Wind Music Awards, un mare di banalità

wind-music-awards-2017-1-740x340Arrivo sempre tardi, spesso senza un valido motivo. È così, sono ritardataria. Questo articolo doveva uscire due giorni fa e doveva parlare dei Wind Music Award tenutisi all’Arena di Verona il 5 e 6 giugno scorsi. Il WMA è un festival dedicato ai “numeri” della musica italiana. Mi spiego meglio: il festival premia gli artisti in base ai numeri che hanno fatto nell’ultimo anno, premia, insomma, chi ha fatto almeno un platino per un singolo, almeno un oro per un album o chi si è distinto dal vivo. Perché non è uscito il pezzo sui Wind Music Awards cui ho (personalmente, ci tengo a precisarlo) assistito lo scorso 5 giugno? Semplice, perché a dispetto dei numeri, che non sono un criterio valido per giudicare la qualità artistica di un prodotto, il festival ha portato sul palco poca roba e poco buona. Ecco che, per evitare di scrivere il solito articolo-pagella dell’evento e per non ripetere il solito vecchio ritornello del si-stava-meglio-quando-si-stava-peggio, ho deciso di non scriverlo proprio.

Poi sono stata a Monza al concerto dei Radiohead, e ho deciso che un pensiero voglio scriverlo.
La pagella la spreco per dare un dieci e lode a loro e alla loro sensazionale performance di Venerdì 16 Giugno all’iDays Festival 2017. I Radiohead sono un gruppo musicale alternative rock inglese proveniente dall’Oxfordshire e formatosi nel 1985. Fino al 1992, quando cambiarono nome, erano noti come On a Friday. Per quanto – come si diceva – i numeri non determinino la qualità, diciamo pure che i Radiohead hanno venduto più di 30 milioni di dischi in tutto il mondo. La band è formata da Thom Yorke (voce, chitarra, pianoforte), Jonny Greenwood (chitarra solista, tastiere, sintetizzatore, onde Martenot), Ed O’Brien (chitarra, voce di supporto), Colin Greenwood (basso elettrico, sintetizzatori) e Philip Selway (percussioni). Sono sbarcati all’Autodromo di Monza per celebrare i 20 anni di Ok Computer, il loro disco più famoso di cui uscirà a breve una nuova versione, e per seguire l’uscita dell’ultimo disco del gruppo, A moon shaped pool.
I Radiohead hanno suonato, bene. Questa è la vera ragione per cui preferisco pagellare loro. Ai Wind Music Awards nessuno ha suonato realmente e ad esser del tutto sinceri per molti “artisti” nemmeno il cantato è stato eccezionale. E allora, di cosa parliamo? Dei numeri? O di quella che una ragazza con cui una volta discutevo ha definito “musica da social”? Dopotutto finché il criterio sono i numeri, i social la fanno da padroni. Però mobbasta con queste tastierine e trashate. Non sto dicendo che tutti devono essere i Radiohead, ma che per fare i musicisti bisogna saper suonare (e cantare). Non tutti lo sanno ma fare il pop è estremamente difficile. Bisogna saperlo fare e saperlo suonare. Per fare un festival di qualità, insomma, non basta ammassare i volti dei talent. Quelli altro non sono che “bicchieri di talento in un mare di banalità”. Ci vuole altro e prima di tutto ci vuole la musica.

Written By
More from Anna Chichi
Quando la ragione sta in poco posto
Questa vuole essere un’arringa in difesa di Marco Castoldi, in arte Morgan....
Read More
0 0 votes
Article Rating
Subscribe
Notificami
guest

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

0 Commenti
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments