Phantom Boy

Un altro esempio di animazione ironica e raffinata, dagli stessi autori di “Un gatto a Parigi”

Phantom-locandinaUn film di: Jean-Loup Felicioli, Alain Gagnol
Titolo originale: Fantompojken
Anno: 2017 
Nazione: Belgio, Francia
Distribuzione: P.F.A. Films
Durata: 84 min
Data uscita in Italia: giovedì 9 marzo 2017 
Genere: Animazione

TRAMA: Leo è un bambino sottoposto a chemioterapia che ha una dote particolare: dal suo corpo si può staccare un fantasma che può attraversare porte e muri e sfrecciare nel cielo di New York. Questa facoltà diventa molto utile per un poliziotto, a sua volta ospedalizzato per una frattura a una gamba, nella caccia di un malvagio sfigurato che vuole distruggere per via informatica la città.

phantom2Phantom Boy, l’ultimo lungometraggio di animazione di Alain Gagnol e Jean-Loup Felicioli, è stato presentato in anteprima al 33mo Torino Film Festival ed è risultato vincitore del Platinum Grand Prize al 18mo Future Film Festival. Vi abbiamo ritrovato tanto lo stile che gli espedienti narrativi, così gustosi, da cui si era rimasti affascinanti, per non dire stregati, con il precedente Un gatto a Parigi. Quello di Alain Gagnol e Jean-Loup Felicioli è del resto un universo particolare, in linea coi vertici di quella produzione animata francofona che ci ha deliziato negli ultimi anni, ma dotato anche di coordinate proprie. Il taglio decisamente classico dell’animazione ci conduce in una narrazione dal piglio spigliato, condita di annotazioni ironiche, che non di rado sconfinano in attestazioni di una profonda passione cinefila: nel caso specifico, le citazioni spaziano dal Coppola di Apocalypse Now a quel costante omaggio a temi e personaggi del polar francese, che, considerando anche l’immaginifica visita dei due autori alla città di New York, può persino ricordare le trasferte americane del grande Melville. Il tratto del disegno è appena stilizzato, in direzione del grottesco (la “faccia da Picasso” del truce malvivente) come anche di sentimenti più delicati (l’esile figura del giovanissimo eroe ospedalizzato), ma in ogni caso si staglia con autorevolezza su fondali estremamente curati, ed evocativi. Non mancano nemmeno gli animaletti! Sono ben diversi, però, dai loro omologhi disneyani. Sono più maliziosi. E all’occorrenza fastidiosi: vedi il bellicoso cagnetto che nel corso del film rompe le scatole praticamente a chiunque, confermando così, nell’eterna diatriba cane/gatto, una scherzosa predilezione dei registi per l’elemento felino. Ci si diverte, insomma, seguendo il vivace racconto di Phantom Boy, ci si emoziona per quei piccoli e grandi colpi di scena, grazie anche a un appeal cinematografico ben presente nelle scelte di regia e in quella tempistica, dal sapore ugualmente ironico, che consente ad Alain Gagnol e Jean-Loup Felicioli di ritardare all’infinito (forse fino alle calende greche…) il disvelamento di un profilo importante, ovvero il misterioso backgroud del peraltro accattivante, pittoresco villain di turno.

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