GENERE: Commedia
ANNO: 2018
REGIA: Giovanni Veronesi
CAST: Pierfrancesco Favino, Rocco Papaleo, Valerio Mastrandrea, Sergio Rubini, Alessandro Haber, Matilde Gioli, Valeria Solarino, Giulia Bevilacqua.
PAESE: ITALIA
DURATA: 109 Min
DISTRIBUZIONE: Vision Distribution
TRAMA: Il film si ispira ai celebri romanzi di Alexandre Dumas, “I tre moschettieri” e “Vent’anni dopo” e racconta in chiave comica le avventure di D’Artagnan, Porthos, Aramis e Athos impegnati a salvare il Re Luigi XIV.
D’Artagnan (Pierfrancesco Favino) è un allevatore un po’ buzzurro e sgrammaticato ma pur sempre affascinante per le donne; Athos (Rocco Papaleo) vive come un lussurioso cercando stancamente di sedare i suoi istinti; Aramis (Sergio Rubini) è un frate indebitato; e Porthos (Valerio Mastandrea) vive ormai una vita senza stimoli e si rifugia nell’alcol.
Tutti e quattro sono ormai lontani anni luce dai fasti della loro prima missione, eppure, 20 anni dopo, invecchiati, ingrassati e disillusi, sono ancora abilissimi con la spada. Per questo motivo vengono richiamati a servire il regno di Francia dalla Regina Anna (Margherita Buy), impegnata a smascherare le trame del perfido Cardinale Mazzarino (Alessandro Haber) con la sua cospiratrice Milady (Giulia Bevilacqua). Affiancati nelle loro gesta da Servo (Lele Vannoli), muto e resistente al dolore, e da una bella Ancella (Matilde Gioli), i quattro combatteranno per la libertà dei perseguitati Ugonotti e per la salvezza di Re Luigi XIV, il Re Sole.
Il progetto del regista era ambizioso. Non solo per le ingenti risorse richieste per la produzione del film (attori di primissimo piano, ambientazione, costumi, animali in scena…), ma soprattutto per l’ambizione, nemmeno velata, di lambire alcuni mostri sacri del cinema nostrano: “Amici Miei” e soprattutto “L’Armata Brancaleone”. Siamo davanti a due autentici capolavori della commedia italiana, mentre in questo caso ci sembra che il tentativo sia purtroppo fallito nonostante la bravura degli attori e nonostante la storia facesse prevedere qualcosa di meglio. Quello che manca è un filo che tenga unito il tutto, perché il film sembra procedere ad episodi con battute che certamente strappano una risata al pubblico, ma appaiono il più delle volte “macchiettistiche” e fine a se stesse. La ricerca epica del dramma, della sfida, dell’avventura appare debole e contrastata, se non fiacca drammaturgicamente parlando.
Spicca Pierfrancesco Favino, che inventa un grammelot misto di dialetto italiano, francese e un po’ spagnolo, abile a richiamare alla mente il “volgare” di Brancaleone/Gassmann. Gli altri moschettieri parlano il loro accento dialettale e usano termini moderni e impossibili per l’epoca (se la prima volta fa ridere, già la seconda diventa stucchevole…). Belli i costumi, magnifiche le ambientazioni (il film è stato girato quasi per intero in Basilicata). Appare veramente sprecato il talento degli attori (pensiamo al piccolo ruolo dato ad Alessandro Haber). Favino sembra l’unico a capire la cifra stilistica del film, riuscendo a dare un’anima al personaggio interpretato in ogni situazione. Papaleo, Rubini e Mastandrea, invece, non recitano: prestano il loro volto ai personaggi senza minimamente metterci del loro, una caratterizzazione in grado di accendere la fantasia dello spettatore.