Intervista alla band Piccoli Omicidi

Incontriamo Piergiorgio Bonezzi, leader e compositore de i “Piccoli Omicidi”.

Piccoli OmicidiBenvenuti sulle nostre pagine. Lo so che ve lo avranno chiesto in tanti ma… perchè “Piccoli Omicidi“?
Il nome Piccoli Omicidi, in realtà, non ha nulla di macabro. Già l’abbinamento tra le due parole è un paradosso. Un omicidio non può essere piccolo, o lo è o non lo è.

Nella mia visione, tutte le cose che racconto nelle canzoni sono piccoli omicidi. Se diamo un volto alle nostre paure, alle nostra ansie, alle nostre complicazioni quotidiane, forse è più facile combatterle ed ucciderle.

Da qui il nome Piccoli Omicidi, non abbiamo intenzione di uccidere nessuno, solo eliminare le cose che turbano la nostra esistenza, giorno per giorno.

Il 21 Novembre è uscito il vostro disco d’esordio “Ad un centimetro dal suolo“, prodotto da Paolo Benvegnù. Come ci si finisce ad un centimetro dal suolo?
Diciamo che le chiavi di lettura nel titolo del disco, possono essere molteplici. Ad un centimetro dal suolo probabilmente ci siamo trovati tutti prima o poi nella vita.

Quel giorno che eravamo talmente felici, innamorati e appassionati, che ci sembrava di non toccare terra, oppure quella volta in cui stavamo per toccare il fondo eppure quel piccolo spazio d’aria che ci separava dalla fine, ci dava ancora speranza.

Un centimetro è uno spazio relativamente piccolo, ma magari sufficiente e anche necessario per separare l’uomo, che da sempre è istintivo e passionale, dalla concretezza del suolo, che a volte lo intrappola in maniera eccessiva.

In che modo avete lavorato con Paolo Benvegnù? Quanto il suo apporto ed esperienza ha influenzato i “Piccoli Omicidi“?
Ad un certo punto, durante il corso dei lavori, mi sono reso conto che serviva un orecchio esterno, una persona che non fosse così coinvolta nel progetto che potesse sdoganarci da noi stessi ed avere una visione più critica del prodotto.

Conobbi Paolo Benvegnù nel 2006, ad un seminario sulla musica e la scrittura, e gli proposi il mio materiale.
Pensai che fosse la persona giusta, per capire il progetto e fornire il cosiddetto valore aggiunto.

Lui stesso ha trovato molto affine il mio modo di scrivere al suo, anche se forse i nostri cuori battono a velocità diverse.

Il suo apporto a tutto il lavoro ha permesso di impreziosire tutto il lavoro, senza snaturare l’essenza originale che rimane istintiva e sincera.

Ovviamente è stato un vulcano di idee ed intuizioni che abbiamo assorbito, fatto nostre e sviluppate al meglio.

Il vostro album è composto da 11 tracce, tra le quali spicca il singolo “Il Paese Degli Idioti“. Chi sono gli idioti?
Il Paese Degli Idioti” è esplicitamente un brano di denuncia sociale. Fa riferimento, in generale, ai ripetuti assalti alla cultura e all’intelletto umani, da parte dei media e della televisione in particolare.

Come se da trent’anni ci fosse un piano ben preciso, di anestetizzare il libero pensiero degli uomini, propinando sensazioni tranquillizzanti via etere, in modo da distogliere l’attenzione della massa, da quelli che sono i disegni oscuri dei poteri occulti.

Una sorta di “Matrix” al primo livello. Non si fa esplicito riferimento all’Italia, in questo brano, ma forse, se esiste un disegno, nel nostro paese ha avuto più effetto che in altri.

Le notti bianche” e “Spine” sono altre due canzoni che lasciano un segno particolare in chi le ascolta.
Come nascono queste due canzoni in particolare?
Quando si lascia parlare la passione, inevitabilmente i messaggi sono più forti e bucano di più l’animo di chi ascolta.

Queste due canzoni hanno radici in comune, anche se del tutto divergenti. La prima è una pura espressione di desiderio e di tutte le notti insonni consumate nella passione, in questo caso per una donna.

La seconda esalta un sentimento spesso considerato negativo, l’odio, ma che se governato nella giusta maniera, può essere un motore efficace per superare le delusioni e i torti subiti.

Nel complesso, un lavoro graffiante, originale e di qualità: ma cos’altro il pubblico dovrà attendersi da voi? Come vi farete amare o odiare?
Per dare un senso particolare e strano al nostro progetto, cosa che ultimamente sembra colpire di più il pubblico, pensavamo di considerare questo primo lavoro come un disco di consacrazione, e poi regredire pian piano verso progetti più istintivi fino ad arrivare al vero primo disco d’esordio.

In realtà il proponimento era molto più audace, poiché prevedeva di far uscire per primo il disco postumo, ma il progetto presentava difficoltà oggettive per cui abbiamo rinunciato. Scherzi a parte, crediamo che ogni volta che
si produce qualcosa di nuovo, si debba per forza offrire valore aggiunto al lavoro precedente.

Se non fosse possibile realizzare tutto ciò, non ci sarebbero le motivazioni per andare avanti. Di sicuro le idee in cantiere sono tante.

Ora che siete “liberi” di gironzolare con la vostra musica, dove i nostri lettori potranno ascoltarvi live?
Stiamo attualmente lavorando per promuovere il disco in tour, che partirà con tutta probabilità all’inizio dell’anno prossimo.

Teniamo molto alla dimensione live del nostro progetto, anche perchè ci permette di esprimere appieno tutto l’impegno che abbiamo messo per la realizzazione di questo lavoro a cui abbiamo lavorato per mesi.

Progetti imminenti?
Ora siamo nel pieno della promozione del disco, stiamo realizzando i video del secondo e del terzo singolo, che usciranno il primo entro la fine dell’anno e il successivo nei primi mesi del 2012.

Dopo di ciò si comincerà a lavorare alla scrittura del nuovo album. Ci prendiamo sempre i nostri tempi per produrre un nuovo lavoro, ma siccome non vogliamo fare un CD solo per “fare un CD”, credo che valga la pena di lavorare al meglio per realizzare un prodotto che abbia un senso e di cui andare fieri.

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