Guglielmo Poggi sarà presto al cinema nel film “Beata ignoranza” di Massimiliano Bruno.
Lo abbiamo visto nelle pellicole di Smetto quando voglio, Viva l’Italia e L’estate addosso, ma ha calcato anche il palcoscenico teatrale con Romeo e Giulietta diretto da Proietti e Una giornata particolare di Ettore Scola. La musica è un altro elemento chiave per identificare Guglielmo Poggi: è il leader degli Eretica e suona ben sette strumenti.
Nel 2016 ha vinto al MIIF come Miglior attore con il film indipendente Il nostro ultimo opera prima di Ludovico Di Martino.
Seppur giovanissimo, hai già alle spalle una esperienza notevole nel mondo cinematografico. Come nasce la tua passione per il cinema?
Da cinefilo, precoce.
Mio padre mi metteva davanti a grandi film di ogni genere, fregandosene del rating e delle censure. Ho cominciato a comprendere cosa fosse effettivamente il cinema solo di recente, ma la passione è cominciata da bambino, con l’osservazione.
Quando comprendi appieno che il cinema non è soltanto una “semplice” passione, ma diviene una vera e propria professione?
Quando lo fai. Sembra banale ma non lo è; in quanto arte complessa è frutto di diversi percorsi e immaginari che si incontrano per creare una magia che non richiede nessuno sforzo a chi la vede.
Eppure il segreto della magia è proprio nascondere il lavoro che sta dietro per far arrivare solo l’ultima parte del processo, quella sublime.
Basta un giorno sul set o al montaggio a conoscere quella magia, che elimina il superfluo del quotidiano per raccontare la vita in modo sempre unico. E basta un giorno per non poterne fare più a meno.
Qual è il tuo primo film al quale hai partecipato?
“Viva l’Italia”.
Feci due provini, il secondo dei quali davanti al regista, Massimiliano Bruno. Dovevo prendere un treno per Napoli pochi minuti dopo, e Max salutava tutto l’ufficio. Quando finalmente è entrato nella stanza mi sono presentato e sono partito a rappare il testo del provino, poi sono volato a prendere il treno.Lo stesso rap lo avrei fatto in faccia ad Alessandro Gassman, nel film.
La prima volta non si scorda mai ed è verissimo. Alessandro Gassman, Edoardo Leo, Stefano Fresi, Valerio Aprea, tanti colleghi che sono diventati anche amici li ho conosciuti lì.
Dal 23 febbraio sarai al cinema con la pellicola “Beata ignoranza“, di Massimiliano Bruno. Raccontaci di questo film e del personaggio che interpreti.
E’ un film che ci riguarda tutti, che con delicatezza esilarante ci mette davanti a un quesito: che cos’è, ora, l’identità?
Gassman è un insegnante al passo coi tempi, fissato con i social e gli smartphone di ultima generazione; Giallini è un professore vetusto che allontana ogni tecnologia affinché non corrompa la sua integrità intellettuale.
Il mio personaggio, Binetti, uno studente ripetente dal dubbio gusto estetico, dà origine alla vicenda filmando e postando in rete un litigio che avviene in classe tra i due. E per tutta la vicenda li accompagnerà, facendo più danni che altro.
Ti destreggi comunque tra cinema, tv e teatro. Qual è il “palco” che più preferisci?
Per fortuna, finché me li fanno fare tutti, non c’è bisogno di averne uno preferito.
Sono lavori diversi, impossibile non amarli tutti e per me impossibile preferirne uno.
Non è citato il palco musicale, che per me è fondamentale. Forse il concerto rimane per me l’evento più emozionante, è un salto nel buio dove la coordinazione (voce, mani sullo strumento, piedi sui pedali) viene da sé, e se pensi a quello che devi fare, è matematico, sbagli.
Seppure non mi consideri esterofilo mi piacerebbe che in Italia si consentisse agli artisti di frequentare altre discipline, anche lontane dal proprio specifico.
Qual è la prossima pellicola dove ti vedremo protagonista?
