Lo Stato contro Fritz Bauer

TITOLO: Lo Stato contro Fritz Bauer
TITOLO ORIGINALE: Der Staat gegen Fritz Bauer
REGIA: Lars Kraume
SCENEGGIATURA: Lars Kraume e Olivier Guez
FOTOGRAFIA: Jens Harant
GENERE: 
Storico
CAST: Burghart Klaussner, Ronald Zehrfeld, Lilith Stangenberg, Jorg Schuttauf, Sebastian Blomberg, Michael Schenk
PAESE: Germania
PRODUZIONE: Universal Pictures
ANNO: 2015
DURATA: 105 Min

TRAMA: Germania, 1957. Mentre la giovane Repubblica Federale vuole lasciarsi alle spalle il periodo nazista, un uomo combatte senza sosta per portare i colpevoli in giudizio. Dodici anni dopo la fine della guerra, l’intransigente procuratore generale Fritz Bauer riceve l’informazione decisiva sul nascondiglio dell’ex SS Adolf Eichmann e si mette sulle sue tracce.

Siamo a soli 12 anni dalla fine della guerra. Una guerra che si porta dietro la distruzione e le sue rovine materiali, ma soprattutto il senso di angoscia, l’orrore, la miseria umana. Le morti, le mutilazioni e le violenze tipiche di ogni guerra passano quasi in secondo piano rispetto alla scoperta della ferocia dei campi di sterminio.

In Germania, il paese che con Hitler e il nazismo era stato il tragico protagonista degli avvenimenti, la ricostruzione post-bellica proseguiva a ritmi serrati e il benessere economico cominciava ad essere riassaporato in larghi strati della popolazione. Sulle colpe della guerra, si era steso un velo sul proprio passato. La psicanalisi insegna che la “rimozione” è un fattore psicologico di difesa del nostro cervello. Si cerca di dimenticare gli shock più forti, di “edulcorarli” affinché il nostro “sistema nervoso” accetti la nuova situazione, senza traumi. La Germania del dopoguerra era invasa da questa rimozione collettiva. Così come la “psicologia delle folla”, usando la terminologia del sociologo Le Bon, poi ripresa dallo storico tedesco George L. Mosse nei suoi studi sul nazismo e le masse,  aveva portato la maggioranza del popolo tedesco a sposare un’ideologia violenta, razzista e mistica come quella del partito nazionalsocialista, altrettanto la responsabilità morale e storica del nazismo era in qualche modo assopita dietro il faro della rinascita, del benessere, del conformismo.

Tranne alcuni individui. Chi per sua natura, storia personale e coraggio si ribella allo status quo e lotta strenuamente affinché  il paese, il popolo tedesco tutto, faccia i “conti col passato”. Tra questi c’è il procuratore Fritz Bauer. Nato da genitori ebrei, dopo essersi laureato in Giurisprudenza ed essersi iscritto al Partito Socialdemocratico, negli anni 30 entrò in un’associazione paramilitare che aveva l’obiettivo di difendere la Repubblica di Weimar, la repubblica tedesca nata dalle ceneri della Grande Guerra e dal Trattato di Versailles. Oppositore del nazismo fu internato in un campo di concentramento e poi esiliato in Danimarca. Rientrato in patria nel 1949, Bauer si attivò nel tentativo di ottenere giustizia per le vittime del regime nazista, cercando di portare in tribunale gli autori dei crimini di guerra perpetrati durante il Terzo Reich.

Grazie alla sua ostinazione, Fritz Bauer (interpretato da Burghart Klaussner) scopre che Adolf Eichmann, ex tenente colonnello delle SS, “capo della logistica” nella deportazione di massa degli ebrei, si nasconde a Buenos Aires, in Argentina. La soffiata gli è venuta da una lettera scritta da un rifugiato ebreo, il quale viene a sapere che la figlia frequenta un ragazzo tedesco che fa di cognome Eichmann (si scoprirà che questo ragazzo, presentatosi con il suo vero nome, era appunto il figlio di Adolf Eichmann, il quale viveva sotto il falso nome di Riccardo Klement  a Buenos Aires e lavorava nella sede argentina della Mercedes-Benz). Ma Bauer non si fida neppure dei suoi più stretti collaboratori. Come in Italia con il fascismo, le epurazioni sono giunte solo in superficie e tutti i potentissimi grigi burocrati del nazismo sono rimasti ora a servire il nuovo ordinamento repubblicano e federale. Censurare il proprio terribile passato anche per salvare se stessi, sia chiaro. E difatti l’informazione decisiva su Eichmann dipendente della Mercedes-Benz in Argentina, sotto copertura di Riccardo Klement, fu comunicata proprio da un alto dirigente dell’azienda di Stoccarda, anch’esso con un passato nel Partito Nazionalsocialista. All’interno degli apparati di sicurezza (polizia, servizi segreti) la situazione è ancora più delicata e il procuratore non si fida. Bauer svia le sue indagini (terrà una conferenza stampa in cui indicherà come Eichmann si trovi in Kuwait) e contatta il Mossad, il servizio segreto israeliano. È consapevole del rischio di commettere il reato di alto tradimento,  ma se ne assume le responsabilità.

Saranno proprio i servizi segreti israeliani, grazie alle preziose indicazioni di Bauer, a catturare Eichmann e anche a processarlo a Gerusalemme. Di questa parte il cinema ha già fornito un vasto materiale agli appassionati: c’è il film “Uno specialista“, documentario girato con il materiale video del processo che si concluse con la condanna a morte dell’imputato, e il più recente “The Eichmann Show“, il film che racconta la produzione e il “dietro le quinte” della trasmissione televisiva del processo al criminale nazista.

Bauer, in realtà, non terminò la sua opera con Eichmann. Grazie all’istituzione del Processo Auschwitz (Francoforte 1963-1965), lo studio dell’Olocausto ebbe per la prima volta una dimensione pubblica.

Tornando al film, la fotografia e i costumi evocano efficacemente gli anni ’50. Allo stesso modo, l’architettura generale del film, la recitazione efficace e sobria degli interpreti risulta adeguata ai contenuti storici narrati.

 

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