“LA BASE” DI GIANNI CARBONI

L'artista sardo al suo secondo album

GIANNI CARBONI – LA BASE – 2018 – autoprodotto

Titoli: 1) Percorsi incoerenti; 2) La base; 3) La città che non dorme mai; 4) Diario d’un soldato; 5) Underdog; 6) Il rock è morto (?); 7) Un bambino che sorride; 8) Borderline; 9) Vulcano tascabile; 10) Oro verde; 11) Accendo un c’ero; 12) Message in a bottle; 13) Dark waves (feat. Andrea manca)

 

I trascorsi rock di Gianni Carboni, fortunatamente, si avvertono tutti in questo suo secondo disco.

Si, perchè nonostante l’avvio elettronico dell’iniziale Percorsi incoerenti, il cantato piuttosto sofferente, segno di notevole tecnica, e un ritmo incessante quanto basta, danno al pezzo un che di incalzante senza per questo martellare eccessivamente. La teoria di fondo è che non esiste solo l’accezione negativa di incoerenza, ma anche quella che è sinonimo di maggior coscienza.

Ma la sensazione complessiva è quella di un abile compositore e di uno straordinario paroliere. Ogni brano affronta temi attuali e talvolta scottanti, e magari non sempre immediatamente accessibile se non con un ascolto particolarmente attento. Ad esempio Diario di un soldato, che almeno nella mia personale interpretazione sembra far riferimento alle tanto sbandierate “missioni di pace” di cui sono pieni i telegiornali, ma potrebbe trattarsi anche di u qualche altro tipo di battaglia da combattere… all’ascoltatore l’ardua sentenza. Underdog presenta un’avvolgente parte acustica sulla quale si appoggia per qualche attimo un’inquietante cantato, a rendere un pò più oscuro un brano molto coinvolgente, arricchito sul finire da un guitar solo degno dei maestri del rock, appunto. La morale è quella del saper perdere, qualità così poco conosciuta dei nostri tempi.

In altri passaggi le visioni prodotte dalle parole e dai suoni si fanno più poetiche, come La città che non dorme mai, New York, nei suoi infiniti dettagli apparentemente banali ma molto evocativi. Oppure sono riflessioni introspettive, come l’omonima La base, una sorta di manifesto dell’ottimismo. Concetto che viene ribadito in un’intrigante alternanza di chitarre e tastiere in Accendo un c’ero.

Il rock è morto (?), a cominciare dall’allusivo punto interrogativo applicato al titolo, sembra un tragico concetto da scongiurare piuttosto che da affermare, visti i ritmi e il frenetico cantato del nostro protagonista, nonchè la prevalenza di parti elettriche su quelle elettroniche.

Punti interrogativi sorgono durante l’ascolto dei testi, ma non certo per banalità, anzi per l’esatto contrario: forse hanno più di un’interpretazione, e in alcuni di questi frangenti opportunamente la voce di Carboni si addolcisce, come avviene in Un bambino che sorride, il sorriso sempre e comunque, nonostante tutto. Quel sorriso che chi è genitore conosce e che dà la forza di scavalcare tutto. E comunque sempre conservando tutta la pulizia necessaria nella voce, godibilissima ed impeccabile anche in Vulcano tascabile, brano che intelligentemente esplora diverse atmosfere.

Un certo cipiglio subentra quando si parla in qualche modo, seppur per vie traverse, di mafia (Oro verde), dove anche i ritmi si incattiviscono e tutti i suoni diventano volutamente più spigolosi. Altro tema attuale viene affrontato in un remake di un brano realizzato in collaborazione con Andrea manca, la conclusiva Dark waves, quello dei migranti, storie struggenti e impietose dei nostri tempi, in cui alcuni “disturbi” precedono un assolo di chitarra dal sapore quasi metal, col brano e l’album che si spengono dolcemente e tristemente sulle ode del mare.

