Tutte le favolose meraviglie…si sono avverate, la macchina le avvera. Hanno cessato d’essere slanci nell’impossibile della fantasia e del sentimento, sogni, simboli della sconfinata libertà della poesia. Sono divenuti effetti di strumenti foggiati dall’uomo. Come l’uomo potrà risentirsi con essi. Strumenti grande, traendo forza solo dalla sua debole carne?
(Ungaretti, La civiltà delle macchine)
All’inizio di questo XXI secolo stiamo tutti diventando “macchine”, i nostri lavori, le nostre emozioni, le nostre amicizie, la nostra arte, la nostra stessa vita…tutto accade sempre di più. Nel mondo della “macchina”, della tecnologia.
Già Ungaretti, nel suo trattato su “La Civiltà delle macchine” preannunciava quanto sarebbe accaduto di lì a poco dandone una visione abbastanza vicina a ciò che stiamo vivendo oggi: la realizzazione di qualsiasi desiderio a tal punto da sentirsi inutili, capaci di creare, e al contempo distruggere, successo e fallimento. Dipendiamo già dalla macchina almeno quanto questa dipende da noi: in questa forma di simbiosi, i nostri atteggiamenti, le relazioni sociali e la nostra stessa arte e natura stanno rapidamente mutando mentre va riducendosi la distanza fra mondo reale e virtuale. E se l’evoluzione da homo sapiens a homo – machina fosse una possibile dimensione del nostro universo futuro, un nuovo step nel nostro percorso evolutivo?
Quasi senza essercene accorti, quasi senza esserne al corrente, stiamo diventando sempre più connessi nella nostra intimità. E la nostra Umanità? Forse sarebbe l’unica a salvarci perché tutto senza questa perderebbe di significato.
Un lavoro di ricerca dunque sull’evoluzione non poteva non prendere in considerazione uno dei più grandi autori: Ovidio e le sue “ Metamorfosi”, sempre attuale la sua visione circa “la legge che governa il mondo”: il senso di un’esistenza continuamente mutevole, incerta, vissuta dagli uomini in balia degli eventi, vittime del gioco, del caso o del capriccioso arbitrio degli dei. Un mondo segnato dallo scarto tra apparenza ingannevole e realtà effettiva, da una rete di equivoci e inganni nella quale gli uomini, per natura inclini all’errore, finiscono per cadere impigliati.
METAMORFOSYS ripercorre il mito ovidiano in una mutata forma, raccontando una nuova genesi dell’umanità proiettata in una delle possibili dimensioni del futuro prossimo, quello in cui la realtà fenomenica soccombe alla sua immagine virtuale affidata alla Rete. Così l’uomo ne resta impigliato.