Oltre a “Beata Ignoranza”, dal 23 febbraio nei cinema, sono in “The start up”, di Alessandro D’Alatri che uscirà ad aprile. E’ un film molto interessante.
Per vedermi in un ruolo da protagonista c’è “Il nostro ultimo” di Ludovico Di Martino, attualmente in attesa per scoprire se riuscirà ad entrare in corsa ai David di Donatello, un film che purtroppo ha problemi di distribuzione, ma è un prodotto giovane fatto da giovani che è risultato tra i più premiati in Italia nel 2016 in festival nazionali e internazionali.
E’ uno dei lavori migliori in cui ho preso parte, ne vado molto fiero, ne andiamo tutti molto fieri, dovrebbero essercene di più di progetti così puri.
Hai partecipato anche alla pellicola del primo “Smetto quando voglio“, in questi giorni al cinema con il secondo capitolo. Quanto ti sei divertito in quel personaggio? E quanto hai appreso dai tuoi colleghi più esperti?
Maurizio è un pezzo del mio cuore. Per strada qualcuno ancora mi chiede di fargli il tormentone “grande professore!”.
E’ stato molto divertente e formativo, perché Edoardo Leo mi aiutava con le scene e Sidney Sibilia si impegnava sempre a fare cinema, e per il discorso che facevamo prima è stato utilissimo capire cosa effettivamente fosse “fare cinema”.
Ho appreso tanto sui meccanismi della commedia nei film, che sono completamente diversi da quelli del teatro, e i miei colleghi mi hanno mostrato come si può collaborare con un regista per arricchire le scene.
E’ stata un’esperienza incredibile, con alcuni attori ho creato un forte legame di amicizia.
Quale ruolo ti piacerebbe interpretare in futuro?
Un cattivo, cattivo vero, non necessariamente “cool” come va tanto di moda adesso che si fanno i cattivi affascinanti affinché gli spettatori vogliano essere come loro; vorrei interpretare un personaggio che sia puro nel male come gli eroi lo sono nel bene.
Penso al Caligola di Camus che è un mio testo di riferimento, una malvagità che appoggia sempre su qualcosa di atavico e che è assolutamente comprensibile. Altrimenti direi altri film come “Smetto Quando Voglio” o “Beata Ignoranza”, dove i miei ruoli non sono da protagonista ma sono sempre fondamentali per la storia e pieni di caratteristiche “weird”, al limite del border line; è un privilegio per un giovane attore fare caratteri, di solito si è chiamati a ruoli strettamente correlati alla propria esperienza o alla propria età.
Per fortuna ho interpretato sempre personaggi molto diversi da me, di estrazione, età e caratteristiche, dove ho potuto anche sperimentare fisicamente (ho cambiato colore o taglio di capelli a ogni film fatto finora).
Progetti in corso?
Non come attore. Sto lavorando ad un cortometraggio come regista, proveremo a entrare nella selezione ufficiale a Cannes, sebbene sia molto difficile.
Infine ho il mio progetto musicale, gli Eretica, gruppo con cui siamo in finale al Marmo Music Match, una manifestazione importante della scena musicale romana, e in cui ci presenteremo da primi classificati ai quarti e alle semifinali.
Speriamo poi che ci si possa vedere durante la stagione estiva del Globe Theatre, per quello che sarebbe il quinto anno nei panni di Benvolio nel Romeo e Giulietta di Gigi Proietti, dove ho incontrato, oltre al Maestro, amici e collegi da cui non vorrei mai separarmi per tutto quello che mi danno a ogni replica.
In primavera vedremo Guglielmo Poggi nella nuova pellicola di Alessandro D’Alatri “The Start Up“.
Formatosi all’Accademia Corrado Pani e al Centro Sperimentale di Cinematografia, Guglielmo Poggi ha lavorato e lavora moltissimo anche in teatro, difatti è in procinto di terminare la tournée con lo spettacolo “Mar del Plata” di Claudio Fava.