale del Vaticano. Le immagini inedite della borsa originale del Miracolo Eucaristico con il quale il Sacro Lino macchiato del sangue uscito dall’ostia consacrata è stato portato da Bolsena ad Orvieto. Poter toccare con mano un reperto archeologico del genere che, per chi crede, è alla stregua del Sacro Graal, è stato uno dei momenti più emozionanti delle riprese del film.

L’amatissima processione, prima e dopo la pandemia: come hai gestito emotivamente i cambiamenti che avvenivano nel mondo, avendo ripercussioni così profonde anche sul tuo film?

Con grande rispetto. Al di la di tutto, questo film rimarrà nel suo piccolo come testimonianza degli anni difficili della pandemia globale, in un racconto in prima persona e sul campo sicuramente più originale di molte altre pellicole uscite in contemporanea, con la gente sul balcone e la chitarra in mano.

Breve parentesi umoristica (e stilnovista): tra i detour più piacevoli del film, gusto personale, la poetica lettura del menu da parte di tale Riccardo Pieretti nelle vesti dell’Oste. Come è nata questa intuizione?

La mia idea era quella di mettere in scena attraverso il rimatore medievale, figura storica ripresa poi da molti anche nella contemporaneità, l’ode ai prodotti tipici enogastronomici della mia terra che fanno parte della nostra Cultura più profonda. Abbiamo lavorato al testo assieme a Riccardo, un giovane attore orvietano talentuoso che si sta facendo notare soprattutto a teatro a livello nazionale.

Notevole anche l’impatto delle musiche e della canzone sui titoli di coda. Qualcosa a riguardo?

Stefano Profeta, l’autore della bellissima colonna sonora originale del film con il quale collaboro ormai da anni, ha tessuto il tema principale a partire proprio dai suoni di Tamburi e chiarine del Corteo Storico di Orvieto. Ci sono poi altri pezzi musicali di Massimiliano Pace e il brano “il Ramo” di Andrea Veltroni, arrangiato appositamente in questa nuova versione, che alla fine del viaggio di ritorno dal medioevo riporta alla modernità nei titoli di coda del film.

Sono i musicisti con i quali mi piace sempre costruire assieme la narrazione, parte integrante dell’emozione del mio racconto.

Per finire, noialtri abbiamo beneficiato di una “visione privata”, ma la premiere aveva avuto luogo a gennaio scorso proprio ad Orvieto, dove il film verrà proiettato ancora ad aprile… vuoi lanciare questo nuovo appuntamento e raccontarci, in breve, le emozioni (che immaginiamo particolarmente forti, date le circostanze) della prima?

 

DA SEMPRE è un film realizzato in modalità partecipata da una intera comunità, dopo il successo ottenuto alla prima su prenotazione dell’ 8 gennaio, davanti a 500 persone nel prestigioso Teatro Mancinelli di Orvieto tutto esaurito, il film è uscito ufficialmente in sala in Umbria a più riprese, anche nei matinée per le scuole.

Tornerà nuovamente a grande richiesta nella serata di martedì 26 Aprile alle ore 20.00 al Cinema Multisala Corso di Orvieto. I gestori del cinema dicono che, pur con i biglietti a un costo adeguato per un film indipendente, sia andato meglio del nuovo Batman. Questo ovviamente riempie di orgoglio sia me che la mia socia produttrice Liliana Grasso, Presidente della Fondazione per il Centro Studi “Città di Orvieto”.

Porteremo il film a Roma, Milano, Napoli e in altre sale selezionate d’Italia che ci vorranno ospitare come nei festival internazionali. Vedremo di cercare anche la naturale collocazione sulle piattaforme TV per un docu-film come questo e non escludiamo l’uscita in DVD,  ricco di immagini fotografiche di backstage e contenuti video aggiuntivi, da conservare sullo scaffale per i vecchi appassionati dell’oggetto fisico.

Vi aspettiamo in sala.

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