Dovrebbe debuttare a maggio Framed, cortometraggio noir di impronta satirica che appare assai promettente, stando alle prime immagini pervenute. Lo strumento scelto dal regista Marco Jemolo per raccontare questa piccola storia è l’animazione in stop-motion. Un terreno complesso a livello realizzativo ma di grande fascino. E in estate, quando era ancora in corso una campagna di crowdfunding per lanciare il progetto, ne avevamo parlato proprio con l’autore, nell’intervista che vi andiamo ora a riproporre.
Al regista di Framed, Marco Jemolo, vorremmo innanzitutto chiedere quale sia la sua esperienza nell’ambito dell’animazione e qualcosa di più specifico sulle tecniche che verranno utilizzate nel cortometraggio.
Ho iniziato a interessarmi del mondo dell’ animazione mentre scrivevo la mia tesi di laurea. Mi interessava l’idea di poter creare mondi cinematografici senza avere riferimenti fisici quali attori, set o macchine da presa. Una sorta di grado zero del cinema. Uno strano mondo in cui la libertà espressiva è assoluta ma le regole realizzative sono ferree. La mia ricerca per Framed è partita da questi assunti. Quando ho scelto di utilizzare la stop-motion, ho dovuto ricondurre molte delle mie teorie a un piano più concreto: si tratta di una tecnica che impone una profonda relazione con i materiali utilizzati. Il bello di tale tecnica è che il rapporto con la materia non si stabilisce solo sul set, ma anche nel buio della sala cinematografica: lo spettatore, seppur messo di fronte a dei personaggi animati, ne percepisce il peso, la corporeità, lasciando che l’incredulità lasci il posto al coinvolgimento.
Per quanto riguardo l’approccio narrativo, cosa ci dobbiamo aspettare dalle tematiche di sapore esistenzialista e dal richiamo al noir, con cui ci viene presentato Framed?
Quello che abbiamo cercato di mettere su è un vero e proprio film. Centrato sulla sceneggiatura, sugli snodi drammaturgici, i colpi di scena. Abbiamo voluto che ogni incredibile e fluido movimento di FK fosse supportato da una storia che potesse risultare salda in ogni sua direzione. E la struttura stessa del noir si presta a questo gioco. Tutto questo vive nel virtuosismo tecnico della squadra di animazione, una caratteristica che gli amanti del genere esigono sempre di più.
Per quanto concerne invece le voci dei personaggi, come è stato coinvolto nel progetto un attore che stimiamo molto come Guglielmo Favilla, vero e proprio alfiere del cinema indipendente italiano?
Le proposte sono state poche e ben mirate proposte. L’intenzione era quella di restituire al nostro lavoro la complessità di un film. Era l’uomo e l’attore poi che ci interessavano. A FK, il nostro protagonista, Favilla restituisce al meglio entrambe le caratteristiche. E’ un giovane uomo intelligente e di cultura oltre che un meraviglioso attore. Il lavoro è stata una full immersion di pochi giorni e una sessione, in sala d’incisione, di “gioco” incredibile e senza regole.
Ultimo ma non ultimo, Framed, sarà accarezzato dalla voce di Dario Penne. Siamo sicuri che questo attore non abbia bisogno di presentazioni. E’ un regalo prezioso per il nostro film.
Leggendo le note relative alla produzione ci ha molto stimolato l’idea di “cultura partecipata”. Cosa si intende di preciso, da parte dei realizzatori del corto?
Siamo troppo spesso abituati a pensare alla cultura come un ingombrante soprammobile da spolverare quando vengono i parenti.
La Cultura è viva. Viva e vegeta.
Prima di tutto ci avvaliamo degli strumenti che la legge cinema ci ha fornito negli ultimi anni. E vorremmo dire: era ora!!
Secondo poi la nostra intenzione è quella di creare, grazie alla cultura, una rete di contatti che riesca a sfruttare le sinergie ed esaltare i reciproci talenti grazie a questo strumento multilivello e multi sfaccettato che è la cultura stessa.
Stiamo anche lavorando ad una serie di prodotti che allungheranno il ciclo di vita di Framed.
Che esiti ha avuto la campagna di crowdfunding avviata per sostenere la realizzazione di Framed?
La campagna ha superato il suo goal con due settimane di anticipo, ma abbiamo deciso di lasciarla aperta. Sono stati tanti quelli che ci hanno rivolto un pensiero ed è un forte attestato di stima nonché un’iniezione di fiducia. E non abbiamo certo intenzione di tradire i nostri fan!! Cerchiamo, attraverso i video e le foto presenti sulla campagna e sulle nostre pagine social, di restituirvi l’atmosfera che si respira sul set. Entusiasmo, gratitudine e una bella dose di sorriso. Sempre.
Nell’ultima settimana abbiamo anche ricevuto il sostegno di alcuni “illustri illustratori” (il gioco di parole ce lo volevamo concedere!!). Lasceranno il segno omaggiando il nostro film con delle tavole ad esso ispirate. Che onore!
Questo e molti altri i segnali che ci fanno ben sperare: dalle visite sul set ad articoli su importanti magazine di settore si parla di un piccolo film non ancora terminato!
Per finire, cosa si può dire riguardo al coinvolgimento di svariati enti e istituzioni torinesi?
Torino si dimostra sempre più la nuova culla del cinema italiano. La Film Commission, in primis, ci sta ospitando e ci coccola nei suoi bellissimi spazi. La Sezione di Animazione del Centro Sperimentale di Cinematografia ci ha fornito giovani e volenterosi stagisti, così come l’Accademia Albertina delle Belle Arti. Quattro giovani artisti che stanno lavorando con noi e stanno imparando a respirare il set. Una grande opportunità di crescita reciproca. E non parliamo di “scambio di danaro” ma intenso fluire di idee. Anche questa è Cultura partecipata!