AUTOPSIA VIRTUALE di Patricia Cornwell

Titolo: Autopsia virtuale

Autore: Cornwell Patricia D.

Editore: Mondadori

Pagine: 369

Port Mortuary – letteralmente il porto dei morti – è il luogo in cui vengono smistati i cadaveri dei caduti in guerra della base dell’Aeronautica militare di Dover. È qui che Kay Scarpetta sta seguendo un corso di addestramento sulle autopsie virtuali quando, in una fredda sera di febbraio, viene richiamata in tutta fretta dalla nipote Lucy e dall’investigatore Pete Marino al CFC di Boston, il nuovo centro di medicina forense civile e militare da lei diretto. Qualcosa di molto grave e inspiegabile è appena accaduto, qualcosa che potrebbe rovinarla sia professionalmente che personalmente, travolgendo nello scandalo la struttura sperimentale di cui è a capo. Un giovane uomo, morto apparentemente per un malore e custodito nella cella frigorifera del CFC, viene trovato in un lago di sangue, e ciò avalla l’ipotesi che fosse ancora vivo quando vi è stato rinchiuso. L’autopsia sul suo cadavere rivela la presenza di agghiaccianti lesioni interne, complicando ulteriormente il quadro. La situazione è tanto più seria in quanto Jack Fielding, vicecapo del centro, è scomparso nel nulla dopo essere stato indagato per un suo presunto coinvolgimento in altre morti sospette. Kay Scarpetta si trova di fronte a un caso estremamente difficile e pericoloso che ha pesanti riflessi non solo sulla sicurezza nazionale, ma anche sulla sua vita privata. In una frenetica corsa contro il tempo deve affrontare un nuovo scaltro e crudele e fare i conti con una vicenda che coinvolge i fantasmi di un passato mai sopito.

 

Patricia Cornwell sta esaurendo la sua vena artistica; questo ultimo romanzo è nebuloso, confuso e inconcludente.

Ma andiamo con ordine; i personaggi sono quelli di sempre, c’è l’immancabile Pete Marino, compagno di tante avventure, c’è la nipote geniale ma ingestibile Lucy, c’è l’affascinante ex agente dell’FBI Benton attuale marito della protagonista Kay Scarpetta, e alcuni personaggi nuovi al lettore ma di vecchia conoscenza della protagonista; la vicenda si svolge a cavallo tra Dover e Boston, tra ricordi e sentimenti contrastanti.

L’inizio del racconto è lento e farraginoso, molto lontano dallo stile narrativo della scrittrice di ”post mortem” e “oggetti di reato” primi romanzi della sua carriera letteraria, ed esageratamente prolisso nelle inutili descrizioni di paesaggi invernali innevati e temperature rigide, e nelle rimembranze di accadimenti ormai vecchi di qualche lustro.

Ad un certo punto il romanzo si sdoppia come se fossero due storie diverse ma con alcuni punti in comune, che verso la fine convergono in un’unica soluzione.

Il finale è confuso e poco esplicativo e rimangono molti punti interrogativi irrisolti. Nel complesso non è un romanzo  ben riuscito e qualitativamente molto al di sotto dei romanzi precedenti, e anche molto poco rispondente alle aspettative del lettore.

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