KREATOR, 30 ANNI DI CARRIERA “PHANTOM ANTICHRIST” E’ IL 13° ALBUM

 

KREATOR – PHANTOM ANTICHRIST – NUCLEAR BLAST – 2012

Produzione: Jens Bogren

Formazione: Mille Petrozza – voce e chitarra; Sami Yli-Sirnio – chitarra; Christian Giesler – basso; Jurgen Reil – batteria

Titoli: 1 – Mars mantra; 2 – Phantom antichrist; 3 –Death to the world; 4 – From flood into fire; 5 –Civilisation collaps; 6 – United in hate; 7 – The few, the proud, the broken; 8 –Your heaven, my hell; 9 – Victory will come; 10 – Until our paths cross again

Anche i martelli pneumatici dei Kreator, tedeschi di Essen, sono in giro già da 30 anni, giunti al tredicesimo album di inediti.

Con questo Phantom antichrist tentano una timidissima variazione dal loro stile, anche se molto centellinata.

Infatti dopo la breve intro acustica e poi elettrica dal titolo Mars mantra, parte il disco “vero” con la title-track Phantom antichrist, classico assalto in stile Kreator, effetto Metallica primi anni, urla sguaiate che più death non si può, sezione ritmica sparatissima, conclusione con guitar solo tutto graffi e pugni.

Anche Death to the world è un treno in corsa che sembra impossibile da fermare, però mostra un elemento utilizzato più volte in questo album, un  breve  rallentamento  centrale, una sorta di quiete prima di una nuova tempesta, di una mazzata ancora più sconvolgente.

E’ From flood into fire che vede la parte centrale più elaborata, in cui la cavalcata chitarristica è più epica a scapito di un po’ di cattiveria, in cui si affaccia perfino qualche tratto melodico. Nulla di scandaloso, per carità, giusto per dirsi tra sé e sé “Ma che fanno i Kreator?”.

Il tempo di dirlo, però, e parte la galoppata finale e soprattutto parte la successiva Civilisation collapse,     un condensato di violenza sonora, posizionato proprio lì come a fugare i dubbi.

La seconda parte del  disco continua su questo schema, anche se forse solo The few, the proud, the broken resta sugli stessi standard qualitativi. Però il canovaccio è sempre quello dei Kreator puri 90% con queste piccole articolazioni epico-melodiche. Your heaven, my hell presenta addirittura la variante acustica, anche se breve e concisa, accompagnata da un ingentilimento improvviso anche della voce di Mille Petrozza. Ma sono un paio di minuti, poi riparte la battaglia.

Sono micro-esperimenti brevi, ben diluiti e distanziati tra loro nel corso dell’album, che non dovrebbero intaccare lo zoccolo duro dei Kreator.

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