Porta Maggiore è la più monumentale delle porte esistenti a Roma.
Le due grandi arcate furono aperte nel 38 d.C. in corrispondenza della via Labicana , ora via Casilina, e via Prenestina.
Queste arcate però non sono nate come aperture stradali ma come sostegno dell’acquedotto Claudio e dell’Aniene Nuova.
Gli acquedotti sono menzionati sulle tre epigrafi poste sulla parte superiore della porta che è suddivisa in tre fasce orizzontali, la prima fascia reca l’iscrizione originale di Claudio, la seconda ricorda il primo restauro di Vespasiano, e la terza il secondo restauro di Tito.
Il piazzale antistante Porta Maggiore conserva il monumento funebre di un fornaio.
Nell’anno 1883, durante grandi demolizioni per il riassetto urbanistico della zona , vennero scoperte strane mura di travertino.
Successivamente venne portato alla luce un interessante monumento di forma quadrata a cui mancava un lato.
In questo monumento sono raffigurate macine per il grano e le bocche dei forni per la cottura del pane ed anche le varie fasi della panificazione.
Lo strano monumento funebre fu eretto in onore della moglie Atistia prematuramente scomparsa, da un ricco fornaio Marco Virgilio Eurisace, il cui nome è riportato nelle iscrizioni su tutti i lati della tomba.
Nella tomba è stata ritrovata anche l’urna cineraria, che per restare in tema, è a forma di panarium ovvero di madia per la conservazione del pane.
Una piccola curiosità riguarda Porta San Pancrazio, ai piedi del Gianicolo.
Al n.33 di via San Pancrazio è situato un edificio ad un solo piano , la sua architettura è quella tipica del principio del secolo scorso , senza particolari prestigiosi che possano attirare l’attenzione dei passanti. Questa costruzione è nota come un “Castello” della rete idrica comunale ma nel 1901 fino agli anni 30 era la sede della prima centrale idroelettrica di Roma, progettata dall’ing. Mario Moretti che sfruttando la forza idraulica prodotta dalla caduta dell’acqua Paola proveniente dagli scarichi del Fontanone del Gianicolo, metteva in moto 2 turbine collegate ad alternatori.
Tale energia era sufficiente per sollevare l’acqua Vergine e portarla così ai piani più alti delle abitazioni del centro storico della città.
Come sempre girando senza meta per questa città si scoprono cose curiose e interessanti e chissà quante ne scopriremo se continueremo in questo nostro viaggio immaginario.