Al Teatro Vascello dal 19 al 24 marzo
dal martedì al venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17.
DE GASPERI: L’EUROPA BRUCIA
di Angela Dematté
con Paolo Pierobon, Giovanni Crippa, Emiliano Masala, Livia Rossi e Francesco Maruccia
regia Carmelo Rifici
scene Daniele Spanò
costumi Margherita Baldoni
luci Gianni Staropoli
musiche Federica Furlani
produzione Teatro Stabile di Bolzano, Lac Lugano Arte e Cultura, La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello, Centro servizi culturali Santa Chiara di Trento
in collaborazione con FONDAZIONE TRENTINA ALCIDE DE GASPERI e CTB – Centro TEATRALE BRESCIANO
Intro: Ha debuttato in prima assoluta l’8 febbraio, con grande partecipazione di pubblico al Teatro Nazionale – Teatro Duse di Genova “De Gasperi: l’Europa brucia” il nuovo spettacolo interpretato da Paolo Pierobon, Giovanni Crippa, Emiliano Masala, Livia Rossi e Francesco Maruccia, diretto da Carmelo Rifici e scritto da Angela Dematté. Lo spettacolo è una coproduzione tra Teatro Stabile di Bolzano, LAC Lugano Arte e Cultura, La Fabbrica dell’attore/Teatro Vascello di Roma e Centro Servizi Culturali Santa Chiara e si avvale della collaborazione con Fondazione Trentina Alcide De Gasperi e CTB – Centro Teatrale Bresciano.
“De Gasperi: l’Europa brucia” porta in scena la statura e la complessità, le luci e le ombre dell’uomo/statista Alcide che aderisce totalmente al suo compito politico tanto da non vedere più i confini tra sé e la nazione, caricandosene il peso e diventandone poi, inevitabilmente, artefice e vittima. Racconta, attraverso il percorso interiore di un importante uomo politico europeo, gli anni della formazione del Patto Atlantico, della nascita dell’Europa che oggi conosciamo e viviamo.
Portare a Teatro la Storia, la politica e i mutamenti sociali più profondi di epoche passate rappresenta sempre un rischio. Il risultato può essere illuminante o povero, a seconda dell’ispirazione, della ricerca, dell’onestà intellettuale. Cominciamo pertanto col dire che “De Gasperi: l’Europa brucia”, lo spettacolo approdato al Teatro Vascello di Roma dopo un tour rapido quanto intenso attraverso la penisola, ci ha lasciato un’impressione forte, positiva, sia in quanto a potenza espressiva che per le interessanti sfaccettature del personaggio messe abilmente e consapevolmente in scena.
Uno dei punti di forza è quindi la drammaturgia di Angela Dematté, che con una dedizione paragonabile per certi versi a quella del grande statista è venuta a capo di una missione non certo agevole. Fondatore della Democrazia Cristiana, Presidente del Consiglio dei Ministri nel momento cruciale del passaggio dalla Monarchia alla Repubblica, un De Gasperi che appare sul palco quanto mai tormentato, fedele ai propri valori ma intimamente scisso in virtù delle spinte politiche contrastanti, ha rappresentato senz’altro una bella sfida per chi si è preposto di portarne in scena sia il versante umano che quello pubblico, analizzati con cura a livello registico e di scrittura come pure a livello interpretativo.
Nonostante il carattere così arduo di tale impresa, quindi, abbiamo visto rivivere tale figura (impersonata con indubbio carisma dall’ottimo Paolo Pierobon) in tutta la sua complessità, suggerita attraverso una serie di “duetti rivelatori” con alcuni soggetti imprescindibili ovvero la figlia Maria Romana (Livia Rossi), il presidente del Partito Comunista Palmiro Togliatti (Emiliano Masala) e l’ambasciatore americano in Italia James Clement Dunn (Giovanni Crippa), cui andrà ad aggiungersi in coda un “rappresentante del popolo” ovvero il ragazzo di Matera interpretato con la freschezza richiesta da Francesco Maruccia; rimane questo, tuttavia, il momento forse più sfuggente e a rischio retorica della pièce; laddove nei dialoghi più carichi di verosimiglianza storica la narrazione vola decisamente alta.
Sullo sfondo cambiamenti epocali, il ricordo recente degli orrori della Seconda Guerra Mondiale, il nuovo “pericolo rosso”, un’idea di Europa già molto ambigua, le ingerenze così arroganti della politica americana su quella dei paesi vinti (probabilmente, tra i tanti rimandi al nostro presente, il più stretto e soffocante); tutto ciò vibra sul palcoscenico del Teatro Vascello, allestito con geometrica semplicità (pari comunque alla funzionalità degli elementi posti sul palco, che siano il potere evocativo di una bandiera o la presenza inizialmente enigmatica del gioco delle bocce), seguendo un percorso cronologico che ha nelle date e nelle immagini proiettate in fondo un contrappunto immediato. Il pubblico si appassiona progressivamente alle tensioni socio-politiche e ai dilemmi esistenziali sprigionati dal serrato confronto di De Gasperi coi suoi interlocutori. Col picco che viene raggiunto, a livello emotivo, non tanto dai funerali del protagonista ovvero Alcide De Gasperi, quanto dalla prefigurazione di ciò che accadrà in seguito all’integerrimo Enrico Mattei: una “tragedia annunciata”, che nelle sulfuree allusioni dell’ambasciatore americano a Roma assume qui (anche a livello scenografico) una luce particolarmente sinistra.