Immaginatevi cosa significa vivere in una metropoli americana come può essere New York City. Non sempre si sente la stanchezza perché c’è rumore, luce, caos a qualsiasi ora del giorno e della notte. Questo aiuta. Si è sempre trascinati da qualche parte, la corsa o il passo molto svelto, quasi marciato, sostituiscono la camminata. Uscire dal lavoro sempre più tardi del previsto, essere sempre di corsa (perché si è sempre in ritardo!), non avere un minuto di silenzio, camminare sul marciapiede super concentrati altrimenti si rischiano frontali mica da ridere, togli-la-giacca-metti-la-giacca, salire e scendere da treni, scale, ascensori. A fine giornata si è ubriachi di stimoli visivi e uditivi. Le lamentele continue delle sirene, le migliaia di voci che si sovrappongono e che involontariamente diventano grida per sovrastare il costante rumorio della strada, talvolta, la notte, calano. E si ha quasi la sensazione di sentire le cicale cantare, se non che quando l’orecchio si fa più attento riconosce che quelle cicale sono clacson, allarmi, sirene in lontananza; sono rumori di motori, di industrie, di un chiacchiericcio che non tace. Insomma, è vero che New York è la città che non dorme mai e di conseguenza non dormi neanche tu.
Immaginatevi ora che uscite dall’ufficio, dalla scuola, dall’università verso le nove di sera e vi dirigete verso la fermata della metro stanchi, stressati e ubriachi di luci, rumori, luccichii. Il momento in cui finalmente ci si siede sul metrò è agognato perché quella è un’ora (quasi tutti hanno un’ora di pendolarismo, ovunque vivano, ovunque lavorino) per te, per ripensare alla tua giornata, alle migliaia di incontri, le migliaia di parole dette e ascoltate (in migliaia di lingue, ndr), per riposare, entro i limiti del possibile, cervello e piedi. Anima e corpo. Alla fine ci si vive in queste stazioni e in questi treni. È un altro mondo, un’altra New York. La New York City Subway è realmente una città sotto la città e la comunità artistica newyorkese vive anche, e soprattutto, nella città underground. Letteralmente sottoterra.
Talvolta quell’ora di pendolarismo vorresti non fartela. Talvolta vorresti saltare dalla scrivania dell’ufficio al letto istantaneamente, o almeno avere la macchina parcheggiata all’uscita e raggiungere casa in dieci minuti. Massimo un quarto d’ora. Per questo prendere la metro nelle ore di punta significa molto spesso e molto volentieri armarsi di tantissima pazienza e non lasciarsi sopraffare da tutte quelle circostanze che, in quel momento, sono l’ultima cosa di cui avresti bisogno: saliscendi, caldo, affollamento, topi e scarafaggi.
Non tutti i mali vengono per nuocere però, perché è proprio nelle ore di punta a fine giornata che le stazioni metro si popolano di musicisti e prende vita una città dentro la città. Sotto la città, ad esser precisi. Gli artisti della Subway sono eccezionali. Tant’è che la prima volta che ci si ritrova a gironzolare per le linee metropolitane, uno si domanda com’è possibile che a New York tutti sappiano suonare così maledettamente bene. Ho indagato e ho scoperto che no, i newyorkers non sono tutti dei fenomeni, ma comunque sono abituati a livelli alti. Ecco perché è la stessa MTA, l’azienda che si occupa dei trasporti, che seleziona i musicisti e gli artisti che dovranno alleggerire le giornate dei pendolari. E funziona. Davvero, non c’è niente di meglio che ascoltare questi musicisti pazzeschi mentre si aspetta, stanchi, l’arrivo del treno. Credo sia la più bella messa in pratica del detto canta-che-ti-passa. Ogni cambio linea poi, cambia musica; ogni zona della città è studiata per accompagnare i pendolari di quella zona (ad esempio, io vivo in una zona di maggioranza sudamericana, e la sera mi accompagna a casa la baciata).
L’aver scoperto che l’MTA seleziona gli artisti subito mi ha deluso, credevo infatti davvero che i cittadini fossero tutti dei mostri di bravura. Invece, riflettendoci bene, è quasi meglio aver scoperto che c’è un lavoro e uno studio dietro a un evento che sembra del tutto casuale. C’è uno scopo. È dura per tutti e siamo tutti stanchi, ma non stressarti troppo. Take it easy e ascolta.
Insomma, la vita è bella. Canta che ti passa.