Ciliegina sulla torta una chilometrica versione di Message in a bottle dei Police, che nel suo affrontare il tema della solitudine parte molto lamentosa, ricca di suoni sibillini e conclusa da urli sommessi di dolore.

Un artista tuttofare, che sa fare tutto e lo fa per bene, con tecnica e cuore.

Alessandro Tozzi

 

Gianni Carboni nasce e cresce a Sassari, originario di Sorso, località dell’hinterland sassarese.
La prima infanzia di Gianni ha poco a che spartire con la musica, legata più che altro alle attività dei genitori e della famiglia in genere (sono numerose fra zii e parenti le figure di agricoltore, lavoratore della campagna e figure affini).
Si avvicina alla musica all’età di 11 anni, grazie agli amici dell’epoca che accendono in lui la curiosità verso questo mondo fino ad allora ignoto, scoprendo così i suoi fino ad allora ignorati talenti.
Inizia a suonare la chitarra anche se non ne possedeva ancora una.
Tutto questo si è incontrato con la sua voglia di fare le cose che gli piacciono e di cercare di farle bene, nel miglior modo possibile, studiandole ed analizzandole, con impegno maniacale quasi a diventare un’ossessione.
In questo modo, una volta entrato nel mondo della musica, non ci è più uscito.
Anno dopo anno evolve il suo approccio esplorando nuovi strumenti, nuove sonorità e nuovi approcci produttivi, compositivi e di scrittura.
L’autoproduzione è per lui una sorta di stile di vita, che lo accompagna da sempre e che rispecchia appieno la sua poliedricità.
Ha all’attivo due album da solista, ‘In punta d’ardire’ (2016) e ‘La base’ (2018), oltre che numerose collaborazioni come produttore artistico.

Esce ‘La base’ di Gianni Carboni, un album pacatamente ribelle che non ha paura di suonare diverso

8 dicembre 2018. Una data spartiacque nella vita artistica di Gianni Carboni.
Artista emergente sardo, dal passato rock e “chitarroso”, come lui stesso lo ha definitivo, svolta definitivamente pagina con il suo nuovo album ‘La base’, che lo proietta verso una placida rivoluzione personale che rischia di lasciare davvero il segno, un bel segno in un oceano di omologazione.
Nella biografia di Gianni Carboni d’ora in avanti rimarrà scolpito un anno zero, un evento infiammante ed imperversante della sua vita, un punto che la dividerà in prima e dopo esso, è La base, suo secondo album da solita.
Disponibile in tutte le piattaforme web oltre che in formato fisico sul suo sito internet, l’album del cantautore è stato anticipato dal videoclip del singolo omonimo e promette di rappresentare una vera voce fuori dal coro di un mercato discografico attuale che, salvo eccezioni, va verso una progressiva ed inesorabile normalizzazione al ribasso oltre che appiattimento delle idee e delle sonorità.
Un disco a tratti pop ma che si discosta dal pop stesso in un’ossimoro musicale che lascia senza fiato.
Estremamente più coraggioso del suo predecessore, La base si compone di 13 tracce e contiene per la prima volta una cover, anch’essa sovversiva, che accompagnano l’ascoltatore in un viaggio sonoro che non lascia distrazioni.
Anche sui testi il cantautore sardo cerca di alzare l’asticella, alternando leggerezza a profondità ed a tratti enigmaticità.
Le logiche del mercato vengono rispettate col giusto livello di rischio di chi vuole giocare tutte le sue carte.
Ne La base si parla di incoerenza, di città frenetiche, di cambiamenti, di contraddizioni, di tumore, di vincere perdendo, di bambini che sorridono e anche di mafia.
C’è davvero di tutto ed è difficile non rimanere colpiti dalla completezza del prodotto.
Un cantautore che incontra l’elettronica e la modella a suo uso e consumo, senza la pretesa di essere necessariamente capito.
Un disco impegnato che impegna, prodotto in quasi tre anni di lavoro, che si sentono tutti.
Un lavoro raffinato e dettagliato, con tanti cambi di scena che non annoiano ma, anzi, elettrizzano l’orecchio e la mente.
E allora buon viaggio con La base.

