MONI OVADIA LEGGE PASOLINI

Scritti Corsari e musica a l'Eclettica festival

ovadia1A leggere gli Scritti Corsari di Pier Paolo Pasolini, pare quasi che siano stati redatti ieri. Sarà per questo, per la loro incredibile attualità, che Moni Ovadia decide di portarli a teatro. Lo spettacolo è andato in scena al Parco delle Energie di Roma, uno spazio autogestito dove due anni fa è sorto (quasi) all’improvviso un lago. Si tratta dei terreni delle ex fabbriche Snia, poi ceduto a privati con destinazione commerciale. Invece è accaduto che duranti i lavori le ruspe siano andate a toccare un falda acquifera, e così al posto di un centro commerciale è uscito fuori un lago di acqua sorgiva, purissima. Resta da capire come sia stato possibile concedere un permesso per costruire al di sopra di una falda acquifera, ma tant’è. Da qui la battaglia legale per ottenere la gestione pubblica del terreno, portata avanti da centri sociali e abitanti del quartiere. Dopo un anno il lago passa sotto l’egida comunale, ma è ancora troppo presto per capire come Roma Capitale intenda sfruttare questa risorsa.

Nel frattempo il lago è autogestito e rientra sotto la dicitura Parco delle Energie. Una delle iniziative portate avanti dai collettivi è l’Eclettica Festival, rassegna giunta all’undicesimo anno di età e che in questa edizione ha già ospitato Antonio Rezza, Nina Wertmuller e prossimamente Antonella Rettore. Spetta invece a Moni Ovadia intrattenere il pubblico del 15 luglio, con lui il tocco geniale di Maurizio Dehò al violino e Nadio Marenco alla fisarmonica. I musicisti accompagneranno Ovadia nella lettura degli Scritti Corsari, intervallandoli a brani più o meno noti di tango. “Abbiamo scelto il tango perché non esiste musica più gaglioffa e dunque più adatta ad accompagnare una certa attitudine corsara”, dice Ovadia in apertura.

Il clima è rilassato, familiare. Astanti e artisti si conoscono alla perfezione, non vi sono formalismi. In platea c’è chi si toglie le scarpe per non soffrire il caldo, chi beve un bicchiere di vino o fuma una sigaretta. Rilassati ma estremamente interessati. Non vola una mosca. “Di Pier Paolo Pasolini si dice che sia stato profetico. Un modo carino – secondo Ovadia – di liquidare un grande pensatore”. Siccome “il profeta è per definizione falso, io preferisco descrivere Pasolini come un lucido analista”. E in effetti Pasolini fu un eccellente osservatore del suo tempo, riuscì ad individuare quelle piccole sfumature sociali che di lì a poco si condenseranno in realtà dei fatti. Con il suo italiano secco, puntuale.

ovadia2Gli Scritti furono pubblicati poco dopo la sua morte e contengono una raccolta di articoli che l’autore redasse per vari quotidiani, tra cui Paese Sera e Corriere. Pasolini fu uno dei pochi – o forse l’unico – che fece l’estremo sforzo di tentare di capire chi erano i ragazzi che misero la bomba a Piazza Fontana, prima ancora di criticarli e bollarli come semplici fascisti. Se li figurava negli atteggiamenti e nei modi di vestire, prima di scagliare il suo serafico giudizio. Non censurò mai i responsabili della strage, piuttosto tutti gli altri, cioè quella società omologata che non permetteva distinzioni e dunque la facile individuazione dei cosiddetti “fascisti”. Per Pasolini è proprio quell’omologazione il vero fascismo, giacché non concede azioni preventive.

Questo il brano scelto da Ovadia nella sua lectura assieme a quello scritto all’epoca del referendum sul divorzio, quando Pasolini criticò aspramente un Partito Comunista che non seppe capire l’umore degli italiani di allora. Il pubblico applaude, ma è cosa scontata quando si legge Pasolini in un parco autogestito da collettivi. Eppure non si tratta di una patetica commemorazione di certi altarini comunisti, poiché Pasolini non fu semplicemente questo. Forse il pubblico vuole semplicemente ritrovarsi in uno scritto, leggere se stesso in un’analisi perfetta, quando l’omologazione attraversava ogni classe sociale e la lingua italiana cedeva il posto ad improbabili inglesismi. Quando i partiti della sinistra erano divenuti talmente autoreferenziali da non comprendere ciò che accadeva intorno. Insomma, non è cambiato niente, o quasi. “L’unica cosa che ci mana – conclude Ovadia – è un Pier Paolo Pasolini”.

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