Roma, Teatro di Via Cortina, 8 ottobre 2017
Spettacolo: La processione
Di: Riccardo Belli
Diretto e interpretato da: Massimo Lombardo e Riccardo Belli
Video di Scena: Giovanni Lupi e Roberto Campili
Progettazione videoproiezioni: Roberto Cesaroni
Musiche originale Terzo Tempo: Marcantonio Infrascelli
Light Design: Carlo Sabelli
Shooting: Enrico Idrofano
Scene: C.V. Art Studio
Costumi: Mask Moda e Costume
Sartoria: Domitilla Del Signore
Make Up: Rosy Nadile
Regia video di scena: Daniele Pieri
Date: Sabato 30 settembre 18:00, Domenica 1 ottobre 17:00, Sabato 7 ottobre 18:00, Domenica 8 ottobre 17:00, Sabato 14 ottobre 18:00, Domenica 15 ottobre 17:00, Sabato 21 ottobre 18:00, Domenica 22 ottobre 17:00
INTRO: Nel 1960 Alfred Hitchcock realizza Psycho, tratto da un mediocre romanzo slasher di Robert Bloch. Il film diventa uno dei thriller più riusciti della storia del cinema.
La Processione deve a Psycho l’utilizzo del meccanismo psicologico e la ricerca di alcune particolari atmosfere, nonché la sferzante ironia con cui i fatti vengono narrati.
Lo spettacolo si avvale di supporti multimediali, tre differenti schermi interagiscono contemporaneamente e sussidiariamente con l’azione scenica.
La Processione è teatro d’attore, con uno studio archetipico dei personaggi.
Parlare di uno spettacolo teatrale in tre atti, durata complessiva (comprese le pause) di oltre tre ore, dislocato al momento presso una saletta teatrale di provenienza scolastica in una zona semi-periferica della capitale, potrebbe creare un effetto indesiderato: scatenare il panico. E invece tocca dirlo subito, La processione vale senz’altro la fatica di accodarsi (tanto per restare nella metafora religiosa) ad essa. Merito dei due magnifici protagonisti, merito anche di un allestimento decisamente creativo, fuori standard.
Per tutti i weekend da sabato 30 settembre a domenica 22 ottobre il Teatro di Via Cortina, saletta spaziosa ricavata all’interno di un edificio scolastico, è destinato a ospitare sensi di colpa, personalità scisse, percezioni opposte e inconciliabili dell’esistenza raggrumate intorno ad indicibili traumi infantili. Ovvero la storia di Evelina e Assuntina. Due destini o per altri versi altrettante rifrazioni di uno stesso vissuto problematico, parimenti avvinghiati a un momento dell’anno che vede tornare a galla tale inquieto, torbido sostrato di ricordi e emozioni: il giorno dell’Assunta, celebrato in paese con una grande e fastosa processione.
Grazie all’intensità di Riccardo Belli (autore anche del testo) e Massimo Lombardo queste due personalità opposte, in perpetuo contrasto, reciprocamente attratte ma anche diffidenti l’una dell’altra, dominano la scena soggiogando il pubblico quasi ipnoticamente. Perché poi si capisce da subito che vi è dietro un mistero da svelare. Elementi come il trucco, il lavoro sulla voce, la stilizzazione a tratti grottesca di pose femminili caratterizzano da un lato lo spettacolo quale approfondito studio d’attore, dall’altro generano quelle atmosfere di marca “noir” che sembrano nutrirsi anche di suggestioni letterarie e cinematografiche.
Dallo Psycho evocato nelle note di regia a Che fine ha fatto Baby Jane? per approdare magari alle tinte espressioniste di M – Il mostro di Düsseldorf, si percepisce il riverbero di altre personalità disturbate precedentemente portate sul grande schermo. E di schermi ve ne sono anche sul palco, ben tre da cui la storia si arricchisce di ulteriori testimonianze, di pagine scritte, di azzeccate intuizioni atmosferiche. I tre atti dello spettacolo, un po’ hegelianamente (tesi, antitesi e sintesi) espongono prima il punto di vista di Evelina, poi quello di Assuntina e infine il confronto tra le tue. Ma forse, anche qui con un piglio para-cinematografico, il vero sguardo sincretico sulla vicenda potrà affermarsi solo sui “titoli di coda”, ossia in quella sorprendente coda dello spettacolo che si propone di rivelare sapidamente – e con un guizzo di folgorante ironia – gli ultimi retroscena della vicenda.
Foto di scena di Carlo Sabelli