Movimento e visione nella poetica di Paola Scoppettuolo
Negli attuali tempi di quarantena, coi teatri e i luoghi della cultura chiusi, guardare in rete “Soliloquio 2023” di Paola Scoppettuolo (premio “Aurell Millos” 2016 del Giornale della Danza, come migliore coreografa italiana) equivale a nutrirsi di un’opera intelligente, emozionante, profetica. Dai primi istanti della visione vi si respira un clima apocalittico ed attuale, e non soltanto per le mascherine sanitarie indossate dalle danzatrici all’inizio della rappresentazione. Quattro corpi pulsanti, per altrettanti quadri rappresentati, ecco parte di quello che si vede. Il resto è nella testa di una grande artista.
Lo spettacolo, per la regia e coreografia di Paola Scoppettuolo, con le musiche originali di Francesco Paniccia, vede il suo debutto nel 2016 (anno della sua rappresentazione nei piu’ importanti spazi italiani deputati alla danza) da parte della Compagnia Aleph, di cui la Scopppettuolo è coreografa e direttrice artistica.
Un intreccio visionario che ci parla di vita, isolamento, malattia, bellezza, morte. Molto di esso lo comprendiamo solo in questi tempi, in cui neanche all’atto finale dell’esistere viene data la giusta dignita’. E il richiamo alla solitudine, la paura e la stessa morte, si mescola all’urgere della vita, del cambiamento, del ghermire un tempo che non ci appartiene piu’ fino in fondo. Parliamo di emozioni che riguardano il nostro futuro (per chi ebbe la capacita’ di coglierlo in un passato apparentemente vitale); un dato che emoziona e spaventa al tempo stesso, mentre l’opera d’arte ci cattura totalmente.
Il teatro_danza nasce negli ’70 in Germania, ma in Italia vanta quasi nessun rappresentante vero. Paola Scoppettuolo è forse l’unica artista a fare ricerca in questo settore. Quanto di teatro e di danza, dove finisca l’uno e cominci l’altra, ci sia in questi gesti, in questa innovativa drammaturgia è difficile da stabilire.
SOLILOQUIO2023 e’ un compendio di tanti generi e linguaggi (musica, danza, teatro), che apre strade inesplorate, parla al cuore del pubblico e lo istruisce attraverso una grammatica del sentire che non ha bisogno di essere capita per essere compresa. Una comunicazione schietta e corrosiva che, oggi piu’ che mai, risuona come l’unica strada possibile.
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