ALLA SCOPERTA DEL PERCORSO EVOLUTIVO DEL BURLESQUE COME LIBERTA’ D’ESPRESSIONE FEMMINILE

Puntata 1 di 5

Sulla nostra pagina fb “Les Chéries Cerises” raccogliamo più informazioni possibili sulla splendida Arte del Burlesque.

E’ un fenomeno che ha un grande successo a livello mondiale in tutte le sue sfaccettature, ma è anche importante capire come si è evoluto nel tempo e da dove prende la sua energia.

Per scrivere questo articolo ci siamo basate sulla “Enciclopedia dello spettacolo”, “Burlesque, quando lo spettacolo diventa seduzione” di Lorenza Fruci, e “Op-là! Lo spogliarello” di Alessandro Cervellati, “Eros e Burlesque” di Vesper Julie.

Essendo molto lungo e denso di avvenimenti e riflessioni, ne pubblicheremo un pezzo alla volta, proprio come le performer che si concedono a poco a poco, sfilando un indumento alla volta.

Il burlesque è un genere di intrattenimento che nasce in Europa già dal 1600, fiorito nel Settecento con contaminazioni dell’opera e della farsa, durante la Restaurazione (ristabilimento dei poteri sovrani dell’ancien Régime dopo la sconfitta di Napoleone, Congresso di Vienna 1814) assume i tratti caratteristici di un genere teatrale parodistico (riproduzione scimmiottata) e satirico.

E’ questo il periodo degli Imperi, ad esempio quello Asburgico, che ci ha regalato il mito di Sissi (1837-1898), oppure quello Britannico sotto l’austero regime Vittoriano (1837-1901).

Era il genere di intrattenimento adatto ad una classe povera che voleva leggerezza e divertimento specialmente in Inghilterra poiché, in questo grande periodo di espansione e trasformazione c’erano gravi piaghe sociali come lo sfruttamento minorile nelle fabbriche, grande povertà, molta prostituzione, analfabetismo, lavoro in fabbrica alienante, condizioni igieniche inesistenti.

Tutto questo celato sotto l’immagine di benessere ipocrita della borghesia.

Sono di questo periodo i racconti di:

– Charles Dickens (1812-1870) e il suo “Oliver Twist”

– Robert Stevenson (1850-1894) e il suo “Lo strano caso del dottor Jeckyll e Mr. Hyde”

– Oscar Wilde (1854-1900) e il suo “Il ritratto di Dorian Grey”

– Sir Arthur Conan Doyle (1859-1930) e il suo “Sherlock Holmes”

Le donne prendevano esempio dalla Regina Vittoria, che appoggiò una posizione di rigore morale e spirituale, un rigore che influenzò in modo importante anche l’abbigliamento, specialmente per la donna, sobrio e formale.

Gonne ampie sostenute da crinoline, l’esasperazione della vita sottile (40 cm) attraverso l’uso di corsetti modellanti (anche in gravidanza con gravi complicazioni) che spingevano il petto in avanti e inarcavano i reni indietro costringendo il corpo femminile a sofferenze e malformazioni.

La donna era la rispettabile moglie-angelo del focolare, remissiva, innocente, morigerata, pura, magra e pallida, labbra e guance rosee (il canone estetico di riferimento per la bellezza era quello di replicare i segni di malattia dovuti alla tubercolosi, allora molto diffusa).

Il sesso era un tabù, dietro una faccia di perbenismo in realtà era praticato in tutte le sfaccettature che conosciamo oggi.

La sessualità della donna era legata e al soddisfacimento di quella dell’uomo e alla riproduzione  (vi consigliamo di leggere il nostro articolo sull’Hysteria e la nascita del vibratore https://www.sulpalco.it/2017/05/01/hysteria-e-il-massaggiatore-intimo-per-signore/) ed era pertanto considerata proprietà del marito.

L’istinto sessuale un peccato tant’è che era consigliato di non soffermarsi sulle parti intime nemmeno durante gli scarsi momenti di igiene.

Possiamo capire bene perché il burlesque concedeva delle occasioni per svagarsi e prendere le distanze da un mondo così impostato e costruito, basato sulla negazione degli istinti.

Burla, circo, satira, musica, balletti, questo era alla base dello spettacolo di varietà burlesque che si trasporta nelle colonie in America.

Negli USA, circa negli anni ’30 dell’ottocento, gli spettacoli vennero arricchiti dalle ragazze delle compagnie di spettacolo vestite in maglia, il maillot, ad esempio 1827 Mlle Hutin presso il Thalia Theatre di New Yorke e Adah Isaacs Menken nel 1861.

Questo abbigliamento fu uno shock alla mentalità del tempo dove la moda prevedeva, come abbiamo detto, le lunghe gonne (ricordiamo tutti i magnifici vestiti di Rossella O’Hara in “Via Col Vento” (1936), di Margaret Mitchell, ambientato durante la guerra di Secessione del 1861-1865).

In una società in cui la moda seguiva ancora uno stile castigato e di repressione, un duro colpo alla sensibilità puritana venne accusato nel 1866 quando a Broadway si portò in scena il “The Black Crook”, il primo musical che presentò un can can e quindi espose le gambe femminili.

Parlando di can can, la Francia ha avuto un percorso più rapido nell’inserimento del corpo femminile negli spettacoli poiché all’avanguardia, grazie alla presenza di numerosi intellettuali al servizio della verità, della natura, nell’Arte.

Per questa uscita è tutto, seguiteci il prossimo mese per sapere lo sviluppo di questo intrattenimento, dalle gambe in su!

Eleonora “Spicy Cookie” Semprini

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