Vittorio Messina

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Vittorio Messina (16) Roma, 26 Febbraio 2014, Museo Macro Testaccio

Dal 27 febbraio fino al 4 Maggio 2014 è possibile visitare presso il Museo Macro, museo d’Arte Contemporanea Roma, l’esposizione personale dedicata all’artista siciliano Vittorio Messina.

Il percorso espositivo, curato da Bruno Corà, si articola in quattordici opere, alcune delle quali di grandi dimensioni che occupano quasi per interezza uno dei due padiglioni del Macro preposti alla mostra.

Le opere sono state realizzate tra il 2013 ed il 2014, e rappresentano il culmine e la maturazione artistica del Messina. Una mostra, seppur con opere diverse, che risulta essere in stretta relazione con l’esposizione che si terrà in aprile presso la Kunsthalle di Goppingen in Germania, a cura di Werner Meyer e Bruno Corà.

Le opere presenti presso il Museo Macro rappresentano quindi il massimo linguaggio espressivo del Messina, passando dalle grandi installazioni, quali “Habitat in una regione piovosa” e “Il Villaggio Vicino”, in una costruzione / decostruzione (l’interpretazione è volutamente lasciata al visitatore) degli abitati umani.

Nella prima opera si scava all’interno dell’habitat umano, lasciando l’essenziale struttura abitativa in esposizione. L’opera è composta prevalentemente da materiale edile, con all’aggiunta di alcuni ombrellini colorati al posto del soffitto.

Il Villaggio Vicino”, altra grande installazione composta da blocchetti e corredata anche da alcuni scaffali colorati, è in stretta relazione con l’opera “Preparativi di Nozze”, una serie di tende di seta colorate incastonate in piccoli balconcini in ferro, ciò un po’ a simboleggiare l’atto di affacciarsi sul mondo ed essere al contempo esposti al mondo. Uno dei più grandi riti che si mettono in scena e che si vogliono condividere con il mondo è ancora quello del matrimonio. Due opere che non possono esistere l’una senza l’altra.

A seguire “Quelli che non ci sono”, un’opera composta di abiti eleganti attaccati a delle stampelle che si alternano a stampelle vuote, a simboleggiare proprio coloro che non sono presenti.

Giochi di luce e di incastri per le opere “Sette Poeti Muti”, composti da tubolari al neon che compongono ognuno il nome ed il ritratto del poeta.

Vittorio Messina (19)Il ciclo delle tele “Babel” invece sono ispirate proprio alla leggendaria Torre di Babele, la costruzione di cui si narra nella Bibbia, ove su sfondi che ricordano l’architettonica struttura, vi scorrono lettere, talvolta non in senso compiuto, che compongono frasi che il visitatore può comprendere ed interpretare.

La bellezza delle opere del Messina risiede proprio nell’interpretazione libera che il pubblico sente di poter esprimere, seguendo le indicazioni dell’artista, seppur inducendo a porsi degli interrogativi, in quel paesaggio urbano misto tra costruzione e decostruzione, in un panorama che si va arricchendo o sfaldando, a seconda dei punti di vista, in una visione poetica del viver quotidiano.

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