Lui è tornato: il fuhrer ai giorni nostri

Dopo l’enorme successo in Germania, il film di David Wnendt arriva nei cinema italiani. Orrore e ironia nella pellicola che riporta Hitler nei tempi moderni

Arriverà anche nelle sale italiane Lui è tornato, il film campione d’incassi in Germania e già disponibile su Netflix dal 9 aprile. La pellicola è tratta dall’omonimo libro (Er ist wieder da) del giornalista Timur Vernes che in patria ha venduto ben 250mila copie diventando un best seller.

Il giornalista basa il suo racconto sull’eventualità che Adolf Hitler non sia morto nel 1945 all’interno del bunker, ma che sia stato ibernato e poi “scongelato” nel 2011. Il fuhrer si risveglia all’interno di un cortile condominiale di Berlino convinto di essere ancora nel terzo Reich, nel momento in cui l’Armata Rossa sta per bussare alle porte e il regime non ha più vie di scampo. Presto si renderà conto di trovarsi nel futuro e cercherà di trovare in questa nuova epoca il suo spazio.

Il film riparte da qui, da quando Hitler si risveglia nella Berlino moderna (la data scelta è il 23 ottobre 2014, anno in Lui-è-tornatocui sono state effettuate le riprese) e tenta di rispondere allo stesso quesito che si pone il libro: cosa accadrebbe se Hitler tornasse oggi? A differenza del manoscritto, in cui il giornalista immagina le conseguenze di questo ritorno con trovate di fantasia, il regista David Wnendt tenta un approccio realistico. Così decide di mandare il “suo” Hitler in giro per la Germania e filmare le reazioni della gente comune.

Ad incarnare il fuhrer è Oliver Masucci, attore tedesco di origine italiana pressoché sconosciuto al pubblico (la sua filmografia su Wikipedia è parziale e annovera solo un altro film, Il sangue dei Templari). Per calarsi nei panni del dittatore Masucci è ingrassato di 21 kg e si è sottoposto a due ore di trucco giornaliere. Il risultato è ottimo (così come quello degli attori non protagonisti), considerando che il personaggio storico è già stato declinato centinaia di volte (da Charlie Chaplin in giù).

Dunque il film è un incrocio tra finzione e realtà, e la risposta che il popolo tedesco dà al fuhrer è sorprendente. Masucci mantiene la parte, si rapporta alle persone non uscendo mai dal personaggio, neanche quando gli chiedono un selfie. Verrà accompagnato da bodygards per proteggerlo da eventuali reazioni smodate dei passanti. Purtroppo non ci sarà bisogno di intervenire. La troupe gira la Germania in lungo e in largo, dalla Baviera alla Renania, e la reazione dei comuni cittadini sarà pressoché la stessa: approvazione.

Ci sono famiglie modeste che sfogano con il finto fuhrer l’intolleranza verso i nuovi profughi in arrivo dalla Siria, la politica dell’accoglienza, il distacco dalle istituzioni, la convinzione che il voto democratico non valga niente. E che tutto ciò avvenga in Germania fa rabbrividire. Da qui il successo del film (più di un milione i biglietti staccati nella prima settimana di programmazione) che ha accompagnato la riflessione all’ironia. In sala si ride molto, perché l’argomento viene trattato con fare grottesco (e come si può trattare un dittatore?). Ma all’uscita dal cinema i cittadini tedeschi si sono chiesti: siamo davvero così? Il dibattito infuria. Affrontare il tema del terzo Reich, in Germania, non è cosa semplice.

Il popolo tedesco porta ancora con sé questo complesso del fuhrer, il peso dell’olocausto nell’Europa moderna. Una macchia che si tenta di esorcizzare dall’infanzia, insegnando sin da subito la storia del Reich nelle scuole, tartassando gli alunni con il diktat del “mai più”. Nelle scene autentiche del film, la maggior parte dei passanti reagisce con un sorriso. Buttarla sul ridere può apparire sconveniente, ma forse è il segno dei tempi.

20160501081620!Lui_è_tornatoSono molti gli intellettuali che hanno individuato pericolosi parallelismi tra la crisi economica odierna e il contesto socio-culturale degli anni ’30 che portò Hitler al potere. Il film affronta anche questo tema. Eppure l’iconografia di quei tempi, fatta di stendardi e parate, rendono la figura del fuhrer totalmente anacronistica. Come fosse una macchietta della Storia. Inutile spiegare quanto distanti siano quelle parate militari dal popolo del web. Ecco perché nel film in molti ridono al passaggio del fuhrer. L’espressione sul volto è quella di chi dice: ma che fa questo matto? Certo, farsi un selfie con Hitler, potrebbe risultare un tantino fuori luogo. Accennare il saluto nazista è da nostalgici (e anche quelli, purtroppo, ci sono dappertutto). Vedere comuni cittadini confidarsi con un finto Hitler sui mali dei propri tempi, desta preoccupazione.

Secondo quanto riportato dal quotidiano britannico Indipendent, la produzione aveva chiesto a Wnendt di inserire nel film più scene in cui ci fossero reazioni negative dei passanti.  Ma il regista non ha potuto farlo, giacché su 300 ore di girato solo due cittadini reagiscono male alla presenza di Hitler. Nel film se ne vedono un paio, che alzano il dito medio, e poi un signore che si rivolge al fuhrer dicendo: “se nel 2014 qualcuno venisse qui in piazza facendo finta di essere Hitler e se tutto questo fosse tollerato dai passanti, ecco devo dirlo: tutto ciò sarebbe umiliante per la Germania. Fosse per me ti caccerei via, ma non posso”.

Le rimostranze finiscono qua. Non c’è nessun altro che si azzardi a dire che lo scherzo possa essere quantomeno di cattivo gusto. Uno choc che ha portato la stampa tedesca a recensire il film con il titolo: “Lui è tornato. O forse non se n’è mai andato?”.

Già perché il fuhrer vuole tornare al potere, anche oggi. Guarda la tv del 2014 e, vedendo in onda solo programmi di cucina e reality, si rallegra che Goebbels non veda tutto ciò. Parla di Angela Merkel come di una “donna tozza, che infonde lo stesso ottimismo di un salice piangente”. Dichiara che l’unico partito con cui si alleerebbe oggi sarebbe quello dei Grunen, i Verdi, perché “proteggere la natura significa proteggere il territorio tedesco”. Questo è il lato grottesco della pellicola.

Poi si va al sodo. Il falso Hitler si fa conoscere al pubblico attraverso un programma televisivo che sfrutterà per la propaganda, camuffandosi da comico. E convince. E va avanti. Finché il film non torna nuovamente realtà (o meglio documentario) e mostra un gruppo di ragazzini per strada che, aizzati dal finto Hitler, iniziano a pestare un attore travestito da anarchico. L’anarchico è solo un’altra provocazione del regista che non immaginava di dover intervenire per fermare un pestaggio divenuto reale. Va da sé che il finale, immaginato, non poteva essere che pessimista.

Lui è tornato gode purtroppo di una piccola distribuzione per l’Italia, sarà nelle sale solo il 26, 27 e 28 aprile con Nexo Digital. La visione è strettamente consigliata.

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