LE PORTE DELL’INFERNO di Lincoln Child

 

Titolo: Le Porte dell’inferno

Autore: Lincoln Child

Editore: Rizzoli

Pagine: 360

 

Trama: Nell’inferno del Sudan settentrionale, tra paludi infestate di zanzare e vegetazione impenetrabile, il noto archeologo Porter Stone è sulle tracce della tomba del faraone Narmer. Ma la natura non è l’unica insidia: strani incidenti ostacolano la ricerca e i membri della spedizione cominciano a morire in circostanze drammatiche. Jeremy Logan, docente di Storia medievale, sensitivo ed enigmologo esperto di fenomeni inspiegabili, raggiunge il gruppo di esploratori nel tentativo di indagare le cause dei decessi. Con lui c’è l’amico Ethan Rush, che dirige un centro segreto per gli studi sui poteri psichici acquisiti dalle persone sopravvissute a un’esperienza di pre-morte. Cupe leggende circondano la tomba e le tre porte che conducono al suo interno: e quando il sepolcro verrà riaperto, i segreti che cela si riveleranno ancora più scioccanti di quanto immaginato. Logan dovrà scoprire a cosa serve il misterioso macchinario ritrovato nella camera più interna, forse usato proprio per esperimenti sulla pre-morte: ma qual è il legame con gli strani avvenimenti che hanno ostacolato gli scavi? Con Le porte dell’inferno, Lincoln Child crea un nuovo, intrigante protagonista, mescolando thriller, avventura e paranormale come solo un vero maestro della suspense può fare.

 

L’autore, Lincoln Child, è ben noto ai lettori di tutto il mondo per i suoi romanzi scritti a quattro mani con Douglas Preston, di cui ricordiamo soprattutto quelli che hanno l’agente Pendergast come protagonista, ma in questo suo lavoro da “solista” ci racconta una storia non solo dai risvolti gialli ma che sconfina nell’esoterico e nella storia ultramillenaria delle sepolture egizie.

La storia verte sulla ricerca della tomba del faraone che unificò l’alto e il basso Egitto, il mitico Dio-Re Narmer, e della famosa corona dell’Egitto riunito.

Lo scavo è situato in uno dei posti più inospitali del mondo ossia il Sudd, un’enorme insidiosa e terrificante palude del Sudan settentrionale. Inutile sottolineare che sia l’asperità del luogo, sia eventi misteriosi e inspiegabili contribuiranno a decimare i partecipanti a questa spedizione; e la conclusione del libro darà molte risposte alle molte domande che il lettore si pone durante tutta la lettura, purtroppo però lascerà anche qualche domanda senza risposta non tanto per quel che riguarda l’archeologia e i suoi ritrovamenti ma per quanto riguarda il risvolto esoterico della storia.

Questo thriller si distingue, come sempre nei romanzi di Child,  per la mole di ricerca che c’è alle sue spalle e anche per l’ambientazione inusuale. Anche i personaggi sono alquanto disomogenei tra loro: un archeologo, un enigmologo, un medico e sua moglie sensitiva reduce da un’esperienza di pre-morte ecc.

Riguardo alla trama, siamo avvezzi a trame particolarmente articolate da parte di questo autore e questo non è necessariamente un fattore negativo, anzi, ma il vero problema è che la storia inizialmente fatica a decollare e a catturare pienamente l’attenzione del lettore.

La trama procede forse troppo velocemente, con descrizioni di personaggi e luoghi sono ridotti all’osso. Le pagine sono circa 350, e forse sono troppo poche per ricreare adeguatamente le atmosfere e l’ambientazione in maniera realisticamente vivida.

In questo libro  si evince tutto il mestiere del buon vecchio Lincoln Child, che mette in atto una storia, forse discutibile in alcuni punti chiave, ma comunque interessante e avvincente.

Bellissima e molto particolare la maledizione del Dio-Re per chi violasse il suo sepolcro, articolata in modo terrificante quanto (apparentemente) impossibile che si avveri dopo migliaia di anni …. E sottolineo apparentemente.

Interessante anche la scoperta strabiliante sulla mummia di Narmer, che spiega alcune cose ma lascia comunque molti interrogativi aperti.

Molto interessante anche la scoperta sensazionale dell’ultima stanza del sepolcro, che avvalora la tesi delle grandi conoscenze in campo medico delle popolazioni egizie.

Voglio sottolineare il senso di claustrofobia che viene reso piuttosto bene in alcune vicende finali, (o forse dovrei dire disavventure) mentre il finale pare forse un po’ frettoloso e compulsivo quasi frettoloso e sbrigativo.

Una citazione per tutte: “Ci sono delle porte che l’uomo non dovrebbe mai aprire

 

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