![](https://www.sulpalco.it/wp-content/uploads/2019/06/FB_IMG_1559749700053-212x300.jpg)
Compagnia Le Donne del Muro Alto
Produzione Per Ananke “Officine di teatro sociale Regione Lazio 2017-2019”
Regia Francesca Tricarico
Aiuto regia Chiara Borsella
Con le attrici detenute Alessandra, Annamaria, Barbara, Bruna, Esma, Gabriella, Marilù, Nadia, Remzia, Roberta, Vincenza
Musiche Alessandra C. & Marianna Arbia
Disegno luci Massimo Gresia
Ufficio Stampa Daniela Bendoni & Erika Cofone
“Quando abbiamo fatto Medea ci siamo occupate del tema del razzismo. Con l’ultimo spettacolo, Ramona e Giulietta, abbiamo deciso di affrontare il tabù dell’amore fra donne. Da quando abbiamo iniziato a lavorare nella sezione delle detenute comuni abbiamo sentito tante volte parlare dell’amore fra donne, tra chi difendeva la libertà di amarsi tra donne in carcere e chi, invece, lo considerava un fatto vergognoso, come uno sfogo del carcere; da qui, è partita l’idea di trasformare in uno spettacolo queste visioni diverse e i commenti che sentivamo in continuazione, affinché le chiacchiere da bar diventassero chiacchiere produttive, per confrontarsi con un tema che è caldo, fuori e dentro il carcere.”
LE DONNE DEL MURO ALTO ![](https://www.sulpalco.it/wp-content/uploads/2019/06/FB_IMG_1559749653788-300x300.jpg)
![](https://www.sulpalco.it/wp-content/uploads/2019/06/FB_IMG_1559749653788-300x300.jpg)
Il 29 maggio è andato in scena con la regia di Francesca Tricarico, dentro il carcere femminile di Rebibbia ” Ramona e Giulietta ” ispirato dalla piece di William Shakespeare, ma con qualcosa in più, una volontà a spiegare e far conoscere la realtà di come vivono l’omosessualità le detenute.
Sentire il cancello di un carcere chiudersi dietro le spalle è di notevole impatto emotivo, anche quando sei lì per assistere a qualcosa di artisticamente comunicativo. Il teatro della casa circondariale era sold out, vi era nell’aria un attesa mista ad emozione. Il carcere di Rebibbia è stato il primo luogo dove si è celebrata un’unione civile fra due donne, il progetto teatro è una delle iniziative che propone per riabilitare alla vita le detenute all’interno della sua struttura.
![](https://www.sulpalco.it/wp-content/uploads/2019/06/FB_IMG_1559749660416-300x300.jpg)
L’istituto di pena è un mini mondo, composto in piccolo da tutto ciò che c’è fuori di quella realtà, ma spesso è vissuto con tale intensità da essere temibile sotto ogni punto di vista: si vive in totale simbiosi, con orari sospesi, in un lento ma veloce passare del tempo, che spesso si dilata fino a diventare infinito.
L’amore non fa differenza di sesso, se nasce e si infiamma non sente ragioni né pregiudizi. Questi ultimi, spesso rovinano l’esistenza di chiunque ci si ritrovi a combattere, minano la vita con la volontà di piegarla a concetti e preconcetti che nulla hanno di sano e libero. Nel silenzio noi del pubblico guardavamo le attrici muoversi, parlare, cantare, mi sono trovata spesso a sorridere, emozionarmi, ed alla fine commuovermi, perché l’amore non conosce catene neppure in carcere.
![](https://www.sulpalco.it/wp-content/uploads/2019/06/FB_IMG_1559749677880-300x200.jpg)
![](https://www.sulpalco.it/wp-content/uploads/2019/06/FB_IMG_1559749687926-200x300.jpg)
Bravissime le attrici che hanno portato in scena un pezzo di vita quotidiano all’interno di una struttura di detenzione, invitandoci a riflettere, considerando aspetti che spesso vengono ignorati perché non fanno parte del nostro vissuto giornaliero e che invece sono fonte di tristezza e dolore fuori e dentro la casa di reclusione.
Marzia Bortolotti