CAMILLO VITTICI – IL MORTO… CHE PARLA
Adattamento e regia Pino Marrazzo
Con Pierpaolo Scialpi, Tiziana Sellone, Luisa Cimarra, Italia Adriani, Tommasa Albano, Roberto Monterosso, Pino Marrazzo, Roberta Pucci, Fabiano Liburdi, Daniele Scialpi
Produzione Associazione Culturale e sociale Onlus Il Girasole & Gruppe teatrale I Sogn… attori
Teatro della Forma, Roma, 3 e 4 giugno 2017
Ecco un’altra rilettura intelligente di un classico sempre interessante, quel morto in casa di Camillo Vittici che nella circostanza diventa Il morto… che parla (anche troppo, direi!) per due serate al Teatro della Forma, ambiente non grandissimo e forse per questo molto accogliente.
Siamo in una Roma rampante nel 1970, ma in casa di una coppia piuttosto umile, il perenne ubriacone Girolamo Tappabuchi (Pierpaolo Scialpi) e Maria Scatolera (Tiziana Sellone), lei aspetta lui di ritorno dall’osteria, immaginandolo barcollante come al solito sotto i fumi dell’alcol. Invece arrivano a raffica persone con fiori, condoglianze e cordoglio d’ogni genere… Ma nessuno trova il modo, la forza o il coraggio, fate voi, di comunicare la tragica notizia: Girolamo, più ubriaco che mai, è stato travolto da un autocarro!
Con perfetto tempismo, invece, egli ricompare proprio quando Maria ce l’ha fatta ad apprendere la notizia, e tutto sommato a digerirla senza troppi affanni, tanto che si è già data da fare in vista dell’eredità e di una certa assicurazione sulla vita del compianto consorte, nonché nell’organizzazione di benedizioni e funerale.
A questo punto… non si può fare una figuraccia con tutto il quartiere: se tutti sanno che Girolamo è morto… che morto sia! Dunque Girolamo si trova costretto a fare il morto per “salvare la faccia” ma soprattutto l’assicurazione da incassare.
Nel primo atto fanno da mattatrici, in appoggio alla neovedova Maria, che si mette in bella mostra anche in un piccolo monologo in chiusura di atto, le vedove di quartiere già consolidate: Cesarina Belsedere (Luisa Cimarra) in un’esilarante mimica e dalla perfetta calata romanesca, e la solo apparentemente più sobria Diomira (Italia Adriani), capace anche lei di picchi comici elevati. Due vedove per nulla inconsolabili, e proprio per questo simpatiche e positive fin dalle prime battute. Per non dire poi del morto ancora vivo, che compare, si, ebbro e dall’aspetto contadino, ma che non perde mai lucidità quando si tratta di sfottere la moglie.
La scenografia non eccessiva ma ben coerente con l’epoca e ricca di fiaschi di vino per ovvi motivi, accompagna in modo molto naturale anche le irruzioni random di Bortolo (Roberto Monterosso), l’amico d’infanzia del “defunto”, abile nel suo essere ossequioso ma mai anonimo né banale, e del dottor Casimiro Amen (Pino Marrazzo), perfetto nell’interpretazione del sordo, balbuziente, menagramo e, diciamolo pure, anche un po’ rimbambito.
Nel secondo atto si aggiunge una terza vedova (Tommasa Albano), più cupa delle altre due a fare da perfetto contraltare, e periodicamente si affacciano in scena anche Don Gaudenzio e il suo chierichetto (Fabiano Liburdi e Daniele Scialpi), con un certo cipiglio il primo, come ideale elemento di rottura con la comicità che gli gira intorno, con la beata incoscienza della giovane età il secondo, quasi sfacciato. A fare da ciliegina sulla torta, un’agente assicurativo che sa il fatto suo e con una forza dirompente incontrollabile (Roberta Pucci).
Battute a parte, varie gag e circostanze paradossali arricchiscono la commedia di momenti divertenti, talvolta da ghigno beffardo, altrove da risata grassa: tanto per fare un paio di esempi, una benedizione con la gazzosa e l’iscrizione al club delle Vedove Allegre. Tanta sana romanità, soprattutto nell’esuberanza di Cesarina Belsedere, ma anche una coppia strampalata (Girolamo Tappabuchi e Maria Scatolera) e per il resto tutti i tasselli del mosaico regolarmente al loro posto.
Anche nel linguaggio del corpo tutti gli attori sono impeccabili, evidente merito della regia e della cura dei dettagli di Pino Marrazzo, che ha saputo ritagliare per ognuno un proprio spazio e il suo momento di gloria, a prendersi il palco come in un assolo.
E’ così che si fa con un testo già interessante di suo: ci si mette qualcosa di proprio, come hanno fatto Pino Marrazzo e tutta la sua banda. E’ così che diventa irresistibile. Applausone a tutti!
Alessandro Tozzi
Il gruppo teatrale I SOGN..ATTORI dell’Associazione Culturale e Sociale Onlus IL GIRASOLE ringraziano di cuore Alessandro Tozzi per le bellissime parole dedicate ai nostri attori ed al nostro grande regista Pino Marrazzo