YOUTH (GIOVINEZZA)

LA MALINCONIA DEL PASSATO E L’ODE ALLA GIOVINEZZA NEL FILM DI SORRENTINO

REGIA:  Paolo Sorrentino
GENERE: Drammatico
SCENEGGIATURA: Paolo Sorrentino
ATTORI:  Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano, Jane Fonda, Mark Kozelek, Robert Seethaler, Alex MacQueen, Luna Zimic Mijovic, Tom Lipinski, Chloe Pirrie, Alex Beckett, Nate Dern, Mark Gessner, Paloma Faith, Ed Stoppard, Sonia Gessner, Mădălina Diana Ghenea, Sumi Jo, Gabriela Belisario
FOTOGRAFIA: Luca Bigazzi
MUSICHE: David Lang
MONTAGGIO: Cristiano Travaglioli
DISTRIBUZIONE: Medusa Film
PAESE: ITALIA, 2015
DURATA: 118 Min

TRAMA: Fred e Mick, due vecchi amici, uno direttore d’orchestra in pensione e l’altro regista ancora in attività, sono in vacanza in un elegante  e tranquillo hotel in Svizzera, in mezzo alle Alpi. Osservano, con sguardo attento, le vite degli ospiti dell’albergo, tutta gente famosa o almeno ricca. Mentre Mick è in difficoltà per finire la sceneggiatura di quello che immagina sarà il suo ultimo film importante, una sorta di testamento intellettuale, Fred si gode la pensione, senza alcuna intenzione di riprendere la sua carriera musicale.

Una “Spa” di lusso, riservata e nascosta tra le montagne svizzere, fa da sfondo alle umane vicende di ospiti tutt’altro che comuni: un acclamato direttore d’orchestra in pensione, un attore hollywoodiano in crisi da “fama”, un regista affermato ma ormai al capolinea, il più grande calciatore di tutti i tempi, ormai “panzuto”, che fatica a camminare e a respirare. 

Il tema conduttore di “Youth – La giovinezza” è lo scorrere del tempo e l’inno alla gioventù che fu. Le emozioni come la tristezza e la gioia, la malinconia, i rimorsi e i rimpianti sono visti dagli occhi di chi è prossimo al congedo. Fred Ballinger (Micheal Caine) e Nick Boyle (Harvey Keitel) sono al centro della scena. L’uno direttore d’orchestra ormai in pensione non ha nessuna voglia di tornare a dirigere un’orchestra, anche se a chiamarlo c’è niente di meno che la regina d’Inghilterra. Nick, invece, il regista alla prese con il suo “testamento intellettuale”, si ostina a cercare un finale per il suo ultimo film e per lui l’idea della pensione è più che altro un riconoscimento definitivo alla sua arte. 

I discorsi tra i due, e l’osservazione diretta e ironica degli altri ospiti dell’hotel di lusso, sono l’occasione per parlare della propria vita: vecchi amori, rimpianti, progetti evaporati. Sorrentino si riconosce lontano un miglio, la sua estetica ha ormai un tocco riconoscibile e tangibile. E l’arte di Sorrentino è sapere mescolare con sapienza la capacità della regia con quella della sceneggiatura, grazie a una fotografia (Bigazzi) che è, come sempre nei suoi film, importante tanto quanto la storia che si racconta. Si cerca il senso della vita, forse, ma la vitalità giovanile è tutta della giovanissima e sensuale massaggiatrice (Luna Zimic Mijovic) che, quando non massaggia, balla. 

Grazie alle sue inquadrature e ai suoi primi piani, Sorrentino rivela la natura umana, il desiderio, la sofferenza, l’incertezza, la paura. E lo fa in un modo che solo i grandi registi sanno fare, mescolando manierismo e cifra intellettuale con cultura decisamente pop. Con la vecchiaia i ricordi si affievoliscono e diventano imprecisi. Si ricerca il desiderio ossessivamente, si vive per le emozioni, tanto che quando questi due ingredienti mancano , e se ne prende coscienza, si giunge alla “morte”. 

Con Youth, Sorrentino ritrova il gusto del racconto, della narrazione, della giustapposizione cronologica degli eventi, seppur a modo suo, con tanta abilità tecnica e virtuosismi. Alcuni momenti sono di chiara ispirazione “felliniana”(ad esempio, la sequenza ambientata a Venezia su un’interminabile passerella in una Piazza San Marco affogata dall’acqua alta), altri sono incentrati al “cinema teatrale” con i dialoghi stretti  e puntigliosi dei protagonisti (come quelle tra Ballinger e l’attore in cerca di ispirazione per il suo prossimo personaggio). 

Su tutto regnano le immagini e le emozioni che un grande regista sa trasferirci.

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