ALLA SCOPERTA DEL MARCHIO DEBORAH

Storia e sentimento da fondatori italiani

Le scatoline rosse scuro rotonde e lucide sono allineate con cura e messe in ordine di numero. Mi avvicino allo stand, il profumo di “bellezza” è nell’aria. Con l’indice della mano destra sfioro i tester, prelevo il prodotto e lo stendo sul dorso della mia mano. Alzo gli occhi, la commessa mi osserva. I suoi occhi sono severi, per nulla gentili. Io, per lei, sono una ragazzina di 15 anni, che è lì per passare del tempo, nel migliore dei casi a comprare qualcosa.

La Deborah è il mio marchio preferito, la cipria è la cosa a cui non rinuncerei mai, il rossetto fucsia nel suo inconfondibile astuccio, colore del marchio, è il prodotto che, insieme al lucido per labbra ai frutti, noi ragazzine non rinunceremo mai, tutte lo hanno nel proprio zainetto. Timorosa mi avvicino alla cassa con i prodotti, i soldi in mano tirati fuori dai jeans e pago. Lei mi spilla lo scontrino sulla bustina ed io esco con il pacchetto in bella mostra, come a far capire che avevo pagato. Nel frattempo mentre io ero ancora alle prese con i tester e la signora mi guardava fissa, una cliente tutta ben vestita e profumata rubava prodotti infilandoli nella borsa firmata. C’est la vie! Non ho mai dimenticato quell’esperienza e come mi sono sentita. Mi è stato utile, nel mio lavoro, qualche anno dopo, perché la situazione si è rovesciata. Ero io a stare dall’altra parte. Ho capito che significava controllare, e sentire “propri” i prodotti che si vendevano per l’azienda. Significava elogi o tirate d’orecchio all’inventario di fine anno, quando ci si accorgeva dei furti. Non mi sono mai fidata troppo della signora tutta profumata, ma ne ho beccate di ragazzine che volevano fregarmi. Arrivavano genitori a recuperarle ed a prenderle a schiaffi ed a pagare poi la merce.

Il makeup è un sogno, si comincia da piccolissime a desiderare di essere principesse delle favole e se non si hanno soldi a disposizione la tentazione è troppo forte e si arriva a rubare. Quando io ero adolescente, non esistevano tanti brand stranieri, non si usavano tecniche complicate per truccarsi, si avevano pochissimi prodotti a disposizione. Mascara, fondotinta, cipria e correttore, il blush (fucsia o pesca), matita rigorosamente nera per gli occhi, matita per le labbra e rossetto, una piccola trousse di colori. Basta, fine!

Ora siamo invasi da prodotti di ogni tipo, palette con all’interno colori di mille sfumature, tutorial di trucco su YouTube, tante case cosmetiche straniere ad invitarci all’acquisto. Molte sono low cost ed offrono anche una buona qualità e si acquistano comodamente on line.

Qualche anno fa mi occupavo anche degli acquisti nel reparto cosmetico dove lavoravo. La Deborah era quella con i rappresentanti più disponibili ed in gamba. Arrivavano con i loro prodotti, ti aiutavano a sistemare ed a pulire il banco ed in base alle vendite si facevano gli ordini. C’è sempre una simpatia in più per un brand rispetto ad un altro. Questo è dovuto alla presentazione dello stesso ed ai suoi collaboratori. Nell’era dei social, degli acquisti fatti sul sito, mi manca molto l’approccio diretto ed il profumo di “bellezza”. Gli stand si sono ridotti, proprio grazie al cambio di abitudini di acquisto. Basta cliccare ciò che ci serve su internet, ordinarlo, ed arriva a casa o nella profumeria prescelta. Invece era così bello entrare e vedere quei banchi così curati ed invitanti.

Esistono molti negozi monomarca, che visito sistematicamente, ma rispetto al passato tutto è stranamente rimpicciolito ma nel contempo ingigantito. Globalizzare significa amplificare, il mondo della cosmetica ne è un esempio ed un dato di fatto. La Deborah forse ha meno ragazzine che impazziscono per i suoi prodotti, come me in passato, ma essendo un brand italiano e legato alla mia crescita personale non posso fare a meno di amarla, di rimpiangere i tempi in cui arrivavo timorosa agli stand, di sorridere e riderne, ripensandoci, di quella bustina portata in alto sulla testa a pubblicizzarne il pagamento. Il sentirsi a posto nel passare quel velo di cipria sul naso, fra l’ora di geografia e quella di matematica, infilando il cosmetico velocemente con lo specchietto nell’astuccio dei colori, guardando l’orologio e pensando che dopo un’ora sarei stata libera, con il pomeriggio a Villa Borghese o al cinema a vedere Flashdance.
Il mondo cambia, cresce, evolve, ed è giusto che sia così. Ci sono ricordi però che ci legano a dei brand ai quali si è un po’ riconoscenti per la donna che sei diventata, come dei fedeli ed insostituibili amici.

Marzia Bortolotti

Deborah Group nasce a Parigi come Bonetti Freres nel 1903 per opera dei fratelli Bonetti, ultima generazione di una famiglia di chimici e ingegneri (il trisnonno era stato allievo di Alessandro Volta) imparentata con un ramo materno dei Bonzanigo. Benessere e salute sono i due cardini di indirizzo e riferimento dell’attività d’impresa. Così i primi prodotti sono soprattutto sostanze farmaceutiche quali l’Arsichinina e la Iodalia, ma il successo dell’impresa è dato dalla Diadermina, un prodotto nato come eccipiente farmaceutico e diventato una crema cosmetica semplice, solubile in acqua, adatta alle esigenze sia dei bambini che degli adulti. Nella farmacopea francese il prodotto figurava come Diadérmine de Bonetti; in Italia ha avuto una diffusione così vasta da portare l’impresa a identificarsi nel marchio. 

Sostenuto da una rete distributiva ramificata, il marchio ha conosciuto una forte affermazione anche nell’Italia del boom economico, traendo vantaggio dall’espansione dei consumi che l’ha caratterizzata. L’azienda decide di interpretare i mutamenti che negli anni ’60 investivano il costume e il ruolo della donna nella società. L’impresa avvia così la linea di prodotti Deborah Milano per il maquillage, cosmetici efficaci e a un costo contenuto, in grado di sottolineare la femminilità di donne che perseguivano l’obiettivo di inserirsi a pieno titolo come componente essenziale della vita sociale. I nuovi prodotti, riconoscibili sotto il nuovo marchio, poterono giovarsi della capillare rete distributiva realizzata per Diadermina. I due marchi – le due “D” affiancate che hanno espresso nel logo dell’impresa il dualismo tra bellezza e benessere – hanno proceduto poi parallelamente per un decennio, sino all’esaurimento del percorso di Diadermina. Dal 1970 Deborah Group si avvale del lavoro creativo di Gianni Versace, di Krizia o di Enrica Massei. Oggi Deborah si propone sul mercato come gruppo leader in Italia nella produzione cosmetica e di prodotti per la bellezza. 
marchi del gruppo Deborah sono: 

DEBORAH MILANO 
DEBORAH BIOETYC 
DEBORAH NAILSPACE 
DERMOLAB 
BIOETYC UOMO 
HYDRACOLOR 
DEBBY 
ROUGE BAISER 
HITECH COSMETICS 
MAX FACTOR (in distribuzione) 
MISS HELEN (in licenza 

Con un approccio nuovo, moderno e completo al mondo del makeup, nasce nell’insuperabile capitale italiana della moda la prima Deborah Milano Make Academy, frutto dell’unione delle expertise di Fondazione Luigi Clerici, da oltre 40 anni impegnata nella formazione professionale, e Deborah Group, azienda storica che dal 1903 incarna l’eccellenza Made in Italy. Un’esperienza didattica con uno scopo unico: formare VERI PROFESSIONISTI del Makeup. 
La Mission di Fondazione Luigi Clerici 
Fondazione Luigi Clerici ha fortemente voluto questo progetto, come spiega Paolo Cesana, Direttore della Fondazione: «Abbiamo riscontrato in Deborah Milano un partner molto attento alla dimensione umana. So che sembra strano parlare di ciò in un settore come quello del make up ma formare delle brave o bravi professionisti significa puntare molto sulle competenze di carattere relazionale. È apparso evidente da subito questo tratto distintivo delle nostre due realtà e insieme abbiamo progettato dei percorsi formativi unici nel genere». 

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