La base – smartphone videoclip di Gianni Carboni

“I cambiamenti arrivano dalla base, le lamentele non servono, serve fare”.
Con questo incipit Gianni Carboni, roccioso cantautore emergente sardo, inaugura il suo nuovo percorso artistico in cui ha deciso di dare una scossa al proprio modo di intendere la musica rispetto al passato.
Una scossa forte ma non eccessiva, dosata e calibrata nei minimi particolari, eppure importante ed energica, che trasforma il rock/pop “chitarroso” del primo Gianni e lo trascina in un sound rinnovato ed innovato, molto moderno, con forti impronte elettroniche ma che mantiene intatta l’ossatura compositiva già apprezzata con i precedenti lavori.
Lo fa partendo da un videoclip, messo on line il 10 novembre, che anticipa l’omonimo album, previsto su tutte le piattaforme, digitali e non, dall’8 di dicembre.
Con il video de La base, girato autonomamente e volutamente con un cellulare, Gianni Carboni affronta con apparente semplicità e leggerezza un tema in realtà assai complesso e profondo come quello del cambiamento di una società, delle dinamiche ma soprattutto delle cause che ruotano attorno ad esso.
I cambiamenti che, come si desume anche da un testo altrettanto diretto e saggiamente immediato, arrivano non imposti dall’alto, non dall’esterno, ma come sommatoria di tanti piccoli gesti dei singoli individui, unici e veri artefici di qualsiasi cambiamento, sia esso positivo o negativo.
Ed è questo quello che fa la protagonista del video, interpretata dalla giovane attrice Rosalia Mulas, che girovaga per le vie di una splendida Parigi e, in una sceneggiatura a tratti random e nonsense, interviene in modo netto nel racconto compiendo appunto dei piccoli e semplici gesti che però, se sommati, creerebbero nel tempo un mondo sicuramente migliore.
Un video contro il vittimismo, contro la paura di cambiare e di dare il buon esempio, contro le lamentele e lo scaricabarile che ci sommergono in questo particolare momento storico.
Restituire un portafogli smarrito, raccogliere una lattina gettata maleducatamente in un parco, biasimare in modo pacato chi compie gesti vietati in un museo, questi ed altri gesti, tanto semplici quanto intricati nella loro configurazione sociale, da sembrare quasi fuori luogo.
Ne La Base, invece, diventano i veri protagonisti del video, insieme a chi li compie ed al luogo in cui vengono compiuti, il tutto incastrato in modo sapiente in un montaggio efficace.
“Siccome nel brano si parla anche di semplicità, allora ho voluto girare il video in modo semplice, e cosa c’è di più semplice di un oggetto ormai posseduto da quasi tutti come un cellulare?”.
In effetti il ragionamento non si discosta dal fulcro centrale de La base, se con un piccolo oggetto come un cellulare si può creare un così gradevole video, così con un piccolo gesto, magari preso ad esempio da altri e poi replicato a catena, forse, e si ribadisce forse, si potrà migliorare questo mondo di cui spesso ci lamentiamo.
Il brano ed il video fanno ben sperare in un album che promette di segnare in modo indelebile il cammino musicale di Gianni Carboni, di respiro moderno e con carattere fortemente internazionale.

sito internet: www.giannicarbonimusic.com
pagina Facebook: https://www.facebook.com/giannicarboni.official
canale Youtube: https://www.youtube.com/channel/UCz3WCi3VsccDQZNwvMCeHmQ
canale Instagram: https://www.instagram.com/gianni_carboni/
Spotify: https://open.spotify.com/artist/3wTynIXPMRWdyzG27aaXhz
iTunes: https://itunes.apple.com/it/artist/gianni-carboni/id1110805017
Genius (testi e significati): https://genius.com/artists/Gianni-carboni

 

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