Tropicana

Il surreale umorismo di “Frigoproduzioni” a Carrozzerie N.O.T.

Carrozzerie N.O.T., Roma, 16/5/2019.
Un progetto di: FRIGOPRODUZIONI
Regia e drammaturgia: Francesco Alberici
Collaborazione alla drammaturgia: Salvatore Aronica, Claudia Marsicano, Daniele Turconi
In scena: Francesco Alberici, Salvatore Aronica, Claudia Marsicano, Daniele Turconi
Scenografia: Alessandro Ratti in collaborazione con Sara Navalesi Disegno luci: Daniele Passeri
Tecnica: Stefano Rolla
Date: 16 / 17 maggio ore 21

Intro: Tropicana è un brano del Gruppo Italiano: dopo aver dominato le classifiche dell’estate 1983, diventa un brano simbolo dell’estate tout-court, inno alla spensieratezza e ballo di gruppo per eccellenza. Ma di cosa parla davvero questa canzone?
Se anche l’opera d’arte deve attenersi e rispondere alle logiche del mercato, come ogni altro “prodotto”, quali diventano gli obiettivi dell’artista e entro quali margini di libertà a questo è dato di operare?
Utilizzando in maniera paradigmatica il brano e l’esperienza del Gruppo Italiano, lo spettacolo apre una riflessione sul rapporto tra arte e mercato.
Sul palco l’identità della compagnia si sovrappone a quella del Gruppo Italiano, in un cortocircuito tra identità reali e immaginarie, in cui ogni interprete sembra fare outing delle proprie debolezze, vigliaccherie e speranze.

Sembrerebbe proprio un caso di sincronicità junghiana: pochi anni fa, nell’ottobre 2016 per gli amanti della precisione, avevamo scoperto il linguaggio teatrale così spiazzante e fuori dagli schemi di Frigoproduzioni grazie a SocialMente, sulfureo spettacolo messo in scena nel corso di un doppio appuntamento, programmato al Centrale Preneste Teatro: in quella stessa serata si era lì esibita un’altra compagnia, Teatro Rebis, altrettanto innovativa nel voler mettere in scena, con Scarabocchi, le caustiche vignette di Maicol & Mirco. Da allora sono trascorsi diversi inverni, come direbbe un vecchio e saggio capotribù. E poche settimane fa, ad aprile (sempre per coloro che amano la precisione), abbiamo ritrovato il felice connubio tra l’universo cinico di Maicol & Mirco e il marchigiano Teatro Rebis in un altro spazio teatrale, Carrozzerie N.O.T., dove oltre a Scarabocchi è stato proposto anche l’inedito Il papà di Dio, a comporre così un autentico “dittico in carne ed ossa”. Che fine avrà fatto Jung, in tutto ciò? Beh, insistendo su un palinsesto tutt’altro che convenzionale, Carrozzerie N.O.T. ci ha regalato ora un altro gradito ritorno: quello, per l’appunto, di Frigoproduzioni. Il cerchio si chiude. E per noi che amiamo tali simmetrie (oltre alla precisione) era già in fresco una bottiglia di spumante, con la quale festeggiare l’evento.

Se con il precedente spettacolo, SocialMente, gli arzilli interpreti di Frigoproduzioni (sul palco i soli Francesco Alberici e Claudia Marsicano, nella circostanza) avevano preso di mira l’alienazione nell’era dei social network, facendo ricorso a una messa in scena particolarmente straniante, nell’irresistibile Tropicana tale vena dissacrante ha assunto proporzioni ancor più ragguardevoli, trascinando a ondate gli spettatori nel divertentissimo gioco al massacro, in cui lo scalpo da portare a casa è un autentico feticcio della musica leggera italiana: “Tropicana”, appunto, brano rimasto scolpito nell’immaginario anni ’80 molto più di chi lo rese famoso, ovvero quel Gruppo Italiano caduto poi nell’oblio.

Ecco, i già menzionati Francesco Alberici e Claudia Marsicano, assieme al musico Daniele Turconi (che del precedente spettacolo aveva curato alcuni aspetti scenici) e alla new entry Salvatore Aronica, si sono divertiti a parafrasare il processo creativo e il mito stesso di quella canzone, squadernandone l’aura pop con impeto quasi dadaista. Green screen sullo sfondo. Ipotetico studio di registrazione. Ruoli nella storica band che si sovrappongono sfacciatamente a quelli, dichiarati con candore in scena, svolti all’interno della compagnia stessa, marcando così i confini di un metateatro tanto divertito quanto strafottente. Utilizzo della musica in simbiosi con performance attoriali stralunate e cosparse di ficcante ironia. Comicità verbale votata a prendere il pubblico in contropiede, che si alterna a quella più fisica in cui le pose assunte dagli attori, vedi ad esempio la grottesca scena del videoclip, sono esse stesse esilarante teatro dell’assurdo e cazzeggio elevato ad arte. La genesi della celebre canzonetta diviene così pretesto per un divertissement non fine a se stesso, in cui la capacità di suscitare risate con leggerezza solo apparente (e qui l’analisi del testo di “Tropicana” proposta sul palco dovrebbe far scuola) va di pari passo con una critica sottile ed arguta ai paradossi di quella che, per gente come Debord, resta pur sempre la società dello spettacolo.

 

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