IL LATO OSCURO DEL DESIDERIO

Al Centro Culturale Artemia in scena le pulsioni più intime e un quasi conseguente moto liberatorio, catartico

IL LATO OSCURO DEL DESIDERIO (25-27 novembre 2022)
Progetto artistico itinerante di Senith
A cura di Roberto Cavallini e Barbara Lalle
Con con A’mjla, Electra, Germoglio di Single, Velvet Madonna, Senith, Daniela Carreras

Intro: Un epilogo di grande impatto emotivo per la 1° edizione del 2022 di “ARTEMIA+” Rassegna Teatrale a tematica LGBTQ+, patrocinata dal “CIRCOLO DI CULTURA OMOSESSUALE MARIO MIELI”, al CENTRO CULTURALE ARTEMIA di Roma diretto da Maria Paola Canepa. L’ultimo spettacolo della rassegna è stato nfatti IL LATO OSCURO DEL DESIDERIO, un particolarissimo progetto artistico itinerante di Senith, a cura di Roberto Cavallini e Barbara Lalle, con A’mjla, Electra, Germoglio di Single, Velvet Madonna, Senith, Daniela Carreras. Un viaggio tra “stanze” reali e virtuali in cui ascoltare, spiare, immergersi e interagire per mettersi in contatto con i propri lati oscuri.

Ad accompagnare l’intera rassegna la mostra personale antologica dell’Artista Giovanni Palmieri 2013-2022 #ARTISTFASHIONERD a cura di Andrea Alessio Cavarretta (fino al 27 novembre) che per questa particolare occasione diventerà parte integrante dello spettacolo.

25 novembre 2022: Danzare. Chattare. Spogliarsi. Nascondersi. Corteggiare. Separarsi. Ritrovarsi. Confessarsi a cuore aperto. Ciascuna di queste azioni può implicare una presa di coscienza. E con essa un contatto più profondo col proprio mondo interiore e con gli altri. Fondato su semplici, basiche interazioni, IL LATO OSCURO DEL DESIDERIO è uno spettacolo insolito, nella sua fruizione, che ci ha ammaliato proprio perché implica un differente modo di mettersi in gioco, sia da parte di chi cura l’atto performativo sia per chi assiste.

Anche la relazione spaziale diverge dalla consuetudine. IL LATO OSCURO DEL DESIDERIO è uno spettacolo itinerante, che spinge pure a prendere confidenza coi diversi ambienti che compongono il Centro Culturale Artemia. Sin dall’esterno del locale, con la prima performer scrutata nelle operazioni cui è intenta attraverso il filtro di un vetro, approccio quindi ancora mediato. Poi l’ingresso e la prima stanza, che consente sia di interagire con una ragazza seduta al PC, per chattare, sia di ammirare ed eventualmente supportare nella sua performance un ballerino strepitoso: sensibilità a fior di pelle la sua. E se l’occhio ogni tanto si distrae per cadere su una delle opere di Giovanni Palmieri esposte su ogni parete del centro, è solo perché anche i cromatismi dei suoi quadri si integrano perfettamente con l’atmosfera così avvolgente appena creatasi. Sono vere e proprie sinestesie di viaggio. Un viaggio attraverso le diverse “stazioni” di questo eccentrico “detour“, ma anche volendo un viaggio interiore, che implica infine un reale (e metaforico) sprofondare ai piani inferiori: scendendo le scalette che conducono alla saletta teatrale, quasi un utero avvolto nella semioscurità, avviene un’ultima operazione di raccoglimento, con altri due set allestiti per mettere in scena, tramite due binomi di artisti, pulsioni ancora diverse. Più la possibilità di usufruire in loco di una videoinstallazione dove sono raccolte le confessioni personali di chi ha già vissuto, come spettatore (più o meno attivo), tale esperienza; ed è sempre lì che si trova il confessionale, per chiunque abbia voglia di registrare la propria testimonianza o riflessione, da aggiungere così alle precedenti, su quella parte di noi che la comune educazione vorrebbe comprimere all’infinito e che forse, ogni tanto, sarebbe opportuno lasciar emergere in superficie